Quanto vuoi farti davvero conoscere dai tuoi figli?

Un articolo di Alessandro Carli

Nella prima parte della mia professione come trainer e coach di crescita personale, ho collaborato per circa 12 anni con un’organizzazione che promuoveva corsi di leadership a livello internazionale, in Svizzera.

Non c’erano accattivanti slide di PowerPoint, grafici statistici super elaborati od esperti della materia provenienti da chissà quale paese o background professionale e sebbene il livello dei partecipanti fosse piuttosto alto, il corso era aperto a tutti, poiché non puoi separare la leadership dalla crescita personale. E tantomeno il contrario.

Di cosa si parlava? Dei partecipanti, o meglio della loro vita, dei loro successi e fallimenti, dei loro errori… poiché  non puoi nemmeno separare l’“uomo” dalla sua storia. E tantomeno il contrario.

 

Una storia che si ripete

Il rapporto che s’instaura tra genitori e figli va ad incidere sulla vita di questi ultimi come nient’altro. Può succederti di tutto, nella vita, ma se il rapporto coi tuoi genitori è (o è stato) solido, lo superi. Diversamente, è molto più difficile.

Sono soprattutto i genitori “boomer” (nati tra il 1946 ed il 1964) ad aver fatto più casini poiché si sono ritrovati a dover transitare da una modalità di educazione in generale più rigida e severa ad una più morbida ed aperta, comportando un cambio di paradigma di non poco conto. Non è stato facile per nessun genitore boomer interpretare questo nuovo ruolo, dovendo da una parte tenere duro su alcuni aspetti basilari come la disciplina e la responsabilizzazione, che richiede un certo non facile distacco emotivo; ma al tempo stesso aprire ad un dialogo e ad un rapporto più profondo ed autentico che, invece, richiede un coinvolgimento più intenso.

Un’educazione troppo rigida subita ha reso molti genitori insicuri e questo ha impedito loro di aprirsi poi ai loro figli per paura di essere da questi giudicati o perfino respinti, finendo per chiudersi e non farsi veramente conoscere. Come avevo accennato, questo ha riguardato (e ancora riguarda) soprattutto i padri, poiché le madri hanno un diverso rapporto coi loro figli, più immediato, viscerale, istintivo; il ruolo del padre, d’altro canto, è invece in buona parte “ereditato” dai suoi genitori… anche se spesso finisce per fare esattamente il contrario come forma di ribellione.

 

Un “gioco” delle parti

I genitori conoscono tutto dei loro figli, avendoli cresciuti. Magari non sanno tutto quello che fanno, da una certa età in poi, ma li conoscono nel loro intimo… sempreché si siano interessati ad essi, naturalmente.

I figli sanno, invece, poco o niente dei loro genitori per il semplice motivo che non rientra nei loro compiti interessarsene. Sin da piccoli, sono abituati a “prendere” dai loro genitori: sostentamento, attenzione, amore, cura, ecc. E quando poi crescono, non è che le cose cambino di molto e continuano a vedere i loro genitori come dei punti di riferimento sempre e comunque presenti e disponibili.

Non c’è niente di male in questo, è il gioco delle parti che va avanti dall’inizio dei tempi e che peraltro i genitori amano perpetuare… se non fosse per il fatto che, così facendo, non si fanno mai veramente conoscere ed i figli continuano a non sapere niente di loro, dei loro bisogni, delle loro paure, delle loro aspettative e, soprattutto, del bisogno di essere compresi e spesso perdonati per gli errori che hanno commesso, anche se auspicabilmente in buona fede.

Poiché le cose sono sempre andate più o meno così, c’è una certa accettazione e perfino fatalismo rispetto a questo dato di fatto. Tale inconsapevole resa da parte dei genitori, però, è sbagliata e mi spingo perfino a dire immorale, poiché da questo tacito “accordo” perdono tutti.

