Sensi in modalità “on”: il potere delle connessioni giuste per creare l’inaspettato
Un articolo di Veronica Spinella
Essere aperti significa non solo osservare, ma percepire.
È uno stato di presenza totale in cui tutti i sensi sono in modalità on, pronti a captare dettagli, sfumature, connessioni.
È questo che fa la differenza tra chi si muove nel mondo come spettatore e chi, invece, crea opportunità, intreccia relazioni significative e costruisce qualcosa di straordinario.
Non si tratta di essere ovunque e con chiunque, ma di essere nel posto giusto, con le persone giuste, nel momento giusto. Qualità, non quantità.
Nella sfera professionale, il rischio più grande è la superficialità.
La routine anestetizza, l’abitudine spegne la curiosità, il pregiudizio filtra la realtà.
Si creano ambienti di lavoro in cui si parla tanto, ma si ascolta poco, dove l’apparenza conta più della sostanza, dove il tempo è scandito da obiettivi numerici anziché da crescita, impatto e valore, dove la non partecipazione viene vista meglio che una partecipazione costruttiva.
La soluzione?
Imparare a vedere, non solo a guardare. Fare silenzio interiore per ascoltare davvero.
Fare domande che aprano spazi di possibilità, non che chiudano in schemi preconfezionati.
Riconoscere il talento autentico nelle persone e valorizzarlo. Non avere paura di farlo: non toglie nulla a noi e mette le ali agli altri.
Costruire team in cui la fiducia non sia una parola vuota ma una pratica quotidiana.
Far sì che nessuno si senta messo da parte e che si senta una parte importante del gruppo.
Tutti noi siamo unici ed è proprio questa nostra unicità che ci differenzia e ci permette di dare un contributo esclusivo ed originale nella nostra vita personale e professionale.
Anche nella sfera personale, il pericolo è la dispersione.
Circondarsi di tante persone non significa essere ricchi di relazioni.
La profondità si costruisce con presenza, autenticità, con la volontà di esserci davvero per l’altro.
Troppo spesso ci si accontenta di rapporti tiepidi, che riempiono spazi ma non nutrono.
Il segreto sta nel saper scegliere, nel creare legami basati su valori comuni e obiettivi condivisi.
Investire energia nelle persone che la restituiscono, che ispirano, che amplificano le possibilità anziché limitarle, nei progetti che ci stanno a cuore e che ci permettono di mantenere il nostro allineamento con i nostri valori guidanti.
La strada non è priva di ostacoli.
Si cade nelle trappole dell’ego, della paura di esporsi, della fatica di rompere schemi e di non farcela.
Ma il cambiamento avviene quando si smette di cercare il consenso e si inizia a cercare il senso.
Quando si sceglie di essere selettivi, ma non chiusi. Quando si ha il coraggio di dire no a ciò che è sterile per dire sì a ciò che può fiorire.
Il risultato? Connessioni vere. Momenti che contano. Sinergie che fanno la differenza.
Perché, alla fine, la buona riuscita non è una questione di numeri, ma di impatto. E l’impatto nasce da incontri autentici, da collaborazioni solide, da visioni condivise.
Essere presenti, essere ricettivi, essere aperti: questa è la chiave.
Come diceva Steve Jobs: “Le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono quelle che lo fanno.”
Ma per cambiare il mondo, bisogna prima saperlo ascoltare. Con tutti i sensi in modalità “on”.