“Il lavoro da offrire, la proposta da accettare” – Il mio piccolo contributo ad un grande libro
Un articolo di Federica Colonna
Hai mai pensato di metterti in proprio? Prima di farlo, fatti (le giuste) domande
Cosa cerchiamo davvero nel lavoro oggi – e perché non sempre lo troviamo dove vorremmo.
E’ da poco uscito il libro “IL LAVORO DA OFFIRE, LA PROPOSTA DA ACCETTARE scelte consapevoli nell’era del welfare”, scritto a sei mani da Luca Furfaro, Valentina Marini e Filippo Poletti.
E’ il classico libro “business” palloso e inutile? Ma proprio NO!
E’ un libro utilissimo per chiunque, che guarda al mondo del lavoro in tutte le sue sfaccettature: evoluzione del welfare aziendale, sostenibilità d’impresa, nuove esigenze dei lavoratori, smart working e work-life balance.
Insomma, tutte quelle cose che oggi – finalmente – non sono più solo parole da convegno, ma temi concreti, che incidono davvero sulla contrattazione tra aziende e lavoratori.
Il tutto con un linguaggio accessibile anche per i non addetti ai lavori.
Un libro che non si limita alla teoria, ma scende nel pratico.
E posso dire con grande gratitudine ed orgoglio che io ho dato un piccolissimo contributo, attraverso un Kit di autovalutazione per aspiranti freelance.
Sì, proprio per chi guarda alla partita IVA come a una possibile strada professionale, ma vuole farlo con la testa sulle spalle e il foglio Excel in mano (o quantomeno con un’idea chiara di cosa comporti).
Perché aprire una partita IVA non è solo una questione di fatture e codici ATECO: è una scelta di vita. E come tutte le scelte importanti, merita una riflessione approfondita.
Nel mio Kit non troverai risposte facili, ma tante domande giuste:
- Ho valutato quali sono i costi che dovrò sostenere?
- Conosco i miei obblighi fiscali e contributivi?
- Sono in grado di stabilire il giusto compenso?
- Ho chiaro cosa significhi essere imprenditore di me stesso?
- Riesco a immaginare un piano a lungo termine, anche in ottica previdenziale?
L’obiettivo è uno solo: aiutare chi legge a fare una scelta consapevole, ponderata, informata. E magari anche un po’ più serena.
Ovviamente io ho affrontato il tema da un punto di vista pratico, ma ci sono altri Kit di autovalutazione che fanno riflettere il lettore sul mindset, sull’organizzazione, sul proprio potenziale.
A volte però, più che voler andare via da un lavoro, si cerca qualcosa che ci convinca a restare. E oggi, quando un lavoratore sceglie se accettare (o meno) una proposta di collaborazione, guarda ben oltre lo stipendio.
Certo, la retribuzione è ancora importante, ma a fare davvero la differenza sono altri elementi, quelli che danno valore alla vita e non solo al cedolino:
- I benefit, anche piccoli, che fanno sentire il lavoratore visto e tutelato: buoni pasto, polizze sanitarie, agevolazioni.
- La sostenibilità aziendale, che non è più solo ambientale ma anche sociale: un’azienda che rispetta le persone, i tempi, i valori.
- Un buon equilibrio tra vita e lavoro, che passa anche dalla possibilità (vera, non solo promessa) di scegliere tra lavoro da remoto, in presenza o ibrido.
- Un ambiente di lavoro sano, dove non si respira competizione tossica ma collaborazione e rispetto reciproco.
Tutti fattori ormai comuni – o comunque dichiarati – nelle grandi aziende strutturate, che hanno compreso il valore strategico dell’attrattività.
Ma… negli studi professionali privati, come quelli dei commercialisti, la musica è spesso diversa.
Qui, la dimensione più piccola, la pressione costante delle scadenze, la poca cultura del people management e, diciamocelo, la scarsità di risorse economiche rispetto alle grandi aziende, rendono difficile strutturare un’offerta di valore.
E così, giovani e meno giovani scappano, oppure restano ma covano (giustamente) il sogno di mettersi in proprio, di lavorare in autonomia, magari da remoto, magari per clienti scelti e non “capitati”.
Vengono affascinati dai fuffa guru che promettono la vita dei sogni a sforzo zero, e poi si ritrovano con una vita che non volevano, con enormi difficoltà e senza garanzie.
Ecco perché serve una riflessione più ampia.
Perché aprire la partita IVA può essere una soluzione, ma non dovrebbe essere l’unica alternativa a un ambiente poco umano.
E perché anche gli studi professionali hanno l’occasione di cambiare rotta: valorizzando le persone, ascoltandole, offrendo flessibilità, autonomia, fiducia.
Insomma, è un libro che parla di lavoro, sì, ma soprattutto parla di scelte.
Le nostre, ogni giorno.
E di come affrontarle con maggiore consapevolezza, anche quando sembrano complicate.
Leggilo, questo libro. Chissà che non ti aiuti a vedere il tuo lavoro (o quello che vorresti) sotto una nuova luce.