METTIAMO I PUNTINI SULLE “I”
Un articolo di Cecilia Di Pierro
Non solo traduzioni
La lingua si evolve
La Preistoria pure
Dal “mattone” a uno smartphone
Giocando con la punteggiatura
LA VIRGOLA E LA LINEETTA, DUE CASI PARADIGMATICI FRA INGLESE E ITALIANO
Comprendere i meccanismi linguistici che stanno alla base dell’uso della punteggiatura ha una grande importanza in traduzione. Capire come un testo utilizza i segni di interpunzione è necessario per cogliere le sfumature semantiche della lingua, e per rendere in traduzione un testo quanto più rispettoso dell’originale e fedele alle strategie traduttive adottate. Questo articolo cercherà di far luce su una questione che non potrà certo essere risolta proponendo una soluzione univoca: quali metodi utilizzare per tradurre la punteggiatura quando si vuole rendere in italiano un originale inglese?
Usiamo a proposito due “L”: L1 e L2.
Dò i numeri?
Talvolta.
In questo caso, però sono “sobria”.
Nello specifico: L1 sta per Lingua 1 (Lingua di partenza) e L2 per Lingua 2 (Lingua di destinazione, o del testo di traduzione).
Talvolta la resa nella la lingua del testo originale del sistema d’interpunzione di una L2, o viceversa, riserva delle difficoltà: benché la maggior parte dei segni possa essere trasposta senza grandi complicazioni da un sistema linguistico all’altro, in quanto le sue funzioni testuali non variano nel passaggio interlinguistico, la virgola e la lineetta (i due segni grafici sui quali si concentrerà la nostra attenzione) obbligano spesso il traduttore a staccare la penna dal foglio (o le dita dalla tastiera) per riflettere sul loro significato esatto e le conseguenti implicazioni traduttive.
Concediamoci una pausa per bere un caffè, mangiare un cioccolatino, o, semplicemente, fare uno spuntino.
E, perché no? Prendersi un intermezzo musicale per Sing and Dance with the Boss.
L’intento del mio articolo è quello di fornire alcuni spunti di riflessione sulle modalità di traduzione della punteggiatura nel caso in cui ci si trovasse di fronte a segni di non immediata codificazione (come nel caso della virgola) o che non sono così frequenti in italiano quanto lo sono in inglese (come nel caso della lineetta). A tale proposito faccio riferimento alla traduzione di alcuni brani tratti da articoli di Charles Dickens pubblicati nel 1846 in favore dell’abolizione della pena di morte.
In questa sede si nota chiaramente la modalità adottata per far dialogare due sistemi linguistici dalle caratteristiche spesso differenti.
Nello specifico, per quanto attiene alla punteggiatura nelle due lingue di nostro interesse, si apprende che un sistema interpuntivo ha almeno due funzioni principali: una funzione prosodica e una funzione logico-sintattica. Lo scopo principale della funzione prosodica è quello di aiutare la lettura ad alta voce, fornendo al lettore uno strumento per affrontare più facilmente la recitazione di un testo. Essa è quella che immediatamente «viene legata al concetto di pausa del respiro» (Fornara 2010, 29). Tuttavia, come suggerisce lo stesso Fornara, è bene tenere presente che la punteggiatura non è stata concepita per aiutare la lettura ad alta voce: tutte le lingue antiche, dal latino all’Old English, venivano lette ad alta voce in scriptio continua, e oratori come Cicerone guardavano con superiore indifferenza all’introduzione di segni d’interpunzione. Pertanto, è probabile che la funzione prosodica non sia che una conseguenza della seconda. È infatti merito della funzione logico-sintattica se un lettore è in grado di capire l’organizzazione logica di un testo, di individuarne le varie proposizioni, di coglierne il senso globale e quindi fermarsi quando esso lo richiede. Una lingua come il tedesco, ad esempio, sfrutta appieno la funzione logico-sintattica della virgola, il cui uso è obbligatorio nell’introdurre le subordinate.
