6 aspetti da considerare quando affronti persone “difficili”
Un articolo di Alessandro Carli
Alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con persone ritenute “difficili”, di quelle che ti indispongono nel più profondo o che vogliono sempre avere ragione o che ti vogliono a tutti i costi sopraffare, ti prendono di mira e tanto, tanto altro… magari proprio a partire da chi vive con te!
L’ambiente prediletto dalle persone difficili, però, è senza dubbio quello lavorativo: è lì che gli scassamar…i sanno e adorano dare il meglio di sé. Sì, perché casa è più un luogo di sfogo, ma è al lavoro che incubano, nascono ed esplodono invidie, rancori, rivalità, diffidenze, slealtà, presunzione, delusioni, gelosie e chi più ne ha più ne metta.
Dico subito che il carattere difficile non esiste… non si è difficili per carattere. Tutt’al più il carattere può definire il modo in cui si è difficili, ma non produce i presupposti sui quali si diventa intrattabili.
Le persone non hanno bisogno di essere aggiustate, bensì comprese e se si parte dal presupposto che l’essere difficili non sia una malattia, ma l’espressione di uno stato di malessere, il nostro approccio verso chi manifesta un’ostilità più o meno palese cambierà.
Per quanto uno possa essere difficile, la pazienza ed il sincero desiderio di avere un rapporto costruttivo con quella persona sono il punto di partenza su cui costruire una relazione solida e fruttuosa.
Già, perché occorre sempre tenere presente che la difficoltà di una persona è un grido d’aiuto soffocato dalla paura, dall’insicurezza, da un’autostima tutt’altro che brillante e quando essa trova chi riesce a vedere oltre i suoi atteggiamenti ostili con la reale volontà di costruire un vero rapporto, essa si aprirà.
Cosa tenere sempre presente
Soprattutto quando si ha a che fare con coloro che ci sono più vicini e coi quali vogliamo avere un rapporto particolarmente solido e significativo, è bene tenere questi 6 aspetti.
- La difficoltà è quasi sempre reciproca
Quando ci relazioniamo con una persona che consideriamo difficile, le possibilità che questa provi la stessa difficoltà verso di noi sono altissime. Ricordiamoci che la difficoltà non è una caratteristica assoluta, ma relativa, anche quando sono in tanti a ritenere “oggettivamente” difficile una certa persona. È soprattutto la diffidenza a rendere qualcuno difficile e quando si reagisce alla difficoltà altrui, si danno a queste persone buoni motivi per ritenere che siamo noi quelli difficili. - Tu sei la prima persona difficile con cui hai a che fare
Molti libri sull’argomento delle persone difficili partono dal presupposto che il lettore, essendo aprioristicamente dalla parte del giusto, sia colui che è chiamato a gestire il “rompi” di turno. Le cose non stanno così e se si parte da questo assunto le nostre relazioni sono tutte prima o poi destinate a diventare difficili. Se vuoi avere migliori relazioni, devi partire da te, capendo dove TU puoi essere il problema per una determinata persona e cosa puoi fare per levigare quegli aspetti di te che possono indurre l’altro a sollevare degli scudi. - Decidi tu chi è difficile e chi no
Partendo dal presupposto che non riuscirai MAI ad avere un rapporto idilliaco con TUTTI, sapendone di più su come interagire con le persone difficili puoi aumentare considerevolmente le possibilità di migliorare molti rapporti. Ad una condizione, però: non devi mai permettere che sia l’altro, coi suoi modi e atteggiamenti, ad indurti a concludere che sia lui/lei i il problema. Solo tu puoi e devi deciderlo, nel momento in cui hai fatto tutto il possibile per migliorare il rapporto. - Le persone sono reattive: danno quello che ricevono
A nessuno piace essere difficile, anche perché i primi a pagarne il prezzo maggiore sono proprio i difficili. Le persone danno quello che ricevono. Nessuno conosce fino in fondo la storia di coloro con cui ha a che fare e non sa quali siano stati i loro trascorsi. Magari hanno solo conosciuto rabbia, delusione, inganno… violenza: cosa possiamo aspettarci che torni indietro? D’accordo, non è un nostro problema, ma almeno cominciamo a smetterla di giudicare. - Cancella la parola “colpa” dal tuo vocabolario e dai tuoi pensieri
Il senso di colpa, al pari della vergogna, è un macigno per la nostra mente. La parola colpa va obliterata in ogni sua forma e sostituita con la parola responsabilità. Questa, infatti, evoca un senso di potere e di controllo e, quindi, se dici a qualcuno che ciò che è successo è una sua responsabilità, sulle prime potrebbe anche storcere il naso, ma l’idea di essere una persona che ha un certo potere potrebbe stranamente lusingarlo. - Devi assumere il controllo della situazione
La persona difficile è tale in quanto si è costruita la convinzione di non avere controllo su determinate situazioni, facendola sentire vulnerabile. Tuttavia, non è la situazione a renderla vulnerabile, bensì uno stato emotivo che si porta dietro a prescindere dall’evento che lo provoca. Assumere il controllo significa: non prendere sul personale la reazione emotiva di altri; non lasciarsi trascinare da emozioni che oscurano la mente; assumere la responsabilità (non la colpa!) di ciò che succede.
Conclusione
Sono sempre stato convinto che la vita ci metta sul cammino eventi e persone che dobbiamo affrontare. Evitare questo confronto è non solo una scelta sbagliata, ma soprattutto inutile, in quanto quelle situazioni continueranno a ripresentarsi… ed ogni volta in modo sempre più critico e complicato.
Le persone sono più difficili da gestire degli eventi poiché reagiscono più velocemente ed incisivamente a ciò che diciamo e facciamo e proprio per questo non soltanto sono più utili alla nostra crescita, ma ci consentono di potenziare sempre di più la nostra leadership.
O questo o continuare a lamentarci di quante persone orribili esistono al mondo, il cui unico scopo è quello di rendere miserabile la nostra vita.
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