ANDRÀ TUTTO BENE!…(?)

Un articolo di Alessandro Carli

Tutte le più recenti statistiche evidenziano un sensibile aumento dell’ansia nelle persone, a prescindere dall’età.

In generale, siamo tutti molto più angosciati per il nostro futuro di quanto non lo fossimo pochissimi decenni prima e se si considera che tra i gruppi più a rischio ci sono i più giovani (pare che l’80% dei disturbi mentali cominci a manifestarsi già prima dei 18 anni), ritengo che qualche seria riflessione vada fatta.

Vorrei sottolineare che il ricorso alle cure di medici specializzati (neurologi, psichiatri, psicologi, ecc.) per i propri figli minorenni è molto aumentato negli ultimissimi decenni: prima, se il bambino appariva un po’ agitato, si sistemava tutto con una camomilla. Oggi, si passa direttamente agli psicofarmaci, per cui non è facile capire se l’aumento dei disturbi mentali sia fisiologico o se sia invece viziato dal fatto che, appunto, il più frequente ricorso allo specialista “gonfi” in qualche modo il numero di minorenni coinvolti.

Non si può negare, tuttavia, che oggi ci siano certamente più motivi per sentirsi ansiosi rispetto a soltanto 30 o 40 anni fa.

Non soltanto i cambiamenti sono sempre più veloci e significativi, ma anche la percezione di un futuro sempre meno sicuro contribuisce non poco allo sviluppo di stati mentali negativi.

Tranquillità e Sicurezza sono i due stati mentali più ricercati dalla maggior parte delle persone ed entrambi scaturiscono dalla nostra naturale propensione a ricercare il Controllo: laddove venga a mancare tale situazione, la nostra mente l’avverte come uno stato dove non può essere assicurata né Sicurezza né, tantomeno, Tranquillità.

Da qui parte tutta l’ansia che ci affligge.

 

Ansia e preoccupazione

Gli animali in cattività (anche quelli nati in questo stato) soffrono spesso di ansia e di depressione, mentre per quelli che vivono in libertà tale condizione è praticamente sconosciuta.

Com’è possibile? In cattività non devono preoccuparsi di niente, ci si prende cura di loro, non si fa loro mancare niente: più tranquillità e sicurezza di così…!

Il fatto è che gli animali che vivono in libertà soddisfano i loro bisogni nel momento in cui questi si manifestano: quando hanno fame, cacciano; quando hanno bisogno di dormire, dormono; quando vogliono fare sesso, lo fanno; quando devono difendere il loro territorio, combattono: la loro quotidianità non è organizzata da qualche “ente” superiore, ma è improvvisata sulla base della necessità che si manifesta volta per volta… ed è questo il controllo!

La quotidianità degli animali in cattività si svolge invece sulla base di precisi programmi. È vero che non manca loro niente, ma nemmeno niente dipende davvero da loro. Non so se la “psiche” degli animali sia in grado di elaborare un pensiero anche solo vagamente sensato, ma sono certo che, anche soltanto in modo istintivo, si chiederanno cosa ne sarebbe di loro se, improvvisamente, non ci fosse più nessuno a prendersi cura di loro poiché, di fatto, non hanno alcun controllo.

Per questo sono ansiosi!

Si calcola che oltre il 40% dei lavoratori dipendenti, anche quelli legalmente e sindacalmente super-tutelati (da un punto di vista contributivo, reddituale, sanitario, ecc.) soffrano di ansia.

Perché mai dovrebbero? Hanno tutta la sicurezza che vogliono: stipendi certi, malattie e permessi retribuiti, ferie pagate, in molti casi premi e bonus, ecc…

È vero: hanno tutto (o molto)… ma non hanno controllo, poiché la loro sussistenza dipende dalla solidità dell’azienda per cui lavorano e, spesso, anche dal modo di pensare e di fare dei loro titolari o manager. Questo causa un’insicurezza più o meno acuta che provoca ansia e stress.

I lavoratori autonomi, d’altro canto, hanno molte meno certezze, ma molto più controllo. L’incertezza causa molta più preoccupazione, ma molta meno ansia. La differenza sta nel fatto che l’ansia è uno stato di disagio non meglio definito generato da un vago senso d’impotenza (prodotto dalla mancanza di o scarso controllo) che inibisce l’azione; mentre sebbene la preoccupazione sia prodotta anch’essa dall’incertezza, si sente di avere la capacità d’intervenire sulla situazione.

È un po’ come trovarsi da passeggero o da pilota su un aereo che si sta avvicinando ad una forte turbolenza. Il passeggero vivrà la vicenda con ansia perché non ha idea di quello che potrà succedere, se il pilota è in grado di gestire l’emergenza e, quindi, se ne verrà fuori vivo; mentre il pilota sarà certamente preoccupato, ma potendo intervenire e conoscendo le sue capacità e la sua esperienza, SA di avere un certo controllo sulla situazione, quindi NON proverà ansia.

 

Azione, l’antidoto all’ansia

Non importa se sei un “animale” da savana o da zoo, se sei un dipendente o un autonomo: per uscire da uno stato d’ansia, l’unica cosa da fare è agire che, di fatto, significa assumere il controllo.

Quando agisci per mettere a posto una situazione, che tu faccia la cosa giusta o quella  sbagliata, sarà per te IMPOSSIBILE provare ansia. Se hai fatto bene, festeggi; se hai sbagliato, metti a posto… è comunque agire!

Quando all’inizio della famigerata pandemia – o qualunque cosa fosse – si vedevano gli striscioni con la scritta “Andrà tutto bene!”, alla fine non è andata proprio benissimo.

A parte i decessi ancora tutti da chiarire, la discutibile campagna vaccinale, le censure e via discorrendo, la cosa peggiore è stata l’ansia e la depressione a cui essa ha portato una marea di persone, tra cui molti giovani che portano ancora i segni.

Perché proprio i giovani?

Perché i giovani sono pieni di energia, si stanno preparando ad entrare nel mondo da protagonisti, fanno delle scelte importanti per le loro vite, sperimentano, imbastiscono relazioni importanti, ecc… e cosa succede? Vengono chiusi in casa, i programmi scolastici saltano, vedono i loro compagni attraverso uno schermo, non possono frequentare centri d’incontro (discoteche, locali, ecc.), non possono nemmeno andare in palestra, ecc.

In pratica, viene loro impedito di AGIRE, di fare, di mettersi in gioco, di iniziare ad assumere il controllo della loro vita e si trovano a subire una (ormai provata inutile) violenza psicologica senza precedenti. E ci si meraviglia che abbiano sviluppato forme d’ansia e di depressione?

 

Conclusione

Mettere un lenzuolo con la scritta “ANDRÀ TUTTO BENE!” sul terrazzino non è stato agire, ma prendere atto di una situazione su cui non avevamo e non avremmo mai avuto alcun controllo.

Ripetercelo come un mantra nella varie occasioni difficili della nostra vita non cambierà niente: solo l’azione lo farà, solo assumendo il controllo ed intervenendo nel modo più razionale possibile su una situazione sfidante ci darà modo di trasformare qualsiasi ansia in senso di potere.

E se sbagliamo?

Non è un “se”… è una certezza! Quante volte abbiamo sbagliato in passato? Siamo ancora vivi, no?

Come abbiamo fatto? Come fanno tutti coloro che osano: ci lecchiamo le ferite e andiamo avanti… ogni volta sviluppando una più forte consapevolezza e rispetto per noi stessi.

Ma se avremo avuto ragione?

 

Alessandro Carli

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