A tale proposito, apriamo una parentesi sulla difficoltà della lingua tedesca. Per tutto coloro che…basta pensare per scrivere o parlare una lingua, la mia battuta “Mo’ c’ cant’ na canzon’” a indicare che tradurre una lingua, distinguendo anche una diversa punteggiatura, non è poi così automatico come respirare, o cantare una canzone appunto. In Tedesco, per esempio, dopo i : si usa la maiuscola.
- La virgola
In inglese la virgola assume un ruolo centrale quando si tratta di distinguere tra defining e non-defining relative clauses (proposizioni relative restrittive e non). Incubo di molti studenti, la differenza è presto spiegata: se le defining sono indispensabili per comprendere la frase, le non-defining non lo sono (e il non– anteposto dovrebbe essere eloquente a riguardo).
La letteratura inglese è piena di esempi di questo tipo, ma non è questa la giusta sede per trattare un argomento specifico, destinato agli Addetti ai Lavori, che rischierebbe di tediare il lettore.
Il mio intento è semplicemente quello di parlare della punteggiatura in traduzione, proprio per sottolineare la difficoltà di un lavoro spesso bistrattato, sottovalutato e, ultimamente, ahimè ridotto a processo elaborato da AI o ChatGBT.
I sostenitori dell’Intelligenza Artificiale o dei moderni dispositivi tecnologici non me ne vogliano; chi non ha mai sentito la mia autodefinizione “Preistoria”?
Non a caso, in foto il mio nuovo telefono intelligente (e non correggetemi, smart non fa per me).
In fondo, lo sono, rispetto ai numerosi Fan della Tecnologia e del Progresso tecnologico. Quando si parola di Traduzione, però, sento di dire che il livello raggiunto corrisponde allo State of the Art globalmente riconosciuto per definire una traduzione di qualità. In altri termini: altro da un prodotto fornito da “Cialtroni” improvvisati – e scusate se ci vado con la mano pesante, ma quando si parla di competenze, mi parte la vena.
Come dicevo, la punteggiatura è importante.
Se in inglese la virgola è d’obbligo in testa alle non-defining relative clauses, in italiano questa può essere omessa. Il suo solo scopo è quello di far notare, attraverso le variazioni del tono di voce, il tanto decatato TOV, che l’informazione che si sta dando non è altro che aggiuntiva e accessoria.
La virgola mostra una forte vicinanza semantica tra due proposizioni.
Si vede quindi come una virgola, o anche un punto e virgola, sancisce una connessione stretta, ma non tanto quanto la virgola, tra proposizioni separate – unisce due momenti distinti di una frase, che però sono accomunati dalla stessa importanza semantica nel discorso.
La virgola ha però anche una funzione retorica (o prosodica, per utilizzare una terminologia conosciuta): essa permette all’autore di isolare singole proposizioni al fine di sottolinearne l’importanza agli occhi e alla voce del lettore.
Utile, a tale proposito, un passaggio di un Autore molto conosciuto, Charles Dickens – Vi dice nulla “Oliver Twist” o “David Copperfield”?
GENTLEMEN. I choose this time for addressing to you, the first of two or three letters on the subject of Capital Punishment.
In apertura della prima lettera di Dickens si può notare come l’autore abbia deciso di isolare graficamente lo you (che si riferisce agli editori del quotidiano destinatario delle sue riflessioni) facendolo seguire da una virgola. In questo caso essa non ha alcuna valenza grammaticale, ma forza il lettore a fermarsi per un istante nella lettura e la pausa dà enfasi all’elemento lessicale che lo precede. Qui la virgola assume una marcata funzione testuale, oltre che prosodica: l’autore si discosta dall’uso solito del segno grafico e lo adatta alle proprie necessità retoriche. In traduzione questa prominenza semantica si può rendere con un espediente grafico:
SIGNORI. Colgo quest’occasione per inviarVi la prima di due o tre lettere riguardanti la materia della Pena Capitale (traduzione).
