L’EXECUTIVE CONNECTOR, PER NAVIGARE VERSO IL CAMBIAMENTO

Un articolo di Pasquale Di Matteo

 

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale (IA) si insinua sempre più nelle nostre vite professionali, si rende indispensabile individuare una figura che sia un faro per guidare i diversi reparti nelle acque agitate del cambiamento, un comunicatore capace di tradurre dinamiche, linguaggi e comportamenti di figure professionali, settori e gruppi diversi.

Questo ruolo, sempre più rilevante, si pone al centro di un vortice di cambiamenti, agendo come mediatore tra la tecnologia avanzata, in grado di operare più e meglio di qualsiasi persona, e il valore insostituibile del capitale umano, ma per riuscire in questa impresa, è necessario che il capitale umano resti al passo con i tempi.

 

Il Contesto Attuale

L’avvento dell’IA ha innescato una rivoluzione silenziosa ma pervasiva e, quasi per incanto, ci siamo svegliati un giorno di fine 2023 con intelligenze artificiali capaci di scrivere, creare video, immagini e pianificazioni meglio di tanti esseri umani.

Studi recenti prevedono che entro il prossimo decennio, una percentuale significativa delle mansioni lavorative sarà automatizzata: qualsiasi tipologia di lavoro che sia meccanizzabile e replicabile sarà ambito di AI e robot: impiagati, operai, traduttori, facchini, cassieri, spedizionieri… sono mansioni destinate a essere robotizzate.

Questo scenario pone le basi per una trasformazione radicale del mercato del lavoro, con impatti profondi sul tessuto sociale e professionale, sia a livello macro (società e nazione) sia a livello micro (all’interno delle singole realtà produttive).

In questo articolo, mi occuperò del secondo aspetto.

 

Le sfide imposte dal cambiamento

Il cambiamento è una costante ineluttabile e, in uno scenario come quello appena descritto, diventa una costante giornaliera. Infatti, cambiamenti che nel secolo scorso avvenivano nel giro di una decade, oggi si verificano di anno in anno e, in futuro, avranno cadenze sempre più ravvicinate.

I dipendenti, di fronte all’incertezza, sperimentano da sempre ansia e resistenza. È un fenomeno umano, radicato nella paura dell’ignoto e nella perdita di controllo sul proprio destino professionale.

Questo è un elemento che le aziende non possono più sottovalutare perché, se è vero che le intelligenze artificiali e i robot saranno una grande opportunità per gli imprenditori, che potranno avvalersi di professionalità e competenze H24 e a costo zero, dall’altra restano gli obblighi contrattuali con chi è alle dipendenze con contratti a tempo indeterminato.

Tali figure non potranno essere licenziate dalla sera alla mattina, tuttavia, saranno sempre di più un peso per l’azienda: competenze sempre più vetuste e lontane da quanto richiesto nel tempo presente e precisione nettamente minore rispetto ai servizi offerti dalle nuove tecnologie.

Perciò diventa indispensabile, soprattutto nelle aziende con centinaia di addetti, una figura che faccia da collante tra i vari uffici e reparti per articolare un continuo flusso di nozioni per innovare e accrescere le competenze di tutti, in modo tale da restare competitivi il più a lungo possibile.

 

Il ruolo dell’Executive Connector

L’Executive Connector è un ruolo che ho individuato dalla mia esperienza lavorativa più unica che rara: oltre vent’anni alle dipendenze, come operaio specializzato e direttore di reparto, poi una malattia molto seria, la ripresa degli studi, la laurea e una nuova professione nei campi della comunicazione integrata, nell’arte e nell’organizzazione.

L’executive connector si configura come un ponte tra i vertici aziendali e i dipendenti, figura che, come ho potuto notare in questi anni di consulenze, manca.

La sua responsabilità è duplice: da un lato, deve interpretare e tradurre la visione strategica dell’azienda in termini accessibili; dall’altro, deve ascoltare, comprendere e portare le preoccupazioni dei dipendenti ai livelli decisionali.

Perché nelle strutture aziendali che non sono affatto snelle, la comunicazione diventa molto difficile.

