RITROVARE IL PROPRIO PERCHÉ
Un articolo di Alessandro Carli
Sappiamo tutti quanto sia preziosa la motivazione per affrontare la quotidianità, soprattutto quella lavorativa.
Ci sono due modi per motivarsi: il primo è aspettare che succeda quel qualcosa di positivo che ci ridia la carica; il secondo è quello di autogenerarla.
Pare che sia la prima quella più gettonata, ma il problema con questa modalità è che può andare bene solo a chi fa un lavoro ripetitivo e che non gli viene richiesto di raggiungere alcun obiettivo. Certo, non è piacevole, ma può funzionare.
Il problema ce l’ha, invece, chi o lavora da solo o deve comunque guidare una squadra o perfino un’intera azienda: della serie, chi motiva il motivatore?
Non puoi fingere la motivazione.
O ce l’hai di tuo oppure ti sforzi a fartela venire, nel qual caso alla lunga ti logora, portandoti ad uno stato di burnout: dopodiché non ne esci nemmeno a calci nel sedere.
Tempo fa sono state fatte delle ricerche sulla depressione e questi studi hanno fatto emergere che dietro ogni depressione, più o meno forte, vi è la coesistenza di due condizioni basilari: la prima è l’egocentrismo (che è un po’ diverso dall’egoismo in sé e per sé) e l’altra è il senso d’impotenza.
Una sola di queste condizioni non è sufficiente per provocare una depressione… devono rafforzarsi a vicenda per far cadere l’individuo in un vortice inarrestabile di prostrazione.
Hai mai sentito dire da certe persone frasi tipo: “Non ME ne va bene una!” o “Perché ce l’hanno tutti con ME?”o “Nessuno MI capisce!” o “Questo mondo non è fatto per gente buona e onesta come ME…”. Tutto gira intorno a loro (egocentrismo), costringendoli a battere in ritirata e favorendo così il formarsi di forti sentimenti d’impotenza (“non potrò mai farcela” o “questo è troppo per me”): si sono infilati in una trappola micidiale che hanno costruito con le loro mani, per cui o si trovano già in depressione o ci stanno entrando a capofitto.
La depressione è difficile da sconfiggere perché è un nemico “inesistente”, cioè non è qualcosa che abbia vita propria, ma è l’assenza di ciò che, invece, esiste. Un po’ come il buio o il freddo: non esistono in quanto tali, ma solo in virtù dell’assenza, in questo caso, di luce e di calore rispettivamente.
Perché parlo di depressione in un articolo dedicato alla motivazione? Perché così come il buio e il freddo (che di fatto non esistono) vengono “sconfitti” dalla luce e dal calore, così la depressione (che non esiste) viene “sconfitta” dalla motivazione. E cos’hanno, in comune, luce, calore e motivazione?
Energia: su questa puoi lavorare, non sul nulla.
Quindi, se per attivare il processo di depressione occorre la compresenza di egocentrismo e senso d’impotenza, che sono atteggiamenti e sentimenti che ci vengono spontanei, in quanto trattasi di stati reattivi, ha senso che per attivare il processo di motivazione occorra lavorare attivamente su altruismo e senso di potere, cioè l’esatto contrario?
Quando non hai controllo, il focus si ridirige subito su di te e su quello che potrebbe succederti se non riuscissi a gestire eventuali situazioni avverse: è automatico, succede senza accorgerti di quello che stai facendo, ma accende l’egocentrismo. Quindi che fai?
Attivamente, volontariamente e con un po’ di sforzo, dirotta la tua mente sugli altri o almeno su altro (ad esempio, su un obiettivo che vuoi realizzare, non su eventuali conseguenze): in questo modo è IMPOSSIBILE provare, non dico depressione, ma nemmeno sconforto. E poiché stato mentale e stato emozionale lavorano all’unisono, quando cambia il primo, cambia anche il secondo e, con l’obiettivo ben chiaro in testa, comincerai a provare anche entusiasmo e maggiore fiducia in te stesso attivati dal maggiore senso di potere.
Ecco cos’altro si può fare per uscire dal loop della depressione (o delle sue forme più lievi) e restare motivati. Come vedrai, sono tutte cose riconducibili alle dinamiche descritte sopra.
Focalizzarsi sulle persone che si servono – mi riferisco ai tuoi clienti, ma anche ai tuoi collaboratori, ai tuoi familiari… in generale, a tutti coloro che sono a diverso titolo coinvolti nella tua vita e di cui sei e/o ti senti responsabile. Questo rende impossibile preoccuparti per te e ti sprona ad agire con maggiore impegno e lucidità.
Restare centrati sul proprio perché – “Motivazione” deriva naturalmente da “motivo” ed il motivo descrive il nostro perché. La nostra mente funziona in modalità “energy-saving” e non si attiva senza una ragione… quindi gliela devi dare. Creati una tua personale “mission” per il lavoro, ma anche per la tua vita privata, imparala a memoria e ripassala nella tua mente al bisogno: è sconvolgente il potere che ha.
Andare oltre la realtà che si vede – La realtà materiale che vediamo attorno a noi ed in cui siamo immersi è solo la manifestazione, spesso deprimente, di una serie di cause su cui non si ha alcun potere. Accedi ad altre realtà, che non sono meno vere, anzi! Quella emozionale (passione, gratitudine, ecc.), quella mentale(creatività, progetti, ecc.), quella spirituale (desideri, elevazione, ecc.): sono tutti ambiti che puoi “frequentare” e sono quelli che creano la tua vera realtà.
Frequentare ambienti energizzanti – Gli stati mentali giocano un ruolo fondamentale sulla nostra motivazione. Per “ambiente” non s’intende solo luoghi, ma anche persone, interessi, attività, ecc. in cui ci si s’immerge. Se procurano angoscia e negatività… evitali e, se necessario, eliminali: mantieni la tua mente libera da scorie, filtrandole, ed accettando solo input positivi ed energizzanti.