OMBRE E LUCI DELLA VERGOGNA
Un articolo di Alessandro Carli
Poco importa il contesto in cui si manifestano certi stati emozionali -in privato, sul lavoro, nel sociale, ecc.- : nessuno di questi è minimamente paragonabile al sentimento di vergogna, non solo per il profondo disagio che provoca, ma anche e soprattutto per le conseguenze pratiche che ne scaturiscono.
È un argomento spinoso da affrontare, poiché anche se non c’è anima viva che sfugga a questo sentimento, sono pochissimi coloro che sono disposti a guardare in faccia questa realtà, anche solo leggendo un articolo come questo; infatti, ci ho pensato a lungo prima di scriverlo, temendo di urtare qualche suscettibilità, ma alla fine… al diavolo, qualcuno lo deve pur fare lo sporco lavoro!
La vergogna si fa sentire quando si viola un codice di condotta, che riguardi la persona individualmente o un certo contesto (cerchia familiare, lavoro, società, religione, ecc.) e si fa sentire quando si ritiene di:
– aver tradito le aspettative di qualcuno, in primis le proprie (es. aver fallito nel portare a termine un progetto);
– aver violato un valore, individuale ovvero collettivo, ritenuto importante (es. aver ingannato la fiducia di un cliente, dipendente, socio, ecc.);
– aver ignorato o trasgredito un caposaldo della morale collettiva o religiosa (es. divorziare, evadere le tasse, ecc.);
Finché queste trasgressioni non sono di dominio pubblico e nemmeno noi stessi ci rendiamo esattamente conto del peso del nostro misfatto, si parla di senso di colpa, che è già di per sé una brutta bestia; quando invece vengono esposte, si parla di vergogna vera e propria… che è per questo molto più difficile da gestire.
Ma si sa: non tutto vien per nuocere, se si capisce come rapportarsi con questi sentimenti fortemente disagevoli e molesti. Infatti, come tutte le emozioni, anche queste esistono per dirci qualcosa, non per condannarci… e se ci dicono qualcosa dobbiamo ascoltarle, rifletterci su e fare qualcosa in proposito.
Cioè l’esatto contrario di ciò che si fa normalmente, ovvero cercare di reprimerle, metterle sotto il tappeto, con il brillante risultato di renderle ancora più forti e distruttive.
Anche il solo, “semplice” senso di colpa non ben gestito comporta un altissimo costo a livello di qualità della vita, poiché reprimere i propri sentimenti ha pesanti ripercussioni sulla nostra autostima, crea un enorme stress, distorce la realtà, penalizza le relazioni e molto altro ancora.
Alla fine, ogni nostra pensiero, emozione, strategia ed azione ne vengono pesantemente toccati incatenandoci – letteralmente – in una realtà da incubo, una continua prigionia mentale che andrà nel tempo a deteriorare corpo, psiche ed anima.
IL RAPPORTO MALATO CON LA VERGOGNA
In 35 anni di professione ne ho viste e sentite davvero di ogni colore e, il più delle volte, la vergogna in certe persone è così forte da distruggere le loro vite, cercando di espiare ciò che hanno fatto o magari perfino solo pensato.
Situazioni estreme come queste sono rare, per fortuna, ma la vergogna, per quanto misurata, non permette alle persone di esprimersi liberamente o di usare al meglio le loro potenzialità e, soprattutto, nessuno ne guadagna da questo.
Nei casi ovviamente meno traumatici, che non necessitano di particolari interventi psicologici, un coach può aiutare una persona a ridimensionare la sua vergogna ed a ritrovare la libertà ricontestualizzando il “peccato” commesso.
Istintivamente, questo provoca una resistenza talvolta anche molto dura, perfino violenta, perché portare a galla aspetti di noi che stiamo facendo di tutto per seppellire, può essere doloroso.
Tuttavia, rifiutarsi di guardare in faccia la nostra realtà non soltanto non affievolirà la vergogna o i sensi di colpa, ma questo “blocco” può costituire una grave minaccia per la nostra salute fisica, psichica e spirituale.
CAPIRE E SUPERARE LA VERGOGNA
Il punto è che questa potente emozione è non soltanto qualcosa che tutti condividiamo, ma è anche assolutamente necessaria ai fini della nostra evoluzione come individui.
Lo scopo della vergogna non è quello di farci sentire indegni, anche se questo può far parte del processo di “guarigione”, ma di riportarci alla nostra umanità. Autoflagellarsi non serve a nessuno: non serve a chi abbiamo direttamente o indirettamente danneggiato e di certo non serve a noi… anzi, può anche diventare una facile, sebbene dolorosa via d’uscita, un modo per lavare le nostre colpe senza veramente pagare il conto.
È invece nel processo di rimediare a ciò che si è detto, provato o fatto che possiamo non soltanto dissolvere i sensi di colpa ed esorcizzare la vergogna, ma anche dare un nuovo corso alla nostra vita.
Non è un’operazione semplice e da soli è praticamente impossibile da fare perché, anche con le migliori intenzioni, si cercherà ogni possibile modo per eludere il problema.
Tuttavia, qualcosina che si può cominciare a fare c’è…
– Assumersi la totale responsabilità del danno (anche verso se stessi!) – È evidente: se in qualche modo cerchiamo di giustificare la trasgressione, tirando magari in ballo la nostra debolezza come causa dei nostri misfatti, come possiamo sanarla? Troppo facile! Se si ha il potere di sbagliare, si ha anche il potere di rimediare.
– Interrogare le proprie reali intenzioni – Le nostre azioni non hanno vita propria, ma sono la conseguenza di pensieri e schemi mentali corrotti dall’egoismo. Pertanto, è inutile sentirci in colpa per quello che facciamo, poiché sono le intenzioni a generare i nostri comportamenti e se non s’interviene prima su quelle, cercando di capirle e semmai correggerle, non risolviamo niente.
– Compensare – Da alcune situazioni che abbiamo creato non si può tornare indietro, ma così com’è inutile darsi di cilicio, nemmeno fare spallucce aiuta. L’unica è compensare ciò che si è fatto con qualcosa che consenta di (ri)scoprire il nostro lato migliore: adottare un atteggiamento più umile, dedicarsi ad una causa, prendere a cuore i problemi altrui, perdonare (se stessi e altri) e decine di altre cose… Se abbiamo fattoqualcosa che riteniamo sbagliato, occorre fare qualcosa per rimediare, non solo pensarlo.
Dato il peso del tema trattato, un semplice articolo può fare davvero poco per risolverlo; il vero scopo era quello di gettare una luce sulla questione per cominciare a prenderla sul serio, ma senza drammi.
Ricordiamoci: più è tosto il “peccato”, maggiori sono le opportunità di crescita nel cercare di rimediarvi.
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La vergogna è forse il maggiore ostacolo al raggiungimento di uno stato di Autorevolezza, che è una risorsa fondamentale per la nostra crescita personale e professionale.
Pertanto, t’invito a visionare il breve videocorso gratuito (solo 48’), “Il tuo business sei TU” per capirne meglio la natura e quali passi concreti fare per iniziare un percorso che conduca a questo stato.
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