SOFT O HARD?

Un articolo di Cecilia Di Pierro

Non siamo sul set di un film a luci rosse

 

L’Interprete dà i numeri

La Traduttrice li traduce per i possibili vincitori

 

Don’t panic, but don’t delay

Non siamo al Pronto Soccorso

Non dò i numeri.

Ogni tanto rifletto sui pro e contro del mio lavoro.

Cosa penso?

Che ci sono esclusivamente pro. Di seguito una breve carrellata delle possibili motivazioni.

 

Nella società odierna, soggetta a continui cambiamenti, rimanere relegati al proprio ambito di attività, con le proprie competenze base, non è sicuramente la chiave di volta per rimanere al passo con i tempi. Necessarie sono invece le soft skill combinate con i continui aggiornamenti per favorire il miglioramento di sé stessi e della società in cui viviamo e con la quale ci rapportiamo.

 

Le soft skill e la traduzione

Le soft skill sono l’insieme delle capacità umane acquisite tramite la formazione o l’esperienza diretta che vengono usate per gestire problemi, situazioni e domande. Tutto ciò è utile nella vita quotidiana, dai rapporti umani alla gestione del proprio lavoro e delle interrelazioni con i propri colleghi.

Per soft skill si intendono infatti quelle competenze “chiave” che ricalcano le abilità personali e relazionali utili per gestire positivamente i rapporti tra singolo ed altri soggetti. Si tratta di competenze sociali e relazionali che permettono in generale a tutti i professionisti ed in particolare a interpreti e traduttori, di affrontare in modo efficace le varie situazioni: di rapportarsi con autostima con sé stessi, con fiducia agli altri e con tutta la comunità.

 

Soft skill: quali sono

Tra le soft skill, le competenze sociali e civiche includono competenze personali profonde (emotive, empatiche, implicite), interpersonali ed interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono al professionista di partecipare attivamente ed in modo costruttivo alla vita sociale e lavorativa.

Il senso di iniziativa e l’impegno ad una partecipazione attiva nei confronti del proprio lavoro e dei colleghi concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione dei rischi, come la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi.

Le competenze comunicative insieme agli strumenti di metodo (come l’uso di nuovi supporti lavorativi), incontrano le nuove tecnologie digitali ed i nuovi media che rappresentano una potenzialità. I nuovi linguaggi si focalizzano su nuove ricerche.

Possedere le abilità (le soft skill) significa anche, attraverso i “saperi”, riuscire ad affrontare problemi complessi, con i giusti atteggiamenti mentali.

La capacità di saper analizzare questioni locali significa anche saper apprezzare e comprendere le prospettive e le visioni del mondo degli altri (siano esse diverse), impegnandosi in interazioni aperte. Stabilire interazioni positive con persone diverse significa. Esaminare le loro differenze culturali, capire le prospettive, negoziare equivoci e comunicare chiaramente aspettative e sentimenti (interagire apertamente).

Il capitale umano cresce notevolmente con l’aumentare delle soft skills, infatti grinta, stabilità ed apertura all’esperienza sono le basi della personalità umana.

Le soft skill professionali sono le abilità di agire sia a livello mentale che pratico, il risultato di apprendimenti, conoscenze, atteggiamenti ed esperienze. Ciò è influenzato da talenti innati e caratteristiche della persona, influenzati dai valori.

 

Qual è il nucleo delle skill

Il nucleo delle soft skill è caratterizzato da molte capacità come:

  • leggere dentro sé stessi (conoscere il proprio carattere, i propri bisogni, i propri desideri);
  • riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri (gestire le proprie emozioni);
  • governare le tensioni (gestire lo stress sapendo conoscere e controllare le fonti di tensione);
  • analizzare e valutare le situazioni (senso critico, saper valutare vantaggi e svantaggi);
  • prendere decisioni (saper decidere in modo consapevole e costruttivo);
  • risolvere i problemi (“problem solving”, saper risolvere i problemi in modo costruttivo);
  • risolvere problemi in modo flessibile ogni genere di situazione (creatività);
  • esprimersi (comunicazione efficace);
  • comprendere gli altri (empatia, saper comprendere ed ascoltare gli altri);
  • interagire e relazionarsi con gli altri in modo positivo (relazioni interpersonali).

 

Queste capacità devono assumere una centralità nell’economia del curriculum di traduttori e interpreti.