Quindi, una figura che sappia occuparsi del mantenimento competitivo delle spettanze nel tempo, ma che sappia anche essere un ponte tra la base dell’azienda e il suo vertice.

Infatti, è praticamente impossibile per i dipendenti neo assunti proporre migliorie o discutere di problematiche con i titolari di un’azienda con cento unità. Immaginate con migliaia.

Si viene visti come “novellini”, “ultimi arrivati”, quasi fosse una certificazione di incompetenza, quando, spesso, si tratta di persone con studi e competenze più nuove e performanti e superiori a quelle dei responsabili.

Ma i dipendenti sono anche le uniche voci in grado di giudicare l’operosità e le competenze reali di un responsabile di reparto; inoltre possono proporre migliorie e soluzioni innovative che altrimenti restano in un cassetto o diventano valore aggiunto di qualche competitor; infine, sono in grado di portare alla luce difetti e pregi del funzionamento dell’azienda.

Intercettare tutte queste dinamiche è un valore aggiunto che oggi è importante e nel prossimo futuro farà la differenza.

 

Gestione delle Transizioni

La transizione verso un futuro dominato dalle intelligenze artificiali richiede un approccio olistico. L’Executive Connector non può avere soltanto competenze accademiche e non solo in un ambito specifico, ma conoscenze multisettoriali ed esperienze pratiche nei diversi livelli della piramide aziendale.

Per promuovere programmi di formazione e riqualificazione, assicurando che i dipendenti non solo sopravvivano ma prosperino in questo nuovo panorama, deve conoscere in prima persona aspettative, criticità e dinamiche dei dipendenti e dei responsabili.

Empatia e innovazione nella collaborazione

L’empatia è la moneta di scambio dell’Executive Connector.

In un’era in cui le macchine possono replicare compiti umani in maniera più veloce e precisa e senza necessità di riposare, è l’empatia a distinguere e valorizzare il contributo umano.

Creare un ambiente di supporto significa riconoscere e rispondere alle emozioni e alle preoccupazioni dei dipendenti perché sviluppino quelle capacità che nessuna macchina può replicare: la creatività.

L’Executive Connector deve essere un campione dell’innovazione, non solo tecnologica ma anche relazionale. Deve incentivare la collaborazione, sfruttando la diversità di pensiero per generare soluzioni creative ai problemi emergenti e per farlo deve coinvolgere tutti, sia per far comprendere a ogni singola unità aziendale che il contesto in cui viviamo non permette più egoismi, sia per sviluppare un clima positivo.

 

Risoluzione dei conflitti

L’avvento delle intelligenze artificiali genererà cambiamenti epocali e improvvisi che scaturiranno in conflitti sempre più grandi e pericolosi, all’interno e all’esterno delle realtà produttive.

I conflitti sono inevitabili, specialmente in periodi di grande cambiamento, ma attivarsi con l’individuazione di una figura che ricopra il ruolo di Executive Connector sarà la chiave per superare il problema in scioltezza.

Tuttavia, bisogna che la figura abbia requisiti idonei: deve possedere la capacità di identificare e mediare questi conflitti, trasformandoli in opportunità per il miglioramento e l’apprendimento collettivo e, per riuscire in questi intenti, deve necessariamente avere esperienza decennale in diversi ruoli della scala gerarchica e competenze universitarie ed esperienziali in diversi campi della comunicazione e dell’organizzazione.

 

Conclusioni

L’Executive Connector è la chiave per navigare nel mare in burrasca del cambiamento nell’era delle AI.

Questa figura rappresenta un investimento nel futuro, un impegno verso la crescita e lo sviluppo sostenibile dell’azienda e dei suoi dipendenti e anche per favorire il passaggio dal mondo del lavoro attuale a quello futuro in maniera meno traumatica.

Invito tutti gli imprenditori a riflettere sull’importanza dell’Executive Connector nelle loro organizzazioni e ad aprire un dialogo su come questa figura possa essere implementata e valorizzata.

Se hai voglia di approfondire le dinamiche di questa figura e vuoi scoprire in che modo potrei essere utile alla tua realtà produttiva in questo delicatissimo passaggio epocale, sono a disposizione.

Non esitare a contattarmi.

Pasquale Di Matteo