AUTOCONTROLLO DI UNA PROFESSIONISTA – INTERPRETE E TRADUTTRICE
Un articolo di Cecilia Di Pierro
DALL’ANALISI DEI REQUISITI PER DIVENTARE INTERPRETI E/O TRADUTTORI, ALLE CARATTERISTICHE CHE I PROFESSIONISTI DELLA CATEGORIA DEVONO AVERE
UN MIX DI RIFLESSIONI
CONSIDERAZIONI GENERALI SUL LAVORO DI INTERPRETE E TRADUTTORE IN UN PERIODO DI GRANDI CAMBIAMENTI E, SOPRATTUTTO, INSTABILITÁ ECONOMICA A LIVELLO MONDIALE
Il presente Articolo non intende essere un “Manuale”, o una definizione di criteri professionali, in quanto non è mia intenzione, né è nella mia natura, dettare “criteri” professionali per altri.
La mia intende, semplicemente, essere un’esposizione dei requisiti che un Traduttore e/o un’Interprete può/deve avere, per essere definito tale.
Sia chiaro che si basa, esclusivamente sulla mia interpretazione, sulle mie esperienze e sulla percezione soggettiva del mio lavoro.
In fondo credo di avere maturato ed acquisito un grado di consapevolezza adeguato, per illustrare ad altre persone che cosa io intenda per “Interprete” e o “Traduttore”.
CHE RUOLO HANNO LE EMOZIONI E LA SFERA EMOTIVA NEL MIO LAVORO?
Vorrei iniziare con l’analisi dei requisiti emotivi ed emozionali che un Traduttore e/o un’Interprete deve avere, partendo dalla mia esperienza e dalla mia interpretazione.
Siamo esseri umani, vero.
Tuttavia siamo in grado di gestire e controllare le nostre emozioni.
Nel caso specifico, l’autocontrollo include la gestione delle emozioni e dello stress, l’elevato livello di concentrazione, necessaria nell’Interpretazione in generale, vale a dire, nella trasposizione parlata da una lingua all’altra. Oltre a ciò, la necessità di un’attenta analisi e preparazione dei testi prima, la capacità di adattarsi rapidamente a pronunce o velocità diverse, combinata con il mantenimento di un livello adeguato di obiettività, senza lasciarsi andare all’esposizione di opinioni e/o pareri personali.
Autocontrollo per l’Interprete – conditio sine qua non
Non occorrono lezioni e/o corsi particolari per insegnare a un’Interprete che cosa significhi
Gestione dello stress e resilienza emotiva.
A Scuola ci hanno insegnato che l’interpretariato è un’attività ad altissimo dispendio di energie intellettuali, che richiede la capacità di mantenere la concentrazione e un controllo emotivo anche in situazioni incerte e sotto pressione.
Ci vuole carattere per essere bravi Interpreti!
NON DIMENTICHIAMO CHE…
Concentrazione e multitasking.
A rischio di apparire “estrema” – Non lo sono – Sono solo Interprete di professione.
Il tanto demonizzato multitasking. Se non si è in grado di gestire contemporaneamente più “fattori” e più situazioni contemporaneamente, forse meglio cambiare lavoro.
QUALE LA MOTIVAZIONE?
Per essere bravi Interpreti, occorre svolgere simultaneamente più attività quali: ascoltare, memorizzare e tradurre contemporaneamente, il che richiede un’altissima dose di concentrazione e capacità di gestire più attività mentali contemporaneamente.
DA QUI A FLESSIBILITÁ E ADATTABILITÁ
L’interprete deve essere in grado di adattarsi a accenti marcati, velocità varie di pronuncia e/o lettura, cambiamenti improvvisi di tono e situazione, senza mai perdere di “pronuncia” la fluidità del discorso.
Non è tanto importante ciò che si dice, bensì come si dice.
Non è una “Bischerata”: è un trucco professionale.
L’Interprete deve essere credibile.
Ci sono requisiti comuni sia all’attività dell’Interprete che del Traduttore, altri specifici dell’uno o dell’altro.
Pe quanto riguarda l’Interprete, nello specifico.
TEMPISMO E REATTIVITÁ
Saper agire in modo tempestivo, prendendo decisioni in modo rapido durante l’interpretazione.
Talvolta, non si trova immediatamente il termine esatto per tradurre una parola, o non si comprende chiaramente il concetto espresso dall’oratore.