 

Prepararsi a un incarico più rapidamente ed efficacemente, acquisire nuova terminologia, districarsi al meglio con termini tecnici e numeri durante il lavoro, gestire lo stress da prestazione o imprevisti e momenti di ansia inaspettati. Ma, soprattutto, farlo grazie a una maggiore comprensione di “come funzioniamo” e cosa c’è dietro a modalità già molto efficaci o, invece, a eventuali momenti di difficoltà. Molti di noi hanno già le proprie strategie, altri le stanno sviluppando insieme all’esperienza sul campo. Per tutti è fondamentale acquisire nuove consapevolezze e rafforzare quelle presenti.

 

Sei un traduttore o un interprete libero professionista ma ti sembra che di “libero” tu abbia solo il nome? Ci sono giorni in cui non hai tempo neanche di fare la spesa e ti ritrovi a lavorare al pc in pigiama? Bene, caro lettore, vuol dire che sai cosa vuol dire lavorare quando il lavoro c’è, in momenti in cui le scadenze imperversano e la consegna di un lavoro urgente è sempre per ieri. Questo post vuole essere un’occasione per riflettere su cosa si può fare per sopravvivere e, perché no, trarre vantaggio dal carico eccessivo di lavoro.

 

Lo stress mi stressa.

Sono solita dire scherzando.

Perché bisogna rassegnarsi ad essere stressati.

 

Innanzitutto sfatiamo un mito: il libero professionista è padrone del proprio tempo. Questo è vero solo in parte: certo, un freelance a volte può scegliere se iniziare a lavorare la mattina presto e fare una pausa a metà giornata, oppure se lavorare di notte e dormire di giorno, ma non può controllare quando i clienti gli invieranno un testo da tradurre o la richiesta per un incarico di interpretazione. Con i clienti abituali si può creare una certa routine, ma capitano sempre richieste inaspettate o scadenze urgenti perché, in teoria, si pensa che il libero professionista debba essere sempre reperibile, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Anzi, è lo stesso professionista che potrebbe sentirsi quasi in colpa ad andare in vacanza. A questo proposito è interessante interpellare vari professionisti, per sentire come la pensano.

Per quanto mi riguarda, non credo ai sensi di colpa in vacanza. Se così fosse, cambierei lavoro.

Personalmente non credo allo stress.

O meglio: ritengo che un eccessivo carico di lavoro possa essere faticoso e stancante, ma poiché abbiamo scelto la nostra professione, la stessa non può essere vissuta come fonte di stress.

Questo il mio parere, non è Vangelo.

E consentitemi una battuta: chi predicava ha fatto una brutta fine.

 

Stante quanto sopra, alla domanda “Ma ti senti in colpa quando vai in vacanza”?

La mia risposta è: No davvero!

 

Il flusso di lavoro spesso non è costante: si passa da momenti di magra, anche se ci sono sempre attività utili per metterli a frutto, a momenti in cui il libero professionista è sommerso di traduzioni. Si può essere stressati sia per la mancanza di lavoro che per il troppo lavoro.

Personalmente sono stressata, e preoccupata, quando non lavoro.

Se il Traduttore Libero Professionista non traduce, non guadagna, elementare no?

 

Se stai leggendo questo post è probabile che tu sappia già quali sono i pro e i contro della libera professione. Sei un libero professionista perché non esiste il lavoro perfetto ma il lavoro che tu vuoi fare. E tradurre è da sempre il tuo sogno e la tua passione. Bene, ti piace essere autonomo, ma quando programmi il tuo lavoro tieni sempre a mente la legge di Murphy. La conosci? “Se qualcosa può andar male, lo farà”. Se il computer deciderà di rompersi, lo farà a ridosso della scadenza di una traduzione; se ti verrà la febbre, sarà poco prima di una conferenza. Le cose non vanno mai (o quasi) come noi vogliamo, l’imprevisto è sempre in agguato e questo è fonte di stress.

 

Ne consegue

 

Trasformare lo stress in una risorsa

 

Pensi che io sia pessimista, che ti stia suggerendo di lamentarti e di rinunciare a sentirti soddisfatto?

Direi proprio di no!

Come scrive la psicologa Melanie Greenberg, “There is no point in trying to be stress-free, rather strive to be stress-proof”, non ha senso cercare di liberarsi dallo stress, bisogna piuttosto sforzarsi di essere a prova di stress. Se non si può evitare che qualcosa vada male, bisogna prenderne atto ed essere pronti a reagire. Perché non cambiare il proprio atteggiamento e cercare di trasformare lo stress in una risorsa, come sostengono gli Esperti in Traduzione? Reagire con quella che in psicologia si definisce challenge response, ossia la reazione alla sfida: quando si presenta un problema, preparare il corpo alla sfida da affrontare.