 

Manifesta la tua umanità nei suoi vari risvolti

È necessario che i genitori (ancora, soprattutto il padre) assumano un atteggiamento più proattivo verso i loro figli, aprendosi e facendosi conoscere per chi sono davvero. I giovani ne hanno un bisogno estremo perché ciò che hanno vissuto per tutto il periodo che sono rimasti nella casa dei genitori è fondamentalmente come credono che gli altri ed il mondo siano e se la visione che hanno formato dei loro genitori è distorta, così sarà in buona parte anche la visione che svilupperanno del mondo, della vita e degli altri in generale.

Quindi, sono due le domande che come genitore devi porti: la prima è se il tuo modo di relazionarti coi tuoi figli possa aver fatto maturare in essi una visione distorta di te e, di conseguenza, della vita/mondo; e se è così, la seconda domanda è cosa puoi fare per correggere tale visione.

La risposta è una sola: apriti a loro, svesti i panni del genitore e indossa quelli di uomo/donna che nutre un amore profondo per i suoi figli.

Nei momenti belli in cui essi sono riusciti in qualcosa che ha richiesto un certo impegno, vai da loro, abbracciali e DÌ LORO quanto sei orgoglioso/a per ciò che hanno realizzato. E senza aspettare momenti particolari, esprimi ciò che provi per loro. Se provi amore, dì loro che li ami (non che gli vuoi bene, che è scontato). Se hanno fatto qualcosa di inaspettatamente bello, dì loro quanto li ammiri… Insomma, fatti conoscere non solo per quello che hai fatto o che sei stato per loro, ma soprattutto per quello che provi, perché è lì la verità… e la verità è irresistibile!

E sei hai un rospo in gola che da anni cerchi di ingoiare per qualcosa che hai fatto o detto in passato o quello che sei stato per un certo periodo di tempo, è ora che tu lo sputi fuori. Non devi andare a confessarti dai tuoi figli, ma hanno bisogno di sapere da dove vieni, la tua storia, le tue paure, le tue delusioni… devono potersi immedesimare con te per sentirsi a loro agio.

Non limitarti a raccontare degli episodi, magari tristi, per avere la loro commiserazione. Spiega loro, invece, in che modo pensieri ed emozioni del passato ti hanno indotto a prendere decisioni che ti hanno fatto commettere errori tali da condizionare il resto della tua vita e se riconosci nei tuoi figli dei comportamenti che anche tu avevi (o hai ancora), faglielo sapere, facendo loro capire in che modo questi ti hanno sabotato, soprattutto per come ti sei rapportato con loro.

Se il rapporto si è indurito, è possibile che si facciano vedere distanti, disinteressati o perfino ostili. Fottitene! Si stanno solo difendendo facendosi vedere distaccati per non dover far trapelare i loro veri sentimenti e sentirsi così vulnerabili. Non mollare e continua a farti conoscere perché se torni indietro prenderanno tutto quello che hai fatto come una messinscena e la loro fiducia in te calerà ulteriormente.

E, comunque, se anche proprio proprio non dovessi riuscire a ritrovare un rapporto coi tuoi figli, ti sentirai comunque meglio, liberandoti da sensi di colpa e ritrovando una parte di te, la migliore, che credevi di avere perso.

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Faremo solo una chiacchierata, senza ulteriori scopi. 

 

Conclusione

Come sempre, il vero nemico non è l’evento avverso, ma il vittimismo, che è come cianuro per la nostra mente e la nostra anima.

Soprattutto se l’evento è particolarmente pesante ed infausto, è giusto e normale accusare il colpo e viverlo per tutto il tempo che occorre. Tuttavia, è al tempo stesso necessario mantenere alta la consapevolezza che non si tratta né di un castigo né, tantomeno, di un dispetto che la vita ci fa, bensì di un’opportunità per ripensare il nostro ruolo in questo mondo.

Comunque non possiamo farci nulla e lasciarsi trascinare dalla negatività non giova a nessuno e se proprio non puoi evitarla, non esitare a rivolgerti a qualcuno che possa aiutarti a ritrovare la tua rotta.

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Alessandro Carli

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