Neutralità e Competenza di un’ Interprete
VOCE DI UN’INTERPRETE
L’EMOZIONE NON HA VOCE…
ADRIANO CELENTANO
LA VOCE DELL’INTERPRETE FAVORISCE LA COMPRENSIONE E PROMUOVE LA COMUNICAZIONE
La notizia della “defiance” dell’Interprete incaricata dell’interpretazione del discorso della Premier Giorgia Meloni durante l’incontro con Trump prima e con il suo vice, Vance, dopo, ha occupato intere pagine di giornali ed è stata l’argomento di discussione nei Social, tra Addetti ai Lavori e non. Ognuno ha dato una sua interpretazione.
Lungi dal fare politica, perché non è questa la giusta sede, vorrei analizzare e discutere la questione da Interprete Professionista, dunque Addetta ai Lavori.
ATTACCO O GIUSTIFICAZIONE?
In un mondo iperconnesso, nel quale ogni minimo errore è oggetto di critiche, attacchi e offese, ogni parola pronunciata da un leader politico è in grado di influenzare opinioni pubbliche, orientare mercati, costruire o distruggere relazioni diplomatiche, la comunicazione internazionale non è fatta da quisquilie o pinzillacchere, per dirla alla Totò.
La comunicazione è il cuore e il sistema vitale per ogni accordo, ogni conversazione e ogni trattativa.
Non sono ammessi errori, non è possibile giustificare l’interruzione della comunicazione per qualsivoglia motivo. Non sono consentite debolezze, spazi vuoti e tentennamenti.
Ne consegue che anche la giustificazione degli errori non è ammessa.
Analogamente non è ammesso l’intervento brusco, neppure da parte dell’Interlocutore Committente, per ovviare autonomamente alla comunicazione carente da parte del Professionista incaricato.
SILENZIO – BLACKOUT
Eppure, nonostante l’importanza riconosciuta del linguaggio, capita ancora oggi di assistere a incontri ufficiali in cui la presenza – o la competenza – di interpreti professionisti viene clamorosamente sottovalutata. Un esempio lampante? Le recenti uscite pubbliche della Premier Giorgia Meloni in contesti bilaterali con rappresentanti statunitensi. Due episodi distinti, ma uniti da un unico filo conduttore: l’inadeguatezza del supporto linguistico.
Un cortocircuito diplomatico in diretta mondiale
Giorgia Meloni incontra Trump alla Casabianca.
Un momento ad alto tasso mediatico, seguito da stampa e cittadini in tutto il mondo. In situazioni come queste, l’interpretariato è d’obbligo, “mandatory” direi in inglese.
Purtroppo, l’Interprete è crollata e non si è saputa rialzare, non ha retto il ritmo…
The Interpreter
Un film, con la brava Nicole Kidman.
Non siamo sul set di un film, siamo a un incontro mondiale: la voce dell’Interprete decide le sorti mondiali.
Il silenzio e le gaffe dell’Interprete hanno invece creato uno scenario surreale, nel quale la Premier italiana si è vista costretta a improvvisare, cercando di esprimersi direttamente in inglese, in un inglese maccheronico, oserei dire, e non per superbia, ma per conoscenza della materia, e della lingua. Ha cercato di “fill the gaps” (colmare le lacune) a modo suo, Italian Style mi verrebbe da dire.
SALVARSI IN CORNER, O ACCELERARE LA CONCLUSIONE?
Tentativi, home-made di “recuperare le parole perdute”: una situazione ai limiti del paradossale, con un conseguente messaggio pericoloso: incapacità dell’Italia di gestire e tenere sotto controllo la situazione in un momento tanto importante quanto strategico.
QUALCHE GIORNO DOPO…
REPETITA IUVANT MA NON CONTRIBUISCONO A RIMEDIARE LA SITUAZIONE
Incontro con il Vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, in Italia. Stavolta, il problema è ancora più grave. L’interprete non è semplicemente inadeguata: è assente. I due leader si sono trovati a confrontarsi senza alcuna figura intermedia, affidandosi a frasi basilari, espressioni gestuali e sorrisi di circostanza. Un teatrino diplomatico, che ha scatenato commenti ironici ma che, sotto la superficie, ha lasciato trapelare un vuoto di professionalità difficile da giustificare.