Vietato intercalare con “Ehm, ehm”.
Piuttosto, riempire i vuoti con brevi frasi di senso compiuto, correlate ai discorsi precedenti: la memoria aiuta, la presa di note e il/la Collega di cabina – volgarmente detta “Concubina” – aiuta.
In questi casi l’abilità di un interprete sta nel risolvere i problemi con prontezza, ad esempio parafrasando il termine che non è noto, oppure aggirando il concetto che non è stato ben compreso”.
FLESSIBILITÁ
Flessibilità, una parola chiave, il trucco per non fare scena muta.
Può capitare che un oratore abbia un accento marcato, o una pronuncia fuori standard.
Proprio in questi casi, è necessario aprire la mente, mostrare una rapida capacità di adattamento e, più che altro, adattarsi. Allo stesso modo, se uno speaker parla troppo velocemente, è necessario adeguarsi alla sua velocità, evitando di perdersi, magari tagliando qualcosa, ma veicolando le parti centrali del suo discorso.
In altri termini: Keep up with the Speaker – Mantieni la velocità dell’Oratore.
DIMMI QUANTO TI CONCENTRI E TI DIRÓ CHE LAVORO FAI
La dote più preziosa di un’Interprete è la concentrazione.
È importante essere in grado di rimanere concentrati mentre altre persone parlano.
Se si traduce in simultanea, il grado di concentrazione è al massimo, perché si svolgono più attività contemporaneamente alla velocità della luce: si ascolta attentamente l’oratore, si cerca di comprendere, si elabora il discorso e, allo stesso tempo, si riproducono in un’altra lingua le sue parole.
“TRADUZIONE ISTANTANEA”
Non siamo una “Kodak”: non scattiamo foto istantanee, ma riproduciamo simultaneamente un discorso.
PERCHÉ?
Ascoltiamo e interpretiamo, continuando ad ascoltare chi parla
Talvolta dico scherzosamente “Mi sento Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, perché sento come se il cervello fosse diviso in due emisferi, ognuno corrispondente ad una personalità diversa.
Ci vuole molto autocontrollo per rendersene conto e continuare ad essere un tutt’uno!
NE CONSEGUE…
ROTAZIONE TRA INTERPRETI.
Proprio per evitare uno “sdoppiamento” pericoloso, nel caso della Simultanea, i due Interpreti presenti in cabina si alternano dopo un periodo di tempo da definire di comune accordo, talvolta quindici, venti, o trenta minuti, a secondo della difficoltà dell’argomento, della stanchezza mentale e, soprattutto, della tensione del momento: chi interpreta capisce tutto, ma riproduce con maggior difficoltà rispetto a chi ascolta, perché il pubblico “pende dalle sue labbra” e, soprattutto, dalla congruità dei suoi discorsi.
ALTRO REQUISITO IMPERATIVO PER NOI INTERPRETI
Puntualità
La puntualità è una caratteristica comune, indica serietà in tutte le attività.
Nel mio lavoro, tuttavia, direi che è imperativa ed inderogabile.
Solo una breve precisazione a riguardo.
Essere puntuali è ovvio, pertanto non entrerò nei dettagli.
Tuttavia, meglio specificare ed arrivare puntuali, piuttosto che lasciar perdere e lasciare il pubblico senza INTERPRTE e parole.
Ne consegue che: un bravo interprete arriva a un orario decoroso, all’indirizzo giusto, pronto a…
Accendi il microfono, ascolta, elabora, inspira, respira, parla!
QUALCHE DETTAGLIO IMPORTANTE SULLA PROFESSIONE
Memoria:
La memoria di un’interprete è una caratteristica impressionante, che non si improvvisa dall’oggi al domani.
Occorre, innanzitutto, un iter formativo ad hoc.
Ci vogliono migliaia di ore di studio e di pratica per arrivare a svolgere in un unico momento tre attività distinte: ascolto, elaborazione, riproduzione del discorso. L’interprete usa ampiamente la memoria rapida che, come un muscolo, è in grado di sviluppare la propria resistenza. Gli interpreti di conferenza assomigliano un po’ a chi partecipa a una gara di staffetta!
Disciplina:
Un’interprete professionista disciplinato sa quando e cosa studiare e anche come mantenere in esercizio le proprie conoscenze. Anche non permettere che delle opinioni personali traspaiano durante il servizio di interpretariato richiede attenzione al dettaglio e senso di disciplina.
