“LEI COSA C’ENTRA CON LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI?” – LA DOMANDA CHE RIVELA TUTTO
Un articolo di Pasquale Di Matteo
È una domanda a cui rispondo con il sorriso, come si fa con i bambini.
Non per supponenza, ma per la profonda, disarmante superficialità insita in questa domanda.
È come chiedere a un chirurgo cardio-toracico: «COSA C’ENTRA LEI CON I BISTURI A LASER?»
Per un professionista della Comunicazione Strategica, del Cambiamento Organizzativo, dell’Analisi Geopolitica, strumenti come l’Intelligenza Artificiale non sono optional, ma sono i nuovi bisturi, quelli che permettono di operare con maggior rapidità e precisione.
L’AI NON È L’ECCEZIONE. È LA NUOVA REGOLA OPERATIVA
Senza questi strumenti?
Semplicemente, non si opera, inutile girarci intorno e raccontarci frottole.
Senza Ai non si compete. È come pretendere di stilare un conto economico armati di calcolatrice, sfidando un collega che utilizza il pc, o come consegnare la posta a cavallo.
Un mondo iperconnesso ed esponenziale esige di dominare gli strumenti che ne definiscono il presente.
Ignorarli è un suicidio professionale che pone i soggetti in quella lista di persone destinate a finire sotto ai ponti perché le loro mansioni saranno spazzate via.
MA ATTENTI: IL GRANDE INGANNO POST-2023 DEGLI “ESPERTI DI AI”.
Sfatiamo un mito: non esistono esperti di AI. E se ne incontrate uno, SCAPPATE!!!
Esperti di AI, da quando?!
Facciamo un riepilogo temporale: prima del 2023, prima che ChatGPT esplodesse nell’immaginario collettivo, quanti “esperti” professavano una conoscenza profonda delle AI generative, delle LLM, della loro applicazione concreta nella Comunicazione o nella Gestione del Cambiamento?
In quanti video vi siete imbattuti su YouTube che parlavano di AI nel 2020, durante il lockdown?
Quasi nessuno. E il quasi lo inserisco solo perché “non si sa mai”…
Oggi, sono spuntati come funghi dopo la pioggia. Anche gente che fino al 2024 ti spiegava ancora l’evoluzione di Office per i prossimi anni, adesso ti dice che usa Gemini.
“Come si cambia, per non morire…” cantava Fiorella Mannoia.
Venditori di fumo, predicatori di una nuova religione dove lo strumento diventa il Messia, Wanna Marchi in salsa Web che spuntano da ogni angolo, pronti a copiare e incollare video di altri, tutti uguali, con le solite soluzioni vecchie una settimana dopo il caricamento del video (anche di mesi, se sono copie di copie, di copie…).
Perché, bisogna dirlo una volta per tutte: se studiate qualsiasi argomento di Comunicazione su YouTube, comprese le AI, apprendete una lista di nozioni superficiali, rubate qua e là, che potranno tornarvi utile solo se siete dei professionisti della Comunicazione. Se avete una laurea in Comunicazione. Se conoscete, tra le altre cose, la differenza tra significato e significante, i processi semiotici, cosa significhi davvero “ascolto”…
IO NON MI DEFINISCO “ESPERTO DI AI”, nonostante abbia una laurea in Comunicazione, perché definirsi esperti di una tecnologia che, di fatto, prima del 2023 non esisteva, (se non nei reparti di Open Ai), è come definirsi chirurgo di fama mondiale dopo aver terminato il primo anno di Medicina.
Preferisco restare nel mio ambito di studi e competenze sul campo, come Comunicatore Strategico, Manager del Cambiamento attento alle analisi geopolitiche indispensabili per intercettare il futuro per qualsiasi organizzazione, per qualsiasi strategia HR, vice-direttore del magazine Tamago-Zine, e come critico d’arte internazionale.
Sì, perché la Comunicazione non è solo verbale o paraverbale, ma è quella per cui Paul Watzlawick coniò il suo assioma più importante: “Non si può non comunicare”.