Lungi da me l’idea di improvvisarmi psicologa, non lo sono, e inoltre ciò andrebbe anche contro il mio Principio Guida che non si può saper fare tutto, dunque a ognuno il suo.

Lo dico semplicemente perché ritengo che affrontare e rispondere a una sfida contribuisca a svolgere il proprio lavoro in modo eccellente, oltre, ovviamente, a possedere le necessarie competenze per farlo.

La risposta sopra menzionata trasforma l’ansia in energia e spinge a dare il massimo sotto pressione, migliora la concentrazione, la fiducia in sé stessi e l’ordine mentale. Se la mente è convinta che un po’ di stress faccia bene, la risposta del corpo sarà più sana. Per approfondire, è interessante questo TED talk: How to make stress your friend, come far diventare lo stress tuo amico.

Provate a consultarmi in momenti di elevato carico di lavoro! Se già di mio sono movimentata, quando ho tanto lavoro sono “positivamente iperattiva”. Mi guardo bene dal lamentarmi in tali circostanze.

 

Vorrei a questo punto accennare a un “Decalogo di Gestione dello Stress

 

10 strategie per gestire lo stress

Sembrerebbe tutto rose e fiori, ma in pratica come si può gestire lo stress? Non esiste una soluzione passe-partout che vada bene per tutti, la vita è un po’ più complicata. Ricordo di avere partecipato a un corso di formazione su come ottimizzare la gestione del proprio tempo e penso che si possa dire lo stesso anche della gestione dello stress. Quello che vorrei fare è condividere con voi 10 strategie che, a mio parere, possono tornare utili per cercare di gestire lo stress lavorativo.

 

Flessibilità

La consapevolezza che l’imprevisto sia sempre in agguato non vuol dire che non si possa programmare. Bisogna, invece, essere pronti a riprogrammare quando necessario senza andare nel panico: così come ci sono più traduzioni valide di uno stesso testo, a mente lucida si possono trovare più soluzioni funzionali a risolvere un problema.

 

Definire obiettivi chiari e perseguirli

Il tempo è una risorsa limitata e irrecuperabile, le nostre energie sono preziose. È bene concentrarsi su ciò che più ci interessa, che sia specializzarsi in un nuovo settore o coltivare il rapporto con i clienti con cui lavoriamo meglio.

 

Negoziare e saper dire di no senza avere rimpianti

È giusto cercare di far valere le proprie ragioni, sempre in modo professionale e garbato. Far presente al cliente, per esempio, l’importanza di ricevere i file da tradurre in un formato modificabile con i programmi di traduzione assistita, oppure di ricevere la presentazione dell’oratore prima di una conferenza per riuscire a lavorare meglio.

Un breve aneddoto divertente accaduto durante un Congresso Medico.

4 giorni in simultanea Tedesco-Italiano/Italiano-Tedesco

Argomento: Trattamento e cura della nefropatia (patologie renali e disturbi correlati)

 

THE HEAT

LA SFIDA

 

Uno dei principali Oratori, un Medico, italiano, interpellato per la consegna del materiale mi disse:

(cito le sue testuali parole)

“Perché dovrei consegnarle il materiale”? Domanda

 

“Perché diversamente lei ascolterà sfondoni” – La mia risposta, educata, ma decisa

 

Silenzio. Riflessione per circa 5 minuti, quindi

Sa che mi ha convinto? Ecco la chiavetta con la presentazione. Ne faccia buon uso”

 

Morale della Sfida

Al termine del Congresso il Professorone è venuto in cabina a complimentarsi dicendo:

 

“Lei è davvero una Professionista con la P maiuscola. Ha commesso qualche lieve imprecisione, ma se non fossi stato Medico le avrei creduto ciecamente per la sicurezza e la competenza con la quale lei ha interpretato i nostri discorsi specialistici”.

 

“La ringrazio. Il merito è suo che mi ha messo in condizione di lavorare bene” La mia risposta, completata da un sorriso a 32 denti.

 

Se poi le condizioni lavorative sono molto svantaggiose per il professionista, meglio lasciar perdere e investire il proprio tempo nella ricerca di altri clienti più collaborativi.

 

Darsi delle priorità

Soprattutto quando il lavoro da fare è tanto, concentrarsi prima sulle attività più importanti e passare poi a quelle meno urgenti. Secondo una citazione attribuita a Mark Twain, “If you eat a frog first thing in the morning, nothing worse will happen to you the rest of the day”, se per prima cosa la mattina mangi una rana, non può accaderti niente di peggio nel resto della giornata. La “rana” da ingoiare è il compito più spiacevole da svolgere: portare a termine prima l’attività più difficile fa sì che non bisognerà più pensarci e ci si potrà concentrare su altro.

