Hai bisogno di aiuto? Se, quando e come chiederlo

Un articolo di Alessandro Carli

 

Secondo una mia personalissima statistica, destituita di qualsiasi fondamento scientifico, posso affermare che circa l’80% di coloro che leggeranno fino in fondo questo articolo, basandosi sul titolo, saranno donne… (quindi presumo con una certa sicurezza che il restante 20% saranno uomini…).

Ora, per il solo fatto di aver letto questo primo paragrafo, è probabile che la statistica diventerà 60% – 40% a favore delle donne. Perché? Perché adesso gli uomini si sentiranno di dover smentire che questo argomento non sia per loro importante… oppure, per non darmela vinta.

È solo un modo come un altro per assicurarmi un maggior numero di visualizzazioni!

Tuttavia, la verità è che alla maggior parte degli uomini non gliene frega niente di chiedere aiuto. Dobbiamo pur far vedere di avere tutto sotto controllo, che diamine! Le mezzeseghe chiedono aiuto, mica gli uomini veri… giusto?

Toc-toc… giusto?!!

Ora, care signore, prima di saltare alla conclusione che noi uomini siamo dei perfetti idioti, è bene capire perché abbiamo questo atteggiamento così negativo verso il chiedere aiuto e parte tutto da molto, molto lontano… addirittura dalla preistoria.

Da allora fino a non pochi anni fa, la donna si occupava del focolare, dei figli e di altre attività collaterali. Gli uomini andavano a caccia ed a guerreggiare: in ogni caso, erano questi che si esponevano all’esterno e che spesso nemmeno tornavano più a casa.

Ora, non per difesa d’ufficio, ma l’uomo aveva bisogno di farsi vedere forte, solido, autosufficiente. Te lo immagini dover andare in guerra e bloccarti perché ti stanno venendo attacchi di panico? Certo, ci sarà anche chi li avrà avuti, ma dovevano convincere gli altri – e se stessi! – di essere sempre pronti, sempre sul pezzo.

Con questi millenari presupposti, come si può pretendere che oggi possa cambiare tutto da un giorno all’altro? È altrettanto fuori discussione, però, che l’uomo deve adeguarsi, e alla svelta, a questo nuovo stato di cose. Sai qual è il paradosso? È che prima l’uomo doveva sostenere di non aver bisogno di aiuto per dimostrarsi forte; oggi, invece, deve cominciare a chiederlo… per dimostrare la stessa cosa!

E pensavate di essere voi donne ad avere problemi!

 

“Se”

Con un assetto sociale in continua evoluzione, diventerà sempre più naturale, anche per l’uomo, aprirsi e chiedere aiuto. Intanto perché, grazie al cielo, non viviamo più nella preistoria e la separazione dei compiti tra uomo e donna diventa sempre più sfumata (anche se i ruoli, nella sostanza, rimarranno quelli, almeno per un po’ ancora) e poi perché essendo tutti molto più connessi, e quindi più aperti, sentiremo sempre meno il bisogno di dover dimostrare qualcosa di diverso da ciò che siamo e proviamo, comprese le nostre vulnerabilità.

Possiamo tutti diventare più autentici, una volta liberati dai nostri ruoli preimpostati e quindi sentirci più liberi di seguire ciò che la nostra mente e il nostro cuore ci suggeriscono.

La prima domanda che dobbiamo porci, rispetto al chiedere aiuto, è “se” è opportuno o meno farlo. La risposta è semplice e veloce: sì… ma, come vedremo meglio, non sempre e comunque.

Chiedere aiuto non riguarda soltanto il cercare una soluzione ad un problema, ma anche avere un sostegno morale, una vicinanza emotiva o un semplice consiglio. Non dobbiamo però commettere l’errore di usare gli altri come stampelle. Magari, a chi ci è vicino può anche andare bene, ma appoggiarci agli altri è dannoso innanzitutto per noi poiché non ci fa crescere e alla lunga la nostra autostima ne paga lo scotto.

Quindi, sì, chiedere aiuto è non solo opportuno, ma anche un modo potente per stringere relazioni solide… però senza dimenticare la reale finalità, che è quella di farci fare quello scatto che ci consente poi di procedere da soli.