Un errore da non commettere
Oltre ad essere clamorose gaffe, questi episodi sono il sintomo di una sottovalutazione generalizzata del ruolo dell’interprete, figura troppo spesso invisibile, eppure cruciale e vitale, oserei dire.
Un interprete professionista non è un “simultaneous translator improvvisato”. È un mediatore culturale, un professionista con anni di formazione linguistica, conoscenza di settore, che ha familiarità con dettagli psicologici e strategici. È in grado di cogliere sfumature, adattare il registro, scegliere i termini giusti in tempo reale e mantenere la coerenza del discorso in passando con disinvoltura da una lingua all’altra.
COSA SUCCEDE SE LA FIGURA PROFESSIONALE VIENE IGNORATA?
Ignorare l’importanza di questa figura equivale a rinunciare alla chiarezza, alla precisione e al rispetto reciproco che ogni incontro internazionale merita. E ciò non vale solo per i vertici politici: riguarda le imprese, gli enti, le organizzazioni non governative, chiunque abbia a che fare con controparti estere.
Requisito indispensabile durante eventi internazionali di questa portata sono interpreti esperti, in grado di garantire e favorire una comunicazione senza errori.
Proprio per garantire un servizio di qualità e affidabile occorre affidarsi a interpreti madrelingua specializzati, con comprovata esperienza nei settori più delicati: diplomatico, medico, giuridico, tecnico, aziendale e di altro tipo.
Che si tratti di un meeting riservato o di una conferenza internazionale trasmessa in streaming, occorre sempre un supporto linguistico su misura, puntuale e all’altezza del contesto. Interpretazione simultanea (con cabine e impianti), consecutiva o da remoto, con piattaforme dedicate integrate nei principali sistemi di videoconferenza.
Gli Interpreti qualificati lavorano con e affiancano governi, aziende multinazionali, enti scientifici e ONG. I Professionisti qualificati sono consapevoli che una comunicazione efficace può fare la differenza tra successo e fallimento. La loro priorità è una sola: fare in modo che le parole arrivino, forti, chiare e senza malintesi (o misunderstanding, nello specifico).
La credibilità passa dalle parole
Quando un leader come Meloni si ritrova costretta a gestire una comunicazione a senso unica, per mancanza di interpreti, il messaggio che passa non riguarda solo la lingua: riguarda l’organizzazione, la competenza, l’attenzione al dettaglio. E in politica, come in affari, questi aspetti fanno la differenza.
La credibilità si costruisce anche (e soprattutto) attraverso i canali invisibili: una traduzione precisa, un gesto culturale rispettato, una battuta correttamente resa. Tutto questo richiede preparazione, esperienza e un partner linguistico di fiducia.
Perché ogni parola vale
Nel tempo della comunicazione globale, non ci si può più permettere di “sperare che vada bene”. Serve una strategia linguistica consapevole, professionale, allineata con gli obiettivi dell’evento o della trattativa. È qui che entra in gioco il valore aggiunto di un servizio come quello garantito da Professionisti qualificati, di comprovata esperienza, il supporto linguistico garantito da chi non lascia nulla al caso.
THINK ONCE AND MAKE THE RIGHT DECISION – CHOOSE PROFESSIONALS
PENSATECI UNA SOLA VOLTA E PRENDETE LA DECISIONE GIUSTA – SCEGLIETE I PROFESSIONISTI
Scegliere un interprete qualificato non è una formalità: è un atto di rispetto verso il proprio interlocutore, verso il contenuto trattato e verso l’intera cornice dell’incontro. Vuol dire evitare silenzi imbarazzanti, traduzioni errate, perdita di autorevolezza. Vuol dire garantire un livello di comunicazione adeguato al livello del proprio marchio.
Per far sì che ogni evento, trattativa o progetto internazionale raggiunga il livello desiderato, occorre affidarsi a Professionisti qualificati e non raccomandati.
IL VALORE DELLA PROFESSIONALITÁ DI FATTO
Posizione e neutralità di un’Interprete Professionista.
Consentitemi una precisazione: gli Interpreti sono abituati a lavorare in condizioni di stress e con l’incalzare del tempo. A Scuola ci hanno insegnato l’Arte dell'”Improvvisazione”, positivamente intesa, proprio per fare fronte a situazioni impreviste. Nel caso specifico, la Collega incaricata ha letteralmente preso un granchio. Ha interpretato male e con un tono di voce affatto adatto a un incontro di quel calibro. La sua comparsa il giorno dopo nei giornali di tutto il mondo non è altro che un tentativo di porre rimedio a una grave lacuna che, nel caso di un’Interprete di quel livello, è incolmabile.
