Un tempo bastava una stretta di mano, oggi serve un business plan.

Un articolo di Patrizio Gatti

 

“Ma perché in banca la funzionaria mi ha chiesto di fare il business plan e anche una pianificazione di tesoreria? Tanto poi chiedono le garanzie, e io ho immobili da mettere a copertura e poi conosco il direttore!”

 

Non è la prima volta che sento dire una cosa grossomodo simile.

Le conoscenze contano, certo, ma non come una volta.

Prima bastava una stretta di mano. Oggi no.

 

Perché chi decide davvero se darti un finanziamento, di solito, non è nemmeno il direttore.

Le decisioni passano dai numeri, dagli algoritmi, dai sistemi automatici di valutazione, non più dalle relazioni personali.

Le banche si basano da anni su modelli di rating, cioè valutazioni costruite su indici di bilancio e su indicatori che misurano come ti comporti verso il sistema bancario.

 

Per quanto riguarda le garanzie, contano ancora.

Se non ci sono immobili ti chiederanno quasi sempre fideiussioni, oppure ti proporranno garanzie con consorzi fidi che coprono una parte importante del finanziamento.

Ma, con l’entrata in vigore delle linee guida EBA, l’Autorità Bancaria Europea, dal 2021, è cambiato qualcosa.

Oggi, proprio come dicono gli orientamenti EBA, gli istituti bancari danno meno peso alle garanzie e molta più attenzione alla capacità di creare reddito e flussi di cassa futuri.

L’analisi non si ferma più alle garanzie e ai dati passati, ma guarda avanti.

Ormai in tanti lo chiamano, in inglese, forward looking.

 

Non bastano più le garanzie

Il merito creditizio non si basa più sulle garanzie ma sulla capacità reale dell’impresa di generare cassa e reddito nel tempo.

Oggi gli istituti di credito vogliono vedere

  • business plan coerenti
  • previsioni di cassa realistiche
  • scenari “cosa succede se” in caso di crisi

 

Usano diversi indicatori per capire se un’azienda è solida e se riuscirà a pagare i suoi debiti.

Eccone alcuni tra i più comuni

  • Il DSCR, che mostra se l’azienda genera abbastanza cassa per pagare rate e interessi
  • La PFN, cioè la differenza tra debiti finanziari e liquidità
  • L’EBITDA, il margine che rimane dopo aver coperto i costi operativi
  • Il rapporto PFN/EBITDA è molto usato per capire in quanti anni l’impresa riuscirebbe a rimborsare i propri debiti con la liquidità generata proprio dall’EBITDA
  • L’indice di indebitamento, che indica quanto si regge su capitale proprio e quanto su quello di terzi
  • Il ROI, che misura il rendimento del capitale investito

 

Certo, lo so, è un po’ tecnico.

Ma questi sono solo una piccola parte degli indicatori che gli istituti di credito analizzano per capire se un’azienda è in equilibrio.

E, che piaccia o no, è il linguaggio che oggi si parla in banca.

Se devi chiedere credito e andare a colloquio con gli istituti di credito, conviene iniziare a masticarlo.

 

Un punto importante, la gestione della cassa

Controllare il flusso di cassa non vuol dire solo guardare quanto entra o quanto esce.

Vuol dire farlo con costanza e capire da dove arriva quella cassa.

 

Perché se i soldi entrano solo da prestiti o da vendite occasionali è un segnale da non sottovalutare.

La cassa deve nascere dalla gestione tipica, dal lavoro vero dell’impresa.

È questo che le banche vogliono vedere, aziende che generano valore mese dopo mese, con equilibrio e continuità.

 

Dal finanziamento al monitoraggio

Queste logiche non valgono solo quando chiedi un nuovo prestito, oggi valgono sempre.

Le banche monitorano in modo continuo e usano indicatori di preallerta, i cosiddetti early warning, per intercettare in anticipo segnali di squilibrio.

In pratica non si guarda più solo a cosa è successo, ma anche a cosa potrebbe succedere.

 

EBA e Adeguati Assetti parlano la stessa lingua

Le linee guida EBA spingono le imprese a essere più attente nella pianificazione economica e finanziaria.

Parliamo di budget di tesoreria, business plan e controllo dei flussi prospettici.

La centralità dei flussi di cassa futuri, le analisi forward looking, gli indici di allerta e le valutazioni qualitative si incrociano perfettamente con ciò che richiede l’articolo 2086 del Codice Civile, quello sugli Adeguati Assetti.

 

In poche parole, gli adeguati assetti sono l’insieme di strumenti organizzativi, amministrativi e contabili che servono a gestire bene l’impresa, prevenire squilibri e garantire continuità aziendale, detta anche going concern.

Sia l’EBA che la normativa della crisi d’impresa chiedono la stessa cosa, prevedere, reagire in tempo ai segnali di squilibrio e dimostrare la continuità aziendale.

E tutto questo è possibile solo mettendo in campo strumenti di organizzazione, pianificazione e controllo.

Ecco perché oggi i sistemi di pianificazione economica, finanziaria e di controllo di gestione non sono più un optional, servono sia per ottenere credito sia per essere in linea con la legge.

 

La vera opportunità

È chiaro, chi non si adegua farà più fatica a ottenere credito e a mantenerlo.

Ma per chi sceglie di farlo la pianificazione e il controllo di gestione diventano un punto di forza.

 

Oggi la differenza non la fa chi ha più garanzie ma chi sa dimostrare di avere il controllo del proprio futuro finanziario.

 

E tu?  Hai già un sistema di pianificazione e controllo di gestione che ti permetta di dimostrare alle banche e a te stesso che la tua impresa è pronta ad affrontare quanto richiesto dalle linee guida EBA e dagli Adeguati Assetti?

 

Patrizio Gatti

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