Appartenenza e Inclusività: l’Esplosione del Potenziale Umano nelle Organizzazioni
Un articolo di Veronica Spinella
In passato anch’io mi sono stancata che provassero a farmi recitare la parte della sola pedina passiva nel gioco aziendale. Non credo ci siano poi molto riusciti dato il mio carattere e il mancato allineamento personale a questo tipo di gioco. Ma il peso e il solo tentativo mi hanno certamente fatto sprecare forze ed energie.
Appartenenza e inclusività nelle nostre organizzazioni, per me non sono mai stati degli slogan abusati per vendersi meglio all’esterno. Hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi, dopo tanti anni, un cambiamento radicale, un cambiamento di cultura in continua evoluzione, un’esplosione del potenziale umano che rischia di non spiegare mai le proprie ali e di spiccare il volo in organizzazioni chiuse e immobili.
Da una parte ci solo le persone, i dipendenti, che talvolta si sentono semplicemente un numero di badge, vivono una situazione di totale estraneità rispetto al posto di lavoro dove trascorrono come minimo 8 ore ogni giorno, dall’altra una cultura aziendale talvolta non ancora pronta e consapevole del fatto che dare priorità alla creazione di posto di lavoro dove tutti si sentano parte dell’organizzazione che li riconosce, li supporta e li fa sentire inclusi ponendo in essere delle reali politiche di inclusività possa solo portare occasioni di accrescimento reciproco, un vero e proprio win-win.
Quando vediamo le organizzazioni che hanno sposato e incorporato nella propria cultura aziendale i principi di appartenenza ed inclusività in senso reale e non come slogan per il marketing, ci accorgiamo immediatamente della forza prorompente di questo approccio e delle conseguenze che si percepiscono sin dal primo momento in cui si entra. Si annusano altri odori, si vedono altri scenari e soprattutto si scorgono sui volti delle persone che si incontrano altre espressioni che ci restituiscono una forza intangibile ma che ci arriva esattamente come una carezza e come una rinnovata consapevolezza.
Le testimonianze e le reali prove sull’effetto prorompente di questi elementi sulla crescita ed evoluzione delle organizzazioni sono all’ordine del giorno.
Noi vorremmo che non fossero delle testimonianze singole ma una quotidianità tale da non fare nemmeno più tanto scalpore.
È il momento di rompere le catene dell’impersonalità e abbracciare l’appartenenza e l’inclusività come chiave per sbloccare il vero potenziale delle organizzazioni.
È un percorso che necessità di condivisione e di supporto, così come tutti i percorsi di cambiamento e di evoluzione. Gli eventuali strumenti a sostegno per le organizzazioni oramai sono a disposizione, molti strumenti sono oramai conosciuti, fruibili e di comprovato valore (solo per citarne alcuni consulenza, coaching in tutte le sue declinazioni, strumenti di assessment, profilazione di fattori motivazionali) per supportare in questa evoluzione il top management e le organizzazioni nel loro complesso. È una questione di far propri questi valori, incarnarli, trasferirli ai propri dipendenti e continuare a lavorarci tutti insieme.
Alcune volte mi chiedono anche se non proprio così direttamente: tutte belle parole ma perché parli di win-win?
Io spiego, in quanto per me tutto questo è stata la luce che ha illuminato il mio percorso da dipendente e consulente e l’ho vissuta in prima persona, che in un’atmosfera aggregante e partecipativa ognuno è più portato a dare il meglio di sé, ad essere più produttivo e stimolato a trovare anche delle nuove soluzioni ai problemi che si presentano ogni giorno, a non lasciare indietro o solo nessuno e si è portati maggiormente a collaborare con gli altri.
Cadono i muri “loro e noi”, accresce il senso reciproco di responsabilità, si lavora tutti insieme per mettere in campo tutte le esperienze, competenze e prospettive a supporto del raggiungimento dei traguardi, all’arricchimento dell’intera organizzazione che in fondo non è che l’insieme di tutte le persone che lavorano insieme tutti i giorni.
Chiariamo però subito un concetto di base e assolutamente fondamentale: tutti sono chiamati a fare la propria parte, non solo gli altri. Tutti devono sentirsi responsabili e partecipare attivamente a rinforzare, giorno dopo giorno, questo approccio culturale, nessuno escluso.
Allo stesso tempo tutto questo ci permette di coltivare un senso profondo di connessione tra i membri del team di lavoro, migliorando la produttività in quanto si agisce in modo più efficiente ed impegnato.
Significa anche vedere le persone con desideri, sogni e contributi unici da offrire. Solo quando riconosciamo e celebriamo la diversità, solo quando creiamo spazi in cui ogni voce può essere ascoltata, possiamo veramente affermare di avere un’organizzazione inclusiva.
Quando ci sentiamo accettati, rispettati e valorizzati, tutto questo si trasforma nella nostra linfa vitale che nutre innovazione e creatività. Questo vale per tutti i membri dell’organizzazione ma proprio tutti, vertici inclusi.
Quando si abbraccia veramente l’inclusività si inizia nello stesso momento a far fruttare la ricchezza delle esperienze uniche di ciascuna membro che sono anche più inclini ad accettare nuove sfide e a mettersi a disposizione per superare le difficoltà che si presentano.
Il creare un senso di appartenenza ed inclusività non è solo una questione di politica aziendale: è proprio un modo di pensare, un approccio che permea ogni decisione e interazione e che ci responsabilizza ad essere anche un esempio pratico proprio della stessa politica. Si passa dai fatti alle parole, alle azioni quotidiane.
E quando tutto questo diventa la prassi ecco che assistiamo al miglioramento della comunicazione interna, grazie alla trasparenza e fiducia creata, ad una esplosione di idee e talenti che trasforma le organizzazioni da entità statiche ad entità in continuo dinamismo.
Per prima cosa il posto di lavoro diventa il luogo dove le persone vogliono rimanere a lavorare e non hanno alcuna intenzione di fuggire, riducendo così il turnover, una fucina di innovazione, rafforzando il proprio posizionamento sul mercato e cercando forse di conquistare altri mercati non ancora esplorati, un luogo di sviluppo anche personale ed essere quindi attrattivo per delle nuove persone che desiderano ad entrare a farne parte, rafforzando in tutto questo il nostro rapporto di partnership con i nostri clienti per un rapporto sempre più solido e duraturo e per creare un nuovo rapporto di lavoro di valore con i nuovi.
Di fronte a tutto questo accogliamo, facciamo nostra e sviluppiamo la cultura dell’appartenenza ed inclusività e ne usciremo tutti solo vincitori a livello personale e professionale.
Veronica Spinella