Vero che
Errare humanum est
Ma determinati lavori non ammettono l’errore.
E non si tratta di Leadership, come ha scritto qualcuno per giustificare la caduta dell’Interprete.
Si tratta di “to go for a trip“.
Rinomata la mia passione per i giochi di parole: trip = viaggio, ma anche viaggio sotto effetto di allucinogeni.
Sinceramente, da Interprete non posso accettare la scusante. Tantopiù che non tutti arrivano a quel livello. E la competenza non parla la lingua delle raccomandazioni, o delle emozioni facili. Ci si può emozionare a un Concerto, Singing and Dancing with the Boss, nello specifico della sottoscritta. Non si può cedere davanti alla difficoltà, o all’incomprensione: l’Interprete deve essere in grado di “hold the grip” e tenere sotto controllo le emozioni.
Premesso che
La commozione è umana
Errare humanum est.
Quando oggetto dell’interpretazione è un incontro internazionale di tale portata, dove anche uno starnuto può compromettere l’esito, l’errore non è ammesso.
Chiedere scusa mi sembra il minimo se, e quando, ci si rende conto di aver commesso un errore di tale portata. Inoltre, nel caso specifico, la qualità dell’inglese era pure a mio avviso non idonea.
Sono Interprete Parlamentare.
In Parlamento non c’è lamento.
Malintesi, cedimenti e Dignità
Credo che ci sia un malinteso (misunderstanding, se vogliamo essere “consistent”) nel parlare degli attacchi della Premier all’Interprete.
Si parla di Dignità dell’Interprete riferita a:
1) Non permettere che qualcuno l’offenda e mortifichi pubblicamente
2) Non sentirsi obbligata a chiedere scusa. Piuttosto: prendere atto della sua defiance e, forse, consapevolezza del non essere all’altezza.
NON NE VOGLIO FARE UN CASO PERSONALE, NÉ, TANTOMENO POLITICO, MA…
La Premier, dal canto suo, farebbe meglio a prendere qualche lezione di Rispetto e Buone Maniere.
Relativamente all’Interprete: i sensi di colpa e le scuse non colmano gravi lacune. Che la Premier sia competente in politica, nulla da eccepire. Competenza linguistica: ci sono Professionisti preposti.
Al di là di tutto. Chi abbia incaricato, o meno, l’Interprete, vergognosa la frase finale di sua Maestà, Meloni “We did it alone“, peraltro in un “Englishomano” (misto tra inglese e romano)
L’Interprete ha una Dignità
Sulla prontezza della Premier nessun dubbio.
Sulla padronanza della lingua molti dubbi.
“L’emozione non ha voce”
Canta Adriano Celentano.
La voce di un’Interprete non ammette emozioni.
“The Importance of Speaking Earnest”.
Qualcuno dice: “La Premier ha saputo parlare inglese”…
Mmhh, ho i miei dubbi.
“I dubbi sono fatti per portare certezze”
Per gentile concessione dell’Interprete Parlamentare di riserva…
Se la Premier ha saputo parlare in inglese, l’Interprete: che cosa è stata assunta, e pagata, a fare?
Un conto è l’errore, altro è l’incompetenza dichiarata.
L’Interprete in questione non ha sbagliato, ha mostrato e dimostrato incompetenza. La sua pronuncia e articolazione delle frasi ne sono un’evidente dimostrazione.
Di fatto lei è stata incaricata, come altre volte. Altri Interpreti Professionisti non hanno mai acceso il microfono in Parlamento. La differenza tra loro?
Lei è stata raccomandata, altri no.
Un conto è la Professionalità e il riconoscimento della medesima.
Altro è la Leadership.
Il modo di fermare, poi, rientra nelle “Buone Pratiche”. Nel caso specifico, si è trattato di evidente incompetenza da parte della Professionista in questione e modus poco ortodosso da parte di chi l’ha ripresa.
Lo dico con cognizione di causa.
Le parole contano. Ogni parola può aprire o chiudere una porta.
Vero che…
Chiusa una porta si apre un portone.
Ma se la chiave non è quella giusta, si innalza un muro.
E con le parole giuste, tutte le porte possono restare aperte
Cecilia Di Pierro
Interprete e Traduttrice Certificata e Qualificata