Tutte attività che svolgo da anni e per cui studio, sperimento e applico quotidianamente l’AI dal 2023, insieme a molti altri strumenti.
Perché mi permette di analizzare dati in un’ora, mentre prima avevo bisogno di giorni; posso cercare informazioni in pochi secondi, mentre su Google ci metterei un quarto d’ora; riesco a trovare le fonti che mi servono per un articolo in 30 secondi anziché 4 ore; realizzo mostre virtuali in maniera più professionale di quanto potessi fare nel 2019.
Lo faccio con pragmatismo. Con visione critica. Senza feticizzare la tecnologia.
Ovviamente, la differenza la fa la competenza di chi usa lo strumento.
Se pretendi di scrivere un prompt serio ed efficace per una ricerca in ambito Comunicazione o geopolitico, ma non sai chi fosse Cheney e il suo ruolo nel Progetto per un Nuovo Secolo Americano, o non hai la più pallida idea di cosa siano Sociologia e Semiotica della Comunicazione, l’AI ti darà una risposta che sarà la tua rovina.
IL BISTURI NON FA IL CHIRURGO. L’AI NON FA LO STRATEGA
Questo è il punto fondamentale.
Per anni ho organizzato mostre ed eventi culturali in tutta Italia. Anzi, se qualcuno passerà da Piazza Stradivari a Cremona, in ottobre, il 19 si inaugura la mostra personale di Maralba Focone, una delle migliori artiste italiane contemporanee. E ho l’onore di aver ideato e organizzato l’evento, che poi partirà per un tour italiano ed estero nel 2026.
Rappresento in Italia una delle più importanti società culturali giapponesi, eppure non mi sono mai definito Storico dell’Arte, nonostante di libri sul tema ne abbia divorati a decine. E non solo perché esiste un albo degli Storici, ma perché è etico dire cosa sei in base alle materie per cui sei stato titolato e per le tue esperienze dirette lavorative.
Una parte del mio lavoro è criticare arte e organizzare, gestendo spesso team misti, italo-giapponesi. Tutte attività che svolgo con le competenze che derivano dai miei studi continui.
Quando parlo di semiologia, di Gamification o di Kintsugi, di Geopolitica o di AI, non ne parlo per sentito dire, perché ho visto il guru su YouTube o perché ho chiesto all’amico “esperto”. Ne parlo perché ho studi universitari, master e titoli per farlo, oltre all’esperienza sul campo.
E in un mondo come il nostro, dove il tizio uscito con due bocciature dall’istituto tecnico o quello che nemmeno è arrivato al diploma si spacciano per coaching esperti, scusate, ma è giusto sottolinearlo.
Perché le AI metteranno in risalto la differenza tra l’esperto vero, titolato, e il guru inventatosi dalla sera alla mattina. Solo che – e qui sta il dramma – se ne accorgerà solo chi sarà esperto della materia trattata. Tutti gli altri penseranno di trovarsi di fronte a un guru.
Un bisturi laser, per quanto avanzato, non trasformerà mai chi lo impugna in un chirurgo se non lo è.
Allo stesso modo, padroneggiare uno strumento AI non fa di nessuno un Comunicatore Strategico, un Advisor del Cambiamento, un Analista Geopolitico, o un programmatore esperto, un giornalista, un ricercatore medico…
La differenza la fa chi sa integrare la potenza dello strumento con una competenza umana profonda, un pensiero critico affilato, una visione sistemica e una profondità di analisi che nessun algoritmo possiederà mai. Perché, spesso, le AI allucinano e se tu non ne sai almeno quanto loro sull’argomento trattato, il rischio di prendere cantonate somiglia più a una certezza che a un rischio.
Perciò, MAI CHIEDERE ALL’AI IN MERITO AD ARGOMENTI DI CUI NON SIETE ESPERTI TITOLATI!
