Come smetterla di trascinarsi sempre gli stessi problemi

Di Alessandro Carli

 

Ti capita mai di chiederti “ancora?!” a proposito di una situazione o di “schemi” (situazioni diverse, ma con un comune denominatore) sgradevoli che si ripresentano nella tua vita?

Può trattarsi di questioni economiche, di salute, di rapporti, di gestione di un aspetto della nostra vita, di lavoro… tutto sembra andare liscio e all’improvviso ti si ripresenta un “dejà-vu” dalle sembianze solo apparentemente diverse, ma con lo stesso giramento di scatole, facendoti sbottare con un frustrante “non è possibile!”

Dai, su… lo so che è così perché capita a tutti!

Avere problemi non è l’eccezione, ma la regola… solo che si fa fatica a capirne le dinamiche e men che meno i motivi. Essi, infatti, non “capitano”, come si può pensare, per il semplice fatto che si tratta di eventi esattamente uguali a tutti gli altri, con la differenza che, singolarmente, ce ne sono che NON siamo ancora attrezzati per affrontarli e superarli.

Prendiamo un problema di matematica: se ci sono 9 bambini e ad ognuno vengono date 3 caramelle, quante caramelle vengono date in tutto? Per un bambino di terza o quarta elementare, la soluzione è semplice e veloce; per uno che è appena entrato in prima elementare è praticamente impossibile: eppure è lo stesso problema.

Lo stesso vale per i problemi della vita. Sono solamente eventi che qualcuno risolve in un attimo, mentre altri si lambiccano il cervello per trovarvi una soluzione.

Non sto rivelando chissà quale verità: sappiamo benissimo che un bambino non è in grado di affrontare un problema che solo un adulto può riuscire a venirne a capo. Perché, allora, quando ci capita qualcosa ce ne lamentiamo come se ciò che ci sta accadendo fosse una disgrazia?

Un incidente, una calamità o peggio… non è un problema, per il semplice fatto che non c’è una soluzione: se capita, lo devi semplicemente vivere e superare nel migliore dei modi possibile. Non serve necessariamente per “imparare” qualcosa, ma per renderti più forte e resiliente.

Un problema, d’altro canto, ha sempre una soluzione, per quanto impegnativa possa essere, e solitamente non accade di punto in bianco, in quanto prima di manifestarsi lancia sempre dei segnali che si tendono ad ignorare… finché non sono più ignorabili.

 

“Ambarabaciccicocco

Non chiedermi come o perché, ma non esiste problema che non possa essere risolto… altrimenti, come dicevo prima, non è un problema, ma altro.

Infatti, un bambino non avrà mai i problemi di un suo genitore; un dipendente non avrà mai i problemi di un imprenditore; un rappresentante di classe non avrà mai i problemi di un capo di stato o di un premier… C’è da chiedersi come fanno, i problemi, ad essere così selettivi. Chi o cosa gli dice di andare da uno sapendo che può risolverli e non da un altro che non potrebbe mai?

Non funziona proprio così… non ci sono tre scimmiette sul comò ad aspettare la mazzata.

Come dicevo, ci sono solo eventi in “giro” che vengono recepiti dai destinatari a seconda del loro ruolo, della loro posizione o del loro incarico.

Ci troviamo con due guerre importanti a relativamente pochi chilometri da noi. Possiamo, anche a ragione, essere preoccupati per un loro eventuale allargamento che ci coinvolgerebbe, eppure non è un nostro problema, bensì di chi, a livello politico, ha la facoltà di prendere certe decisioni.

Possiamo manifestare, far conoscere il nostro punto di vista a chi di dovere, magari anche energicamente, o altro ancora ma, alla fine, non abbiamo il potere d’intervenire direttamente: questo lo può fare solo un governo che, contestualmente, si assume anche la responsabilità delle decisioni che prende.

Detto ciò, poniamoci la domanda che rimanda al titolo dell’articolo: come possiamo interrompere quel ciclo di eventi che portano a problemi ricorrenti?

 

Il problema dei problemi ricorrenti

I problemi che ti ritrovi a dover risolvere periodicamente significano solo una cosa e, cioè, che in quel contesto non sei andato ancora fino in fondo nell’affrontarlo e nell’assumerne il controllo: detta in altro modo, non sei ancora cresciuto in quell’area.

Voglio essere chiaro: l’evento in sé può ripetersi più volte, ma una volta affrontato definitivamente, avendo superato i sentimenti di paura o di disagio o d’insicurezza che prima ti facevano star male (questo era il VERO problema, non la situazione in quanto tale), adesso è solo uno dei tanti accadimenti che avrai imparato a gestire, emotivamente e praticamente.

Se, ad esempio, hai una suocera insopportabile, tipo una che ti fa venire l’orticaria anche solo dal modo in cui suona il campanello… questo è un bel problema. Tuttavia, se anziché lasciarti trascinare da emozioni e pensieri negativi, ad un certo punto cerchi di essere gentile ed un po’ più accomodante con lei, di conseguenza sarà lei a doversi adattare ad un nuovo “te” e, perché no?, entrambi scoprirete cose piacevoli l’uno dell’altra.

E attenzione: il cambiamento, la rottura del problema, non avviene nel momento in cui le cose vanno meglio tra voi, ma a partire dal momento in cui decidi di cambiare approccio.

 

Conclusione

Lamentarsi per la cattiva sorte non fa altro che aggravare la situazione perché se non c’è soluzione, qual è il senso; e se c’è, qual è il senso? E questo, soprattutto se si tratta di problemi ricorrenti che, almeno le prime volte, ti stanno solo avvertendo che devi prendere in mano gli eventi avversi e venirne a capo in qualche modo… in qualsiasi modo, ovviamente lecito.

Oltretutto, lamentarsi è una dichiarazione d’impotenza e non è il tipo di messaggio giusto da trasmettere alla tua mente: il vittimismo non può che produrre ulteriore vittimismo e non c’è niente che tu o altri possiate fare finché ti trovi in quel viscido stato mentale.

Puoi e devi chiedere aiuto, che sia quello gratuito di un amico o a pagamento di un professionista: non c’è scritto da nessuna parte che ci si debba fare carico di tutto, poiché quello che conta è agire e anche chiedere aiuto è un’azione

A maggior ragione se ti costa.

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