Generazioni a confronto: come trasformare le differenze in risorsa

Un articolo di Lucia Franchi

 

Al lavoro, le generazioni non sono mai state così diverse.
Baby Boomer, Gen X, Millennial e Gen Z condividono gli stessi spazi, ma arrivano con esperienze, linguaggi e aspettative profondamente differenti. Spesso questo porta a incomprensioni, luoghi comuni e giudizi reciproci.

Da coach e formatrice, credo invece che le differenze possano diventare una leva di crescita e innovazione, se sappiamo leggerle con le giuste chiavi.

Uno sguardo teorico: Mannheim e oltre

Lo studio delle generazioni non è una moda recente. Già il sociologo Karl Mannheim, nel saggio “Il problema delle generazioni” (1928), spiegava che le persone nate nello stesso periodo storico condividono esperienze formative comuni (eventi storici, contesto sociale, trasformazioni tecnologiche). Queste esperienze creano un orizzonte condiviso di valori e aspettative che influenza il modo in cui si interpreta la realtà.

A partire da questa prospettiva, molte teorie successive hanno descritto le generazioni lavorative non solo in base all’età anagrafica, ma soprattutto come comunità di senso. È questa chiave che ci permette di capire perché, a parità di contesto, le generazioni tendono a comportarsi e a motivarsi in modo diverso.

Le diverse “cornici” del lavoro

  • Boomer → Stabilità, regole chiare, dedizione
  • Gen X → Pragmatismo, autonomia, competenza
  • Millennial → Senso, feedback, collaborazione
  • Gen Z → Autenticità, impatto, flessibilità

Questi valori non sono giusti o sbagliati: sono semplicemente la lente con cui ciascuna generazione guarda al lavoro.

Dal giudizio alla curiosità

Molti conflitti nascono da interpretazioni diverse della stessa azione:

  • Restare fino a tardi in ufficio: per un Boomer è segno di dedizione, per un Gen Z può essere inefficienza organizzativa.
  • Cambiare lavoro ogni due anni: per un Gen X è instabilità, per un Millennial è ricerca di stimoli e crescita rapida.

Se passiamo dal giudizio alla curiosità, apriamo un dialogo che costruisce ponti invece di muri.

Strumenti pratici per allenare la connessione

Come formatrice, propongo spesso il modello 3C + 1A per migliorare la comunicazione tra generazioni:

  • Chiarezza → evitare linguaggio ambiguo
  • Contesto → spiegare il “perché” di una richiesta
  • Connessione → partire da ciò che unisce
  • Adattamento → calibrare tono e canale

Piccoli accorgimenti che fanno la differenza nel quotidiano.

Conclusione: una sfida per tutti

Le differenze generazionali non vanno cancellate, ma comprese e valorizzate.
Come coach, vedo ogni giorno che la vera crescita nasce quando impariamo a guardare con gli occhi dell’altro.

👉 E tu? Qual è stata la tua esperienza più significativa di collaborazione tra generazioni?

 

Lucia Franchi

 

 

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