Proprio per questo, come ripeto sempre nei miei articoli, studiare perennemente lungo tutto l’arco lavorativo sarà obbligatorio e stabilirà chi avrà un lavoro – anche di successo – e chi chiederà l’elemosina. E per chi ancora non l’ha capito, o non l’accetta, beh… pazienza. Il mondo è anche selezione naturale.
L’AI è uno strumento, proprio come un pc.
Prova a dare il tuo pc a un ingegnere informatico per risolverti un problema e capirai immediatamente cosa io intenda.
COME DISTINGUERE LA SOSTANZA DAL RUMORE? UN DECALOGO PRAGMATICO
Allora, come trovare professionisti veri?
- Un professionista che usa l’AI da professionista non vende l’AI come soluzione magica, ma come leva al servizio di obiettivi strategici chiari. Proprio come l’idraulico non ti vende pinze e giratubi, ma le sue capacità.
- Un professionista vero, dimostra una competenza di base profonda nell’ambito di cui si occupa, con titoli accademici riconosciuti dal MIUR, come lauree o Master. Non con YouTube o “corsi, corsini e corsetti.”
- Prima di parlarti di AI, parla degli argomenti trattati, di applicazioni concrete, di limiti, rischi etici e necessità di supervisione umana. Sempre.
- Mostra un percorso di apprendimento continuo e sperimentazione pratica, non un’adesione improvvisata alla moda del momento. (Cioè, non ha paura di dirvi che non esistono corsi risolutivi, ma che dovete studiare a vita per restare sempre tra i massimi esperti nei campi di lavoro che trattate).
- Ha una storia professionale solida e risultati tangibili già prima del 2023 e supportati da traguardi accademici continui, recenti, costanti, perché non nascono da Chat GPT.
- Mantiene un sano scetticismo verso le promesse più roboanti, il vittimismo e gli scenari catastrofici, privilegiando il pragmatismo. Le AI smantelleranno oltre il 40% delle mansioni che conosciamo, ma ne creeranno altre. Proprio come avvenne con la scoperta dell’elettricità.
- Infine, un vero esperto continua a studiare. Ogni singolo giorno. Perché il terreno si muove sotto i piedi. Velocissimo. Perciò, o corri o cadi.
A questo punto, ti chiederai se io usi le AI per scrivere.
La risposta è no. Non uso le AI per scrivere. In primo luogo perché ho la fortuna di scrivere alla stessa velocità con cui parlo. In second’analisi, perché ho un mio stile che nessuna AI riesce a replicare come piace a me, sebbene abbia condotto diverse sperimentazioni in cui gli unici risultati apprezzabili arrivavano dopo aver scritto prompt più lunghi e articolati di un articolo.
Sì, lo so, sono esigente. Ma è proprio l’essere esigente che mi permette di lavorare da sei anni con i giapponesi, laddove molti occidentali scappano dopo pochi mesi.
Infine, per questo specifico articolo, non ho usato neppure le AI per effettuare qualche ricerca.
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CHI HA SCRITTO L’ARTICOLO?
Dott. Pasquale Di Matteo
Mi occupo di Comunicazione strategica e da tempo studio relazioni e strategie HR per affrontare i due grandi problemi di qualsiasi organizzazione: la frattura generazionale e la rivoluzione dell’intelligenza artificiale.
Ho esperienze di organizzazione di eventi e di relazioni internazionali continuative con il Giappone dal 2019.
Sono vice-direttore del magazine Tamago-Zine. Perché se non comprendi come cambia il mondo, come fai a scegliere dove traghettare te stesso e la tua attività?
Sono laureato in Scienze della Comunicazione, ho un Master di I livello in Politiche internazionali ed Economia e sono laureando magistrale in Relazioni internazionali e Sviluppo Economico.
Se voi capire come strutturare progetti professionali per preparare la tua impresa e i tuoi collaboratori alla più potente rivoluzione industriale della storia, quella scatenata dalle AGI, contattami.
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