Empatia e fiducia: le vere competenze del recruiter moderno
Un articolo di Paola De Vitis
Fare recruiting non significa solo “riempire posizioni”.
Significa entrare in punta di piedi nella vita di qualcuno, proprio mentre sta cercando una direzione, un cambiamento, una possibilità.
Ogni colloquio è molto più di un incontro tecnico.
È un momento di esposizione, di aspettativa, talvolta anche di vulnerabilità.
Ecco perché, oggi più che mai, l’empatia è una delle competenze più importanti per chi fa selezione.
Essere empatici non significa essere deboli o accondiscendenti.
Significa saper ascoltare senza giudicare.
Significa percepire i segnali oltre le parole, accorgersi di una voce che trema, di un entusiasmo vero o di una paura nascosta.
Significa creare uno spazio sicuro in cui il candidato possa mostrarsi per quello che è, senza indossare maschere.
La fiducia non si impone. Si costruisce.
Con chiarezza. Con coerenza. Con rispetto.
Con la capacità di dire la verità, anche quando non è quella che il candidato vorrebbe sentirsi dire.
E con la delicatezza di farlo nel modo giusto.
Un recruiter empatico lascia il segno.
Anche quando il processo non va a buon fine. Anche quando si dice un “no”.
Perché ciò che resta è la sensazione di essere stati ascoltati, considerati, trattati come persone e non come semplici profili.
In un mondo del lavoro che parla sempre di competenze, performance e risultati, noi vogliamo continuare a parlare anche di umanità.
Perché le scelte di lavoro sono, prima di tutto, scelte di vita.
E ogni candidato merita rispetto, ascolto, e un alleato sincero lungo il percorso.
Headhunter per Elite Academy srl