AUTOTRADIMENTO
Un articolo di Alessandro Carli
Per la maggior parte delle persone, il tradimento rappresenta un gesto abbietto, imperdonabile, poiché non si tradisce soltanto una persona, che è già di per sé deprecabile, ma anche un ideale, un valore.
Non conosco nessuno che annoveri tra i suoi valori guida il tradimento e, per questo motivo, la vergogna ed il senso di colpa che conseguono a questo atto sono laceranti. Difficilmente si riesce a superarli nel corso di una vita e, se particolarmente pesanti, possono perfino indurre le persone a togliersela.
Una persona con una forte autostima, equilibrata e con un sistema di valori chiaro difficilmente tradisce… consapevolmente, almeno. Se, però, chi tradisce è internamente debole in partenza (bassa autostima), ma crede fortemente nella fedeltà/lealtà, le ripercussioni che seguono ad un tradimento fatto saranno sconvolgenti . È importante capire che non si tradisce la persona, ma il proprio sistema di valori e quanto più forte è per noi il valore in questione tanto più dolorosa sarà l’esperienza del tradimento, sia subito che fatto.
Paradossalmente, per fare un esempio storico ed iconico, diversamente da quanto viene rappresentato nei Vangeli, Giuda era molto probabilmente una brava persona (dopotutto lo ha scelto lo stesso Gesù), senza dubbio fedele, e proprio perché ha infranto il VALORE della fedeltà, la vergogna ed il senso di colpa che ha vissuto in seguito al suo tradimento lo hanno letteralmente devastato e quindi indotto al suicidio.
Senza arrivare a tanto, chi tradisce si sente perso, spesso irrimediabilmente, perché il suo sistema di valori viene messo pesantemente in discussione e molto probabilmente deciderà di seguire quella che ritiene essere a quel punto la sua vera natura ed identità, cioè quella del traditore: una scelta fatta più o meno consciamente, da cui difficilmente si torna indietro, sebbene non impossibile (il riscatto è SEMPRE possibile).
Se credo nella fedeltà coniugale, farò molta attenzione a non tradire il mio coniuge, ma se “cado”, il valore della fedeltà vacillerà e sarò più vulnerabile verso altre tentazioni, innescando una spirale viziosa difficile da controllare. Questo varrà anche nel rapporto coi miei soci in affari, con il mio codice deontologico, coi miei amici… praticamente in ogni ambito dove il valore di fedeltà/lealtà assume una forte rilevanza.
Il ruolo dell’autostima nella fedeltà/lealtà
L’autostima svolge un ruolo fondamentale in tutte queste dinamiche, ma per capire in che modo lo fa è importante avere chiaro cosa sia l’autostima e come si forma.
Avere autostima non significa volersi bene. Non ho autostima perché mi voglio bene, ma mi voglio bene perché ho autostima. È un potente istinto umano! Prova a pensare a tutto ciò (e intendo TUTTO: persone, oggetti, ideali, ecc.) a cui sei legato e che “ami”. Perché lo ami? Perché gli dai valore, sia esso economico, sentimentale, morale, ideale, ecc.
E’ IMPOSSIBILE amare ciò a cui non si dà valore e non si può NON amare ciò a cui non lo si dà!
Come dice la parola stessa, la “autostima” è una valutazione, una vera e propria perizia, una stima, appunto, che facciamo su noi stessi continuamente ed inconsapevolmente.
Tuttavia, per poter fare una valutazione è necessario avere dei parametri di riferimento con cui confrontarci, che sono del tutto soggettivi: ne abbiamo a decine, centinaia, migliaia… tra convinzioni e valori.
Ad esempio, tra le convinzioni possono esserci: sono importante/valgo perché i miei genitori me lo dicevano in continuazione e me lo dimostravano; valgo perché vado bene a scuola/lavoro; valgo perché ho molti amici; valgo perché riesco bene in tutto ciò in cui m’impegno; ecc.
E ancora, sono importante/valgo perché credo nell’amore e sono amorevole verso gli altri; valgo perché credo nella disciplina e sono conseguente; valgo perché credo nella responsabilità e sono sempre ligio ai miei doveri; valgo perché credo nella fedeltà/lealtà e non tradisco mai i miei impegni e le aspettative che gli altri hanno su di me; ecc.
Quanto più forti sono le mie convinzioni ed i miei valori e quanto più aderisco ad essi NEI FATTI, tanto più sale la mia valutazione su di me e si rafforza la mia autostima.
Come ci facciamo male da soli
L’autostima non determina il nostro valore assoluto (sé fosse così, saremmo TUTTI con altissima autostima) e poiché si tratta unicamente della personale e soggettiva percezione del nostro valore, è per questo che la nostra autostima varia nel tempo con alti e bassi, anche perché i parametri di autovalutazione e la valutazione stessa sono soggetti a variazioni.
Sono due i motivi per cui variano nel tempo: il primo è che col tempo cambiano le nostre convinzioni ed i nostri valori, ossia il nostro sistema di credo e di valori; il secondo è che siamo esseri umani, quindi sbagliamo e quando questo accade le nostre valutazioni calano o perfino crollano, andando ad intaccare non soltanto il/i valore/i che abbiamo “violato”, ma tutto l’insieme del nostro sistema di valori: è un momento di profonda crisi che va saputo gestire.
Infatti, la prima vittima di questo calo di valutazione, e quindi di autostima, siamo noi stessi perché non ci sentiamo più degni come prima e, inconsciamente, cominciamo ad autopunirci… autotradendoci.
E non ci manca certo la fantasia…!
Ad esempio, siamo meno disposti a dire di “no” a delle richieste o nel prendere posizione su una questione anche quando dovremmo. Dopotutto, chi siamo noi per affermare il nostro punto di vista? A chi interessa? Perché crearci dei nemici quando possiamo accontentarli? In questo modo tradiamo chi siamo, ciò a cui aspiriamo, i progetti che avevamo…
Oppure, ci rifiutiamo di accettare la realtà, di non voler vedere come stanno le cose, a partire dalle azioni che abbiamo commesso, dei valori che abbiamo infranto, del dolore che abbiamo causato (anche a noi stessi). Quando cerchiamo di alienare le nostre responsabilità, ci stiamo dicendo di non essere in grado di gestire una situazione che noi stessi abbiamo creato.
E ancora, ci pieghiamo alle aspettative di altri come mezzo (inconscio) per espiare le nostre colpe, non ritenendoci più degni di vivere la nostra vita come dovremmo o avremmo voluto.
Per non parlare di come, magari, ci attacchiamo agli altri come cozze e sentirci dipendenti da loro, poiché pensando di non avere (o di aver perso) una forte guida interiore, riteniamo che seguendo coloro che invece ne hanno una saremo più al sicuro… riversando, però, su di essi la responsabilità di farci sentire almeno un po’ felici.
Pagare il prezzo
La nostra mente non distingue il tradimento ad altri o a noi stessi proprio perché, come dicevo, non è il torto fatto, il problema , ma la violazione di un valore (la fedeltà/lealtà, in questo caso).
Sotto tutto questo vi è una questione di responsabilità. L’autostima non è una qualità caratteriale per cui o ce l’hai o meno: è una scelta e, come tale, ne se n’è responsabili.
Quando non ci si assume la responsabilità delle nostre azioni e dei nostri stati emozionali, tradiamo gli altri E noi stessi: consci o meno di ciò che stiamo facendo, non possiamo pensare di cavarcela con questi patetici giochetti di autotradimento per mitigare i nostri sensi di colpa.
Cosa pensiamo di ottenere? Scegliere di vivere una vita miserabile ci farà forse sentire meglio? E farà forse sentire meglio chi si ha tradito? E farà forse stare meglio coloro che ci sono più vicini nel vederci vivere la nostra vita a metà? Sul serio pensiamo di espiare così le nostre colpe?
Troppo facile. Chi ha sbagliato paga il prezzo, non gli altri… troppo facile e falso, sennò.
Si va dalle persone che si sono sentite tradite e non si chiede soltanto scusa, ma si FA qualcosa di concreto per dimostrare la sincera volontà di rimediare al torto, a prescindere dal perdono o meno, poiché questo dipende unicamente da loro.
Sono azioni come queste, dove piuttosto che farle si preferirebbe essere scorticati vivi, a ridare dignità alla nostra vita: allora vedi dove schizza l’autostima.
Quando si paga il prezzo per riprendercela.
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