Etica:
Si tratta di una qualità spesso trascurata, eppure di importanza cruciale per un interprete. L’etica di un interprete poggia su pilastri quali la riservatezza, il rispetto e la consapevolezza dei propri limiti.
Strumenti:
Un buon interprete ha a propria disposizione degli strumenti che facilitano il suo operato presso il cliente: un computer per fare le ricerche necessarie, un dizionario bilingue specialistico, senza dimenticare un blocco e una penna per prendere appunti. Infine, un colloquio preliminare spesso è molto utile per assicurare la fluidità degli scambi con tutti gli interlocutori.
Cultura generale:
Dal momento che lingua e cultura sono strettamente legate, l’interprete e/o il Traduttore deve assolutamente avere una buona conoscenza delle caratteristiche culturali legate alle due lingue oggetto di lavoro.
Le differenze culturali talvolta sono argomenti sensibili ed è in quei frangenti che un Interprete e/o un Traduttore può dimostrare tutto il suo valore. Se, per esempio, le espressioni umoristiche e il linguaggio dei simboli sono argomenti delicati da trattare, la dovuta considerazione delle differenze culturali è di importanza fondamentale in alcuni settori, quali la salute mentale e le cure palliative.
Occorrono competenze particolari a livello tecnico?
Le competenze tecniche sono quelle necessarie a qualunque interprete, oltre a una passione per la tecnica specifica di interpretazione. Ovviamente, serve anche un grande interesse per la lettura, che rende la fase di preparazione piacevole, tanta curiosità e un amore incondizionato per la, o le culture e la lingua scelta come colonna sonora della nostra vita.
Quali sono le competenze che invece servono in maniera trasversale, quelle definite “soft skill”?
Ci vogliono: empatia, inclinazione alla mediazione, la volontà di comprendere elementi non innati, combinati con la disponibilità a mettere in campo tutto il nostro “vissuto” come se fosse un radar di sensibilità. Bisogna prestare molta attenzione a tutto quello che ci circonda e si presenta alla nostra percezione, pronti ad assorbirlo come spugne, perché, talvolta, le cose più impensate, e apparentemente irrilevanti, ci permettono di captare un’idea accennata, carpire rapidamente un concetto, immaginare una situazione e stabilire dei collegamenti che ampliano e delineano la visione e la comprensione.
Qual è il compito degli interpreti e dei traduttori in generale?
Credo che il compito di un’interprete, in questo preciso frangente, non sia tanto la fedeltà lessicale, quanto piuttosto ricevere i pensieri affidati e trasferirli nella lingua di arrivo, cercando di suscitare lo stesso effetto che avrebbero ottenuto presso i parlanti della lingua originale. Vale per tutti gli interpreti in generale, ma in quest’ambito non è davvero possibile fermarsi alla dimensione verbale e bisogna leggere oltre le parole. Serve altresì una conoscenza profonda, aggiornata e maniacale del tessuto culturale da cui proviene l’autore, perché la sua opera è frutto di quel tessuto, così come saper identificare le differenze culturali e colmarle per consentire, a chi ascolta, una comprensione informata.
Ci sono dei punti in comune tra il lavoro dello scrittore e quello dell’interprete? Come fanno a entrare in empatia?
Penso che il lavoro più vicino allo scrittore sia quello del traduttore ovviamente; d’altronde, non sono rari i casi in cui i due ruoli si concentrano nella stessa persona. Saper creare un flusso di empatia dipende più che altro dalla personalità di ognuno. Di solito, quando sanno di dover fare affidamento sull’interprete, autrici e autori si mettono a disposizione per consentire a chi li interpreterà di lavorare nel migliore dei modi. È importantissimo che il binomio oratore–interprete lavori a proprio agio e se la persona tradotta non ha mai lavorato con un’interprete, sarà compito di questi far capire che il suo ruolo è quello di mettersi al servizio della comunicazione e, soprattutto, che la comprensione dipende dalle sue parole.
PASSIONE LAVORO…
Amo il mio lavoro al punto tale che…
Talvolta, anche quando guardo un film, o ascolto le notizie, mi sorprendo a interpretare.
Pensavo fosse lavoro, invece è…Amore!
IMPORTANZA DI ESSERE CONTATTATI PER TEMPO PER GARANTIRE UNA QUALITÁ IN LINEA CON GLI STANDARD E, SOPRATTUTTO, CON L’ETICA PROFESSIONALE
Salvo casi rari, di comprovata urgenza, non accetto mai incarichi last minute.
