Da manager a coach: il primo passo è l’ADE
Un articolo di Lucia Franchi
Un tempo, al manager si chiedeva di controllare, dare istruzioni, monitorare. Oggi si chiede molto di più.
Si chiede di far crescere le persone, sviluppare il potenziale, guidare con empatia.
Ma questa transizione da manager a coach non avviene per magia. Serve un cambio di sguardo. E un punto di partenza semplice e concreto.
Io uso spesso un piccolo framework, utile in aula e nel lavoro quotidiano. Si chiama ADE: Ascoltare – Domandare – Esprimere.
Ascoltare
Sembra banale, ma non lo è. Ascoltare davvero significa mettere da parte il bisogno di rispondere, consigliare, risolvere.
Significa accogliere, fare spazio. Restare in silenzio anche quando vorremmo riempirlo. È il primo atto di fiducia.
Domandare
Domandare non è interrogare. È invitare l’altro a pensare.
Le domande giuste non chiudono, aprono. Sbloccano il pensiero, fanno emergere risorse, danno dignità alle idee dell’altro.
E no, non servono formule magiche. Basta la voglia autentica di capire.
Esprimere
Il manager-coach non si nasconde dietro un ruolo.
Sa dare feedback chiari, rispettosi, utili. Ma sa anche mostrarsi umano. Dire ‘anch’io ho avuto paura’ è un gesto potente, non un segno di debolezza.
Esprimere significa costruire connessione, non dare lezioni.
Una leadership che fa spazio
ADE non è una tecnica, è un modo di stare in relazione.
È la base di una leadership che non vuole primeggiare, ma far fiorire. E in un tempo in cui le persone cercano ascolto più che risposte, è anche la leadership più efficace.
E tu? Quale dei tre elementi – ascolto, domanda, espressione – vuoi allenare di più nei prossimi giorni?