CAPIRE ED AGIRE
Un articolo di Alessandro Carli
Aristotele scriveva:
“L’Uomo è nato per due cose: Capire ed Agire,
quasi fosse un dio mortale.”
Posto che ci si potrebbe scrivere un saggio su questa frase, mi hanno particolarmente colpito quei due verbi, Capire ed Agire, a cui il famoso filosofo ha dato un’importanza assoluta, lo scopo stesso della nostra esistenza.
Partiamo da quel “Uomo” con la “U” maiuscola, quasi a volerne esaltare l’unicità e l’esclusività, associandolo ad un “dio”, benché mortale. Il messaggio mi pare chiaro: non si sta riferendo all’“uomo” come mera specie animale, ma di ciò che egli dovrebbe aspirare ad essere, cioè un essere superiore alla sua condizione terrena, capace di elevarsi rispetto ad una vita di “banale” sopravvivenza.
Affinché questo status possa realizzarsi è necessario attivare due importanti facoltà, che sono appunto quelle di capire e di agire, ma in modo tale da distinguersi nettamente dalla loro funzione più basica. Anche gli animali, infatti, hanno un certo grado di comprensione di ciò che sta attorno a loro e di come sfruttarlo a proprio vantaggio; e certamente, sanno agire… sanno cacciare, difendersi, lottare, procreare… insomma, tutto ciò che occorre che per mantenersi in vita e garantire la prosecuzione della loro rispettiva specie.
Ma entriamo un po’ più in profondità di ciò che, ritengo, Aristotele avesse in mente.
CAPIRE
Non riguarda la semplice capacità di dare un senso, un significato a ciò che accade attorno a sé ed al modo in cui una determinata conoscenza possa migliorare la propria condizione (o quella di un determinato gruppo).
Riguarda il maturare una comprensione più estensiva del mondo intorno a noi e dentro di noi ed il modo in cui questa conoscenza, questa comprensione contribuisce a fornirci informazioni più accurate a proposito della realtà in cui viviamo e operiamo grazie all’interazione di tutto ciò che proviene dall’esterno E dall’interno.
Più precisamente, viene definita “consapevolezza”.
AGIRE
Come dicevo, qualunque essere vivente – perfino le piante – agiscono in qualche modo, sollecitato da esigenze interne (bisogni) e rispetto ad eventi esterni, ma unicamente a livello istintivo, dove si prescinde quindi da una comprensione articolata di ciò che sta realmente accadendo all’interno di un quadro d’insieme.
L’azione di un essere umano è molto diversa. Infatti, egli è in grado di agire non soltanto in funzione di obiettivi anche molto lontani nel tempo, quindi non legati a bisogni contingenti, ma anche di obiettivi astratti, come la realizzazione dei valori propri individuali e collettivi.
In effetti, si potrebbe dire che quanto più lontano nel tempo si prevede la realizzazione di un obiettivo, tanto più elevato è il suo pensiero ed il suo allineamento con la propria consapevolezza; questo perché non è limitato e costretto da ciò che i suoi istinti gli dettano.
Incrociando su un piano cartesiano questi due elementi, consapevolezza (comprensione) ed azione, si riesce a determinare in quali dei seguenti quattro stati mentali di base opera un individuo.
Confusione
Laddove c’è una bassa consapevolezza, un individuo può scegliere di non agire (stiamo parlando di azioni mirate, non di un semplice “movimento”) o di agire molto cautamente per non causare ulteriori danni, soprattutto a se stessi.
Non esita quindi a lasciarsi guidare anche nelle scelte da fare, pensando che così facendo, persone più colte, preparate ed esperte di lui/lei siano in grado di indicargli una via. La confusione rimane, ma affidarsi a chi si suppone sia più “consapevole” di loro pare la scelta più saggia.
Frustrazione
La consapevolezza è ancora bassa, ma c’è più azione. Non si tratta di persone che se ne stanno con le mani in mano, ma poiché tali azioni sono “