In italiano si possono utilizzare vari espedienti per inglobare nel verbo, il pronome atono «-vi» (= you); una traduzione letterale del tipo «colgo l’occasione di inviare a voi» sarebbe stata possibile, ma di lettura meno fluida. La scelta di mettere in risalto i destinatari per mezzo di una soluzione grafica prevista dall’italiano formale va a risolvere un problema che la punteggiatura pone.
La virgola è anche un serial killer – cit. Crystal, riferito al tipico uso di questo segno grafico in Inglese. Quando una serie è composta da due elementi uniti da and, la virgola si omette. Quando invece questa serie si compone di più elementi, allora una virgola deve essere posta prima dell’ultima congiunzione and. La virgola uccide le serie. Non è mia intenzione addentrarmi nei meandri delle “vittime” della virgola serial killer.
Tuttavia una sola frase può essere di aiuto per chiarire il concetto.
Their [of the condemned] portraits are not rife in the print-shops, nor are their autographs stuck up in shop-windows, nor are their snuff-boxes handed affably to gentlemen in court, nor do they inquire of other spectators with eye-glasses why they look at them so steadfastly, nor are their breakfasts, dinners, and luncheons, elaborately described.
La virgola richiesta in questa serie, composta da tre elementi, in inglese, è omessa in italiano:
Le stamperie non sono piene dei loro ritratti, i loro autografi non sono incollati alle vetrine dei negozi, le loro tabacchiere non vengono amabilmente mostrate ai gentiluomini nei tribunali, tali criminali non chiedono agli spettatori col monocolo per quale motivo li fissino con tanta attenzione; le loro colazioni, i loro pranzi e le loro cene non ci vengono descritti con dovizia di particolari.
Spesso la virgola viene considerata superflua in inglese, soprattutto da quegli editori che sono molto attenti al layout dei loro prodotti stampati. Meno punteggiatura significa fogli più liberi di segni e simboli. Fogli più leggeri significano testi più appetibili al lettore medio, ossia colui che non è alla ricerca della perfezione grammaticale, ma dell’informazione semplice, chiara, emozionante e diretta. Eppure ci sono occasioni nelle quali una virgola può salvare la vita delle persone.
La Favola di Cappuccetto Rosso e il Lupo in traduzione.
Vi autorizzo a dirlo “T’ha perso i’ capo”! Vero.
Colpa del caldo. E un po’ della fantasia che gioca a calcio.
Un esempio divertente dell’uso della punteggiatura, tratto dallo sconfinato mondo di Internet.
Let’s eat, Grandma! («Nonna, mangiamo!») è ben diverso da un Let’s eat Grandma! («Dai, mangiamo la nonna!» traduzione mia). Curioso caso di dettagli… vitali!
Lineette e Trattini
- La lineetta
In italiano la lineetta non deve essere confusa con il trattino: sono infatti due segni graficamente e semanticamente differenti. Il trattino (hyphen in inglese) è più corto della lineetta e si usa per «dividere una parola in fin di riga» (Treccani Online); si usa altresì per tenere insieme elementi di uno stesso gruppo nominale (“Il treno Milano-Roma”, “La collezione autunno-inverno”) o numerico (“L’anno accademico 2017-2018”) o all’interno di assonanze (“ping-pong”, “tic-toc”). In inglese l’hyphen, entrato nell’uso negli ultimi decenni del Cinquecento, è principalmente impiegato per tenere insieme parti di parole composte (flower-pot, pidgeon-hole) o per indicare toponimi complessi (Stratford-upon-Avon). Serve anche a favorire la leggibilità, in special modo per evitare elementi troppo corti (meno di tre lettere, es.: e mail vs e-mail) o troppo lunghi.