 

“Quando”

Una volta stabilito che chiedere aiuto è non solo lecito, ma perfino un toccasana per le relazioni, vediamo quando sia bene farlo.

Come dicevo, il nostro amico non può essere usato come un bidone dell’immondizia dove gli buttiamo addosso la nostra spazzatura: non serve a lui e… non serve neppure a noi, poiché non ce ne liberiamo mai veramente e se ci liberiamo di quella spazzatura poi non avremo modo di lavorarci.

Ecco quali sono i momenti e le occasioni per chiedere aiuto.

Quando hai bisogno di fare chiarezza – La confusione è uno stato mentale che tutti proviamo… fuorché quegli idioti, che hanno sempre e soltanto certezze. Non solo, essa è spesso il sintomo di un momento di transizione, quindi di crescita, e va dunque accolta, non temuta. Il solo andare da una persona di cui ti fidi e parlargliene ti aiuta a fare chiarezza… anche se l’altro non apre bocca!

Quando hai bisogno di liberarti di qualcosa – Ci sono cose che abbiamo detto o fatto che non avremmo mai voluto e che pesano sulla nostra coscienza. Tenerle dentro e continuare a rimuginarci è massacrante, anche quando si crede di averci fatto i conti. Parlarne è l’unico modo per liberarsene… meglio se a chi si è fatto il torto, ma se non ci riesci, parlane almeno con un amico.

Quando ti senti sopraffatto – Spesso le crisi non arrivano da sole e ti capita di dover gestire mentalmente diverse situazioni su più fronti contemporaneamente. Questo sovraccarico si traduce in ansia ed angoscia che non hanno senso si esserci! Quando vai da qualcuno a parlargliene e sputi fuori queste cose anziché tenerle dentro, vedendole davanti a te riesci a venirne meglio a capo.

 

“Come”

Prima dicevo che occorre essere prudenti sul criterio che usiamo per scegliere i motivi per cui ed i modi con cui andare da qualcuno a chiedere aiuto. In linea di massima, va sempre bene, tenendo però presente che non si va da un amico soltanto per sfogarsi, ma per avere da questi un suo punto di vista, che non è necessariamente una soluzione, ma un modo per confrontarsi con una visione della questione che è più distaccata e più razionale rispetto al nostro stato d’animo.

Soprattutto se la questione è di quelle delicate, devi essere spietatamente onesto ed aperto con la persona a cui ti rivolgi, poiché se gli presenti una situazione a metà o perfino distorta, non solo non potrà aiutarti, ma potrebbe anche sviarti. Per questo motivo, dev’essere una persona di cui ti fidi e che nel passato ti ha dato validi motivi per essere considerata integra ed affidabile.

Un’altra cosa importante è di non chiedere aiuto aspettandoti di avere da quella persona una risposta/soluzione al problema. A meno che non sia un’esperta della materia, non devi avere motivo di ritenere che possa darti ciò che non ha: competenza, conoscenza, esperienza o altro. La persona a cui decidi di rivolgerti dev’essere un sostegno (temporaneo) che, prima di ogni altra cosa, è lì per aiutarti a cambiare il tuo stato mentale e soprattutto per non farti sentire solo.

 

Conclusione

Non esiste nessuno al mondo che ad un certo punto della vita non abbia avuto bisogno, almeno una volta, di avere qualcuno a cui rivolgersi per essere aiutato.

Non c’è niente di cui vergognarsi e non solo: è un mezzo potente per consolidare rapporti a cui teniamo particolarmente.

L’articolo si è focalizzato sul chiedere aiuto ad amici o magari conoscenti che possono arrivare fino ad un certo punto. Allo stesso modo, però, non devi temere di rivolgerti a chi ha la competenza, la conoscenza e l’esperienza per darti una soluzione o comunque un’alternativa a problemi che hai assolutamente bisogno di risolvere.

Certo, in questo caso dovrai aprire il portafoglio, ma se consideri il costo materiale, emozionale, relazionale e mentale che devi pagare per restartene in un angolo ad aspettare che passi la tempesta, il costo si rivelerà certamente molto più alto… senza peraltro aver risolto il problema!

 

Alessandro Carli

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