 

Redigere una lista dei compiti da svolgere (N.B. Gli Anglo-fan la chiamano “To-do List)

Mettendo nero su bianco i compiti da svolgere, libera spazio nella memoria. Si possono fare delle liste digitali o cartacee. Io preferisco quelle cartacee perché la “Preistoria” ama la carta e cancellare a penna un compito dopo averlo portato a termine è liberatorio e ti dà l’idea di avere davvero tanto lavoro. Chi vorrebbe il contrario?

 

Attenzione alle notifiche

Lo smartphone è senz’altro uno strumento molto potente, utilissimo se si è in viaggio, che permette di ricevere le e-mail e gli aggiornamenti dei social network in tempo reale. Se, però, le notifiche sono troppe, distolgono dai compiti più importanti e sono fonte di stress. Bisognerebbe eliminare o togliere la suoneria a ciò che non è importante. Uno strumento che, invece, può essere utile sono le notifiche dei promemoria, per esempio per ricordarsi di un appuntamento.

 

Salvare sempre tutti i documenti importanti in più dispositivi

Qualsiasi cosa accada, se il computer si rompe oppure se si cancella qualche file per sbaglio, bisogna sempre avere una o più copie di backup per non perdere le traduzioni fatte.

Se accadesse qualcosa e non avessi fatto una copia di un lavoro enorme…

SCIAGURA! Come diceva la Strega Karabà in uno dei cartoni preferiti di mio figlio “Kirikù e la Strega Karabà”

 

Cercare di separare il lavoro dalla vita privata

Il freelance distingue tra spazio e tempo lavorativo e vita privata, rischia quindi di farli diventare un tutt’uno e di non riuscire mai a staccare la spina. Anche se si lavora da casa, si può cercare di lavorare solo in una determinata stanza, oppure di avere una tenuta da lavoro, cioè degli abiti che si mettono quando si lavora e si tolgono una volta finito.

Personalmente cerco di non coinvolgere nella mia attività altre persone, familiari o amici. Confido ovviamente sulla comprensione e sul rispetto della mia attività anche da parte di altri. Chi non è Libero Professionista non è in grado di capire cosa la libera professione comporti.

 

Curare il benessere psico-fisico

Mens sana in corpore sano.

Nuoto: trovo il tempo per andare in piscina, o “ride my bike”, andare in bici, la mia Bike Vintage.

Una pianificazione ottimale consente di praticare sport e lavorare allo stesso tempo.

La salute viene prima di tutto. Ognuno ha le sue valvole di sfogo: andare a correre, cucinare, ballare, portare fuori il cane se ce l’hai, oppure, nel mio caso, Sing and Dance with the Boss.

Non bisogna rinunciare alle cose che ci fanno stare bene e a dedicare del tempo alle persone che amiamo. Preservare la salute è un investimento a lungo termine.

 

Fare rete e delegare a colleghi di fiducia

La vita del freelance spesso è solitaria, in simbiosi con il computer che, per quanto indispensabile, è pur sempre una macchina. Passare troppo tempo da soli davanti allo schermo è alienante.

Talvolta mi rendo conto di parlare da sola con il computer. Non sono matta, semplicemente trascorro ore e ore da sola davanti al PC, quindi diventa il mio Caro Amico inseparabile.

Altra cosa è un incarico di interpretariato, quando, seppure nel tuo “loculo”, come chiamo scherzosamente la cabina, sei comunque in compagnia di un/una Collega e hai davanti a te un pubblico che ti ascolta.

Per evitare l’isolamento, dunque

Perché non mantenere i contatti con altri colleghi, magari proprio attraverso un’associazione professionale come AITI, quella di cui io faccio parte? Oltre al rapporto umano, avere una rete di contatti di fiducia permette di non rifiutare un lavoro, perché si può contare su altri colleghi che possono svolgerlo in parte o sostituirci. Così anche il cliente è contento, perché riceve il servizio di cui ha bisogno.

 

 

IN CONCLUSIONE

 

Se la mia dissertazione sui pro e i contro della Traduzione vi ha colpito, se ritenete di avere le carte per iniziare a tradurre testi o documenti di vario tipo, e a condizione di essere in possesso dei requisiti necessari per farlo, ricordando che

 

Non basta pensare in una lingua per saper tradurre

 

La mia battuta sulla Libera Professione vi convincerà a fare la scelta

 

La Libera Professione non è un salvavita, ma ti salva la libertà

Se non sai essere libero, cambia lavoro.

Cecilia Di Pierro

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