DI CHE DROGA TI FAI?

Un articolo di Alessandro Carli

Le dipendenze vengono suddivise in due categorie: quelle da sostanze assunte (stupefacenti, alcol, tabacco e cibo) e quelle comportamentali (che sono le più, tipo gioco, lavoro, denaro, sesso/porno, shopping… perfino la religione!).

E cosa scatena tutte queste dipendenze? La nostra mente più basica lavora su due semplici “istruzioni di programma”: allontanamento dal dolore ed avvicinamento al piacere. Pertanto, usiamo certe sostanze, ovvero ci abbandoniamo a certi comportamenti, o per cercare maggiore piacere o per colmare un vuoto.

Il piacere è energia che troviamo tutta intorno a noi e che possiamo benissimo imparare ad assorbire in modo sostenibile. Il problema sorge, invece, quando proviamo un vuoto doloroso dentro di noi che non sappiamo come colmare in modo sostenibile e non sarà quindi la ricerca del piacere a spingerci verso certe sostanze o comportamenti, bensì l’allontanamento dal dolore ed essendo questo istinto molto più potente del primo, il rischio di dipendenza aumenta vertiginosamente.

Siamo tutti vulnerabili alla dipendenza verso qualcosa e non riconoscerlo può distruggerci, non soltanto a livello psicofisico, ma soprattutto a livello delle relazioni e della nostra complessiva efficacia nel produrre qualcosa di positivo per la nostra vita.

Pertanto, si parla di dipendenze striscianti, così pervasive da colpire anche i più insospettabili e senza nemmeno avere le sembianze delle più classiche dipendenze.

Andando oltre i due istinti di base di cui sopra (dolore/piacere), la nostra mente ricerca costantemente la soddisfazione di queste cinque condizioni, in ordine d’importanza: Tranquillità, Sicurezza, Gratificazione, Riconoscimento ed Allineamento dei Valori. Laddove dovesse venire a mancare una o più di queste condizioni, ci attiveremo per porvi in qualche modo rimedio.

Tranquillità – Può sembrare qualcosa di molto innocente, ma in realtà, quanto più ci allontaniamo da questo stato, tanto più veementemente cercheremo di riprendercelo. È un bisogno basico, che ricerca praticamente l’assoluta staticità: niente problemi, niente fretta, niente affanni, niente preoccupazioni, ecc. È così potente che, nella maggior parte dei casi, tra la Tranquillità e la Felicità, si sceglierà la prima senza pensarci due volte, spesso confondendo le due cose.

Come? Con l’uso di farmaci (ansiolitici, antistress, ecc.), nascondendosi nella propria caverna (TV, letture effimere, mondo dei sogni, ecc.), procrastinando, oziando, appoggiandosi su altri, evitando ogni impegno, ecc.

Sicurezza – Il problema è che non esiste una tranquillità perenne e per avere almeno l’illusione di mantenerla, il solo modo per garantirla è quella di ricercare una certa Sicurezza. Ciò che dovrebbe essere un modo per affermarsi o per dare un significato alla propria esistenza in questo mondo, per le persone in cerca di sicurezza diventa un mero appoggio, un palliativo, un modo per mantenere un certo controllo, per quanto effimero possa essere.

Come? Un forte attaccamento verso tutto ciò che è materiale, con tutto ciò che ne consegue, tramite atteggiamenti opportunistici, attaccandosi al denaro e/o al lavoro, saltando da una donna o un uomo all’altra/o, scegliendo lavori “sicuri” (non necessariamente da dipendenti),  privilegiando l’accontentarsi, puntando su relazioni affidabili, ecc.

Gratificazione – Quando si ritiene di sentirci abbastanza al sicuro, allora si “osa” andare un po’ oltre, concedendoci qualche sprazzo di piacere. Solo che, come detto, il piacere per sua natura crea dipendenza ed il rischio è quello di mettere a repentaglio proprio quella sicurezza che si è così faticosamente mantenuta finora. Per questo, il passaggio dalla Sicurezza alla Gratificazione è tutt’altro che scontato.

Se, però, lo si fa, si comincia a spendere di più, a gozzovigliare, ci si sente meglio con se stessi, anche se è un sentimento “indotto” dalla nuova situazione e quindi non reale: alla prima sbandata, come al gioco del Monopoly si ritorna alla prima casella!

Riconoscimento – A livello emozionale, il Riconoscimento è la più alta forma di Gratificazione e, per questo, forse la condizione più pericolosa da vivere e soddisfare. Tutti vogliono diventare famosi, gente dello spettacolo, influencer, ecc. Perché? Siamo animali sociali ed abbiamo bisogno del sostegno e dell’approvazione degli altri, a partire da coloro che ci sono più vicini e quando non l’abbiamo, andiamo letteralmente in tilt, ingaggiando perfino comportamenti autodistruttivi.

È soprattutto nel tentativo di soddisfare questa situazione che si usano sostanze di vario tipo per colmare una voragine emozionale che non si sa come gestire, soprattutto tra i giovanissimi; ma anche l’uso smodato dello smartphone e la spinta ad emergere ad ogni costo.

Allineamento dei valori – Ognuno di noi possiede un proprio sistema di valori, ma è anche vero che molti dei valori che decidiamo di adottare sono “indotti” (cioè inconsapevolmente assorbiti) dai vari ambienti che frequentiamo, a partire da quello familiare. Da qui, il bisogno di uniformarci a ciò in cui il gruppo nel suo insieme crede, quindi fortemente legato al bisogno di Appartenenza (Riconoscimento).

Come? Facendo scelte di vita che si allineano con quelle del gruppo di riferimento: tendenze politiche, la squadra del cuore, le proprie aspirazioni, comportamenti, ecc., arrivando spesso al fanatismo… facendone quindi una dipendenza.

Come vedi, le dipendenze assumono aspetti molto diversi da quelli classici che conosciamo e ne siamo più o meno tutti “vittime” in modi diversi. Questo argomento avrebbe avuto bisogno di molto più spazio, ma per cominciare a far girare qualche rotella in più, può bastare.

Ti sei riconosciuto in una (o più) di queste? La forza della dipendenza sta nel nostro rifiuto di riconoscerla e non possiamo vincere un nemico che non vediamo.

Alessandro Carli

 

 

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