LE EMOZIONI: COME ASCOLTARLE ED USARLE

Un articolo di Alessandro Carli

 

Per molte persone, purtroppo, le emozioni sono una dannazione che vanno “addomesticate” in ogni modo possibile: o tramite farmaci o tramite sedute di rilassamento – certamente meglio dei primi – o, più semplicemente, lasciandosi trascinare da esse al grido di “quel che dev’essere, sia!”

Anthony Robbins, il grande divulgatore americano della crescita personale, soleva ripetere che “la qualità delle nostre emozioni determina la qualità della nostra vita”… come dargli torto!

Probabilmente non c’era bisogno di scomodare Robbins per sottolineare quest’ovvietà: forse non ne siamo totalmente consapevoli, ma di certo non possiamo ignorare quale peso abbiano le emozioni sulle nostre vite, capaci di renderle un paradiso o un inferno.

Forse vale la pena saperne qualcosa di più perché, ironicamente, diamo ad esse un’importanza che di fatto non hanno.

Le emozioni sono semplicemente delle spie, dei segnali che la nostra mente c’invia per aiutarci a “decodificare” ciò che sta accadendo dentro e fuori di noi, esattamente come la spie di un’auto che si accendono quando andiamo in riserva, se abbiamo il freno a mano tirato, se stiamo indossando le cinture, ecc.

Ora, capisco che quando vediamo accendersi una spia, un minimo di sussulto in noi lo provoca perché sta segnalando qualcosa che esce dalla normalità; ma… due domande:
1. Mi preoccupo della spia o del carburante che sta venendo meno?
2. Preferirei forse che la spia non si accendesse per non causarmi dei sobbalzi emotivi o voglio sapere come stanno le cose?

Con discutibile eleganza dico sempre che la vita è come il la maiale: non si butta via niente.
In altre parole, tutto ciò che esiste e succede è solo ed esclusivamente per il nostro bene e miglior interesse e le emozioni – TUTTE le emozioni! – non fanno eccezione: per questo non vanno addormentate con psicofarmaci o addolcite con tecniche mentali varie, bensì comprese, ascoltate ed usate per dare alla nostra vita la direzione voluta.

Quindi, se la tua auto indica il malfunzionamento/carenza di un dispositivo, che fai? Cerchi di capire di cosa si tratta e provi a porvi rimedio oppure tagli i fili della spia, ovvero metti dello scotch nero su di essa, affinché non ti affligga più?

Dietro un’emozione c’è sempre la tua verità e se essa è scomoda, DEVE farti star male, poiché solo così sarai spinto a fare qualcosa in proposito.

Un altro aspetto da considerare è la differenza tra emozioni e stati emozionali.

Le emozioni sono risposte basiche ad eventi che possono essere piacevoli o spiacevoli in funzione di come il nostro sistema neurofisiologico interpreta tali eventi: paura (es. in caso di terremoto), gioia (es. rivedo un figlio dopo molto tempo), tristezza (es. una persona a cui tengo sta male), ecc. Non vale la pena dedicare troppo tempo a questo aspetto perché è fisiologico e tali emozioni si accendono e si spengono nel momento in cui tali eventi si manifestano o finiscono e funzionano per tutti più o meno allo stesso modo.

Decisamente più interessanti sono gli stati emozionali, perché sono questi che non soltanto determinano la qualità della nostra vita, ma ci indicano anche come siamo programmati (e se si parla di programmi, essi possono essere rimodulati, diversamente dalle emozioni).

Questi stati sono definiti dal nostro sistema di valori ed è il motivo per cui le stesse situazioni, gli stessi eventi, possono incidere su ognuno di noi in modo diverso.

Se, ad esempio, per me il valore (stato emozionale) del Coraggio è molto forte, in una situazione sfidante potrebbe essere l’occasione buona per dimostrare il mio valore e, pertanto, quell’evento viene considerato desiderabile.
Al contrario, se per te la Tranquillità è ciò che ricerchi più di ogni altra cosa, quello stesso evento sarà motivo di stress e angoscia (emozioni), quindi del tutto indesiderabile.

Posto che le emozioni hanno una vita tutta loro, sulla quale non possiamo intervenire in alcun modo, vediamo invece come possiamo gestire meglio i nostri stati emozionali. Lo scopo è quello di riuscire a provare stati emozionali positivi e potenzianti il più spesso ed il più a lungo possibile; al tempo stesso, interrompere il processo mentale che genera quelli più negativi. Per i primi, continua semplicemente a fare quello che stai facendo, mentre per i secondi, segui questi tre semplici, ma potenti passaggi.

  1. Interrogali – Non accettare passivamente ciò che provi come se venisse dall’alto, ma poniti delle domande per capirne l’origine, come ad esempio: Cosa fa scattare lo stato che sto provando? Cosa, nello specifico, non mi piace? È ricorrente od occasionale? A cosa sto pensando o quale situazione in sospeso lo sta alimentando? Ecc.
  2. Assumi il controllo – Uno dei peggiori effetti degli stati mentali negativi, che ovviamente non desideri, è quello di indurti a pensare di subire una certa situazione e di farti quindi sentire vittima di una qualche cospirazione cosmica. Per questo motivo, cominci a farti delle domande che accentuano il tuo stato di vittima: Perché a me? Cosa ho fatto di male? Di chi è la colpa per tutto questo? Ecc.
    Queste domande t’inducono a focalizzare sul problema che, a sua volta, ti toglie ogni potere. Per uscire da questo loop vizioso, devi porti domande che “estraggano” ciò su cui HAI controllo, tipo: Cos’è in mio potere fare, ora? Come posso rovesciare la situazione a mio vantaggio? Quali sono le risorse che so di avere per uscire da questa situazione e come posso usarle? Ecc.
  3. Agisci – Con questo secondo tipo di domande ti costringi a visualizzare una situazione in cui hai almeno un certo controllo e questo va a cambiare in positivo i tuoi stati emozionali dapprima vittimistici. DEVI approfittare di questo ed agire, partendo da un piano d’azione e metterlo in atto nel più breve termine possibile per non rischiare di riscivolare nello stato precedente.
  4. Metabolizza il nuovo stato – Per il solo fatto di aver cambiato strategia mentale, e quindi operativa, i risultati cambiano per forza di cose. All’inizio non saranno straordinari, però, e per questo non devi prendere per scontato quello che hai realizzato. Prenditi il tempo per incamerare e metabolizzare il tuo successo, per quanto piccolo possa sembrarti, così da iniziare a cambiare il tuo modo vittimistico di pensare in uno più potenziante. Più lo fai – cioè, più occasioni ti crei per fare questi passaggi – più ti sentirai in controllo e la tua autostima continua a crescere.

Come vedi, non si cerca nemmeno di lavorare sullo stato emozionale in sé poiché sarebbe non soltanto tempo perso, ma perfino controproducente. Lavorando, invece, su ciò che genera quello stato, cioè il tuo modo di pensare e di vederti, i tuoi stati emozionali vi si adegueranno: si dice giocare di sponda!

 

Alessandro Carli

 


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