Alla lineetta, invece, si deve riservare un trattamento più complesso. Quando si parla di lineetta, in inglese si fa riferimento all’em-dash (ossia lineetta lunga quanto un carattere tipografico m). Essa non stabilisce semplicemente una correlazione tra elementi linguistici semplici, ma instaura una relazione semantica tra proposizioni complesse. Molto amata sin dai tempi degli Anglosassoni (e spesso utilizzata a profusione da alcuni romanzieri dell’Ottocento al posto di altri segni di punteggiatura, in quanto più intuitiva di altri segni grafici nel segnalare le pause del discorso), la lineetta può avere impieghi simili, ma non identici, a quelli della virgola.
In inglese, per decidere quale dei due segni di punteggiatura utilizzare, bisogna valutare la natura della proposizione incidentale: se l’incidentale è abbastanza breve e presenta la stessa importanza della principale, allora si potrà racchiudere tra virgole. Se, invece, l’incidentale assomiglia piuttosto ad un’aggiunta secondaria senza la quale la principale sarebbe comunque comprensibile al lettore, o se tale incidentale si dilunga e prende lo spazio di più righe, allora si potrà optare per le lineette. Con l’ausilio grafico e semantico delle lineette, il lettore non si perde nei meandri della sintassi. È per tutta questa serie di motivi che in traduzione conviene, a mio parere, mantenere la distinzione lineetta/virgola.
L’uso del trattino in traduzione consente di restare il più vicini possibili alla grafica dell’originale. In italiano, ad ogni modo, la distinzione fra trattino e lineetta è meno sentita che in altre lingue ed è probabile che la stessa lineetta sia entrata nell’uso solamente nel XIX secolo, con le traduzioni dall’inglese di Sterne a opera di Ugo Foscolo. Dalla carta alle macchine da scrivere alle tastiere elettroniche, le lineette si sono quindi fatte spazio a poco a poco anche in italiano, benché siano meno utilizzate che in inglese. Eppure le scelte tipografiche sono spesso dettate dall’arbitrarietà e, sebbene siano state pubblicate guide sulla loro corretta battitura, spesso i segni d’interpunzione vengono stampati in funzione del layout. Le lineette sono talvolta messe da parte a favore di altri simboli, preceduti e seguiti da uno spazio, alleggerendo così la struttura grafica di un testo.
La questione non prevede una soluzione univoca. La natura stessa della traduzione non contempla norme fisse che permettono di arrivare ad un unico testo possibile e, anche nel caso degli esempi citati, si potrebbero trovare soluzioni diverse ma altrettanto efficaci nella trasposizione della punteggiatura. Tutto cambia in funzione delle strategie traduttive utilizzate e delle direttive eventualmente impartite dalla casa editrice, ma il faro di guida di ogni traduttore è la consapevolezza che tradurre implica costruire un dialogo tra due sistemi talvolta molto distanti tra loro.
Senza uscire dal campo della punteggiatura, sembra che tra inglese e italiano esista un’ottima conversazione. Eppure si è visto come virgola e lineetta siano due segni che richiedono il più delle volte una breve riflessione da parte del traduttore, sebbene talvolta, per ragioni stilistiche, soprattutto nella traduzione letteraria, sia necessario apportare modifiche per garantire l’equilibrio delle frasi che riguardano anche la punteggiatura di più semplice trasposizione.
PER CONCLUDERE
COME DISTRICARSI TRA LE NUMEROSE “LIANE” DELLA GIUNGLA DI TRADUZIONE
Per cavarsela nella giungla delle possibili variabili, nonché per ottenere un testo che permetta al lettore di percepire, attraverso la traduzione, il profumo dell’originale, è importante sottolineare che la punteggiatura ha funzioni proprie che vanno rispettate: lineette, intonazione e sintassi dovrebbero guidare il traduttore nell’adozione della corretta interpunzione durante la redazione di una traduzione dall’Inglese all’Italiano nel caso specifico.
IO JANE TU TARZAN
Perché la Traduzione non diventi commedia
Evitiamo il fai da te
Non pensiamo che AI sia la Panacea e, soprattutto
Impariamo a mettere i puntini sulle “i”.
Una Traduttrice Umana