Perché?
Non sono the “Interpreting Queen”, non ho una corona in testa, non pretendo la luna.
Chiedo di lavorare secondo Scienza e Coscienza.
La Qualità è il mio Imperativo Professionale. Le Parti coinvolte in un incarico di interpretazione sono due: Committente e Interprete.
Solo una perfetta interazione tra le Parti garantisce un risultato in linea con gli standard di Qualità vigenti e, per me, obbligatori e inderogabili.
NON HO CONSIGLI DA DARE, POSSO SOLO PARLARE DELLA MIA ESPERIENZA E, DI QUI, PROVARE A DEFINIRE BUONE REGOLE DI CONDOTTA PROFESSIONALE
Se avessi a disposizione la macchina del tempo, direi di fidarsi di più del proprio sesto senso e dell’intuito, anche se ritengo che l’incertezza sia un fattore inevitabile.
Se volessi dare prova della mia “Vint-age” anagrafica e professionale, consiglierei innanzitutto di fare affidamento sulle competenze acquisite nel tempo.
BECAUSE…
La percezione diffusa della competenza linguistica necessaria, per poter dichiarare di padroneggiare una lingua al punto tale da considerarsi “Interprete”, o Traduttore, di professione, è piuttosto confusa e vaga.
A differenza delle persone “non addette ai lavori”, le quali dichiarano di parlare 2 o 3 lingue straniere con una perfetta padronanza, un’Interprete o un Traduttore Professionista, e professionale, si chiede spesso se davvero conosca la lingua con la quale lavora ogni giorno. In particolare, si domanda se la sua padronanza della lingua sia la stessa di una persona madrelingua.
In altri termini: dimostra umiltà. Oltre a “masticare e digerire” una lingua, l’Interprete, e il Traduttore direi, deve mostrarsi semplice, sicuro di sé, mai borioso, o arrogante.
L’arroganza e la superbia provocano balbuzie e impediscono la comunicazione lineare: mia personale interpretazione.
In ogni caso, penso che la diffusione di una lingua di comunicazione come l’inglese, combinata con l’illusione che l’Intelligenza Artificiale si sostituirà a noi, nel tempo, abbia contribuito alla riduzione della richiesta di interpreti e traduttori Professionisti.
Tuttavia, quando è necessaria una comprensione reale e approfondita di una situazione, o un testo importante, il Professionista è, e resterà, insostituibile.
Illusione?
No, consapevolezza del proprio valore.
IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE PLURILINGUISTICA
Disporre di una o due lingue di comunicazione a livello universale è certamente un vantaggio per gli scambi immediati e quotidiani, ma è importante prestare attenzione a non credere che un’unica lingua sia il miglior antidoto alla reciproca incomprensione. La diversità linguistica è una condizione culturale inderogabile, tanto quanto il patrimonio artistico di ogni paese.
UNA CONSIDERAZIONE E UNA DOMANDA D’OBBLIGO
Qual è l’impatto che sta avendo lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nel mio settore?
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel bene e nel male fa passi da gigante ogni giorno.
Qualcuno sostiene che vada a velocità elevata.
La mia replica, immediata, è la seguente: l’Intelligenza Artificiale è stata creata dall’Essere Umano.
Ne consegue: l’Essere Umano definisce la velocità e si allena per stare al passo con l’Intelligenza Artificiale.
Il dilemma riguarda qualunque professione, sono consapevole dei rischi impliciti nello sviluppo e nella diffusione continua dell’Intelligenza Artificiale.
D’altro canto, sono convinta che la stessa sarà soggetta alla stessa regolamentazione di qualsiasi altra attività finora praticata. In altri termini, auspico una rivoluzione normativa senza precedenti per evitare che il pianeta si trasformi in un inferno di disoccupazione incontrollata, per evitare che un “misero” algoritmo distrugga le basi della nostra civiltà, costringendo tutti a ripartire da zero.
Auspico la prosecuzione del genere umano e della Creatività che lo contraddistingue.
CONCLUDEREI CON UNA CITAZIONE DI UN GRANDE SCRITTORE: UMBERTO ECO
“Qual è la lingua franca dell’Europa?”
“La traduzione”.
Viviamo e parliamo in una zona franca.
Non permettiamo alla nostra Cultura di tramontare.
(DPC)
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