BUSINESS E AMICIZIA: E’ POSSIBILE?
Un articolo di Alessandro Carli
Friendship is friendship; business is business: una delle frasi più ciniche ed odiose che si possano sentire, ma che fotografa in modo nitido la realtà dei fatti…
O no?
Il punto non è che la frase sia sbagliata in sé, mettendo in evidenza la diversa collocazione di questi due aspetti, amicizia e business, nella gerarchia dei valori; ma che si tenga separato ciò che separato non è… o che non lo è più.
Ho già avuto modo di spiegare che operiamo tutti su più livelli, o dimensioni, contemporaneamente. Ad esempio, il business si colloca sul livello più basso, quello fisico-materiale (tra cui anche l’aspetto economico) ed è quindi normale che da lì ci si senta pressati unicamente da considerazioni prettamente opportunistiche, guidati da due sole direttive: evitare il dolore il più possibile, come ad esempio trovarsi in debito od in qualsiasi altra difficoltà contingente; ovvero ricercare sempre più piacere, spingendo per arricchirsi fino a scoppiare o per accumulare sempre più controllo e potere.
Finché la nostra mente resta incatenata a quel livello, è evidente che non possa esistere altro dio al di fuori del profitto, per il semplice fatto che non si riesce proprio a vedere altro e l’amicizia è del tutto fuori luogo: non è cattiveria, ma pura e semplice cecità.
Questo è però un modello comportamentale che negli ultimi 30 anni, grazie ad una sempre maggiore interazione tra persone e business, sta sempre di più lasciando il posto ad uno basato su un rapporto umano più profondo e lo si evince chiaramente dal diverso tono della comunicazione, molto più emotiva e coinvolgente rispetto a prima, dove la differenza la facevano quasi esclusivamente il prezzo e il nomedell’azienda (affidabilità, sicurezza… tipici valori del primo livello) con cui s’interagiva.
Ecco che l’amicizia assume un diverso significato rispetto a quello utilitaristico di prima ed il rapporto tra le parti diventa più importante, al punto che la capacità di definire una relazione più incisiva ed autentica diventa a tutti gli effetti un plus competitivo. Qualcosa è decisamente cambiato a livello di priorità dei valori e sebbene il livello inferiore non svanisca, ha certamente un minore impatto sul modo di pensare comune.
Questo non significa che qualsiasi controversia finisca a tarallucci e vino. Non esiste amicizia unilaterale e se, ad esempio, il vendor tende oggi a dimostrare più tolleranza e pazienza di prima rispetto ad un’inadempienza del buyer (o viceversa), non significa che questi sia autorizzato ad approfittarne: la responsabilità dell’uno verso l’altro è comunque sempre reciproca, poiché questo è un requisito inalienabile dell’amicizia.
E non è finita.
Oggi, e ancora più domani, il concetto di amicizia nel business sta assumendo connotati ancora diversi e più profondi. Non riguarda più soltanto la qualità del tipo di rapporto che s’intende definire tra i diversi attori, che potrebbe essere comunque usato furbescamente per godere dei benefici materiali del primo livello, ma si comincia ad insinuare una sempre più marcata consapevolezza globale e, cioè, che siamo tutti sulla stessa barca. Questa è una visione più sistemica, rispetto alle precedenti due, e di nuovo lo si evince anche qui nella comunicazione che sta ancora cambiando, mettendo sempre più in evidenza il fatto che non è più questione soltanto di me o di te, ma di noi tutti.
Per questo, business e amicizia non possono più riguardare interessi distinti ed incompatibili fra loro e che occupandomi solo dei miei posso garantire prosperità e futuro alla mia attività. Non soltanto verrebbe ritenuto moralmente inaccettabile, ma distorto nei fatti: non siamo più io e te, in ballo, bensì un bene superiore, che è l’intera umanità, e come noi due ci trattiamo a vicenda andrà in qualche modo a ricadere, anche solo infinitesimamente, su tutto il resto.
Le politiche di applicazione del miglior prezzo, ovvero più buyer-friendly, sono temi che ancora destano l’attenzione del consumatore, ma l’accento verrà posto sempre di più sull’attenzione che un’azienda pone sulle questioni ambientali e climatiche, ovvero di salute, dei diritti umani, di pace, di benessere e altro ancora a livello globale… tutte questioni che se anche non ci toccano direttamente, sentiamo che in qualche modo ci coinvolgono – o possono concretamente coinvolgerci – direttamente.
Che poi tutto questo possa essere propinato anche in modo manipolatorio ed a favore di mastodontiche realtà economiche sovranazionali, ci sta, ed è necessario alzare le antenne; ma non c’è dubbio che stiamo vivendo in una realtà dove si sta facendo prepotentemente strada la consapevolezza di essere tutti sempre più interdipendenti e quindi legati ad un unico destino, relegando l’ormai esaurita dicotomia tra amicizia e business ad un passato che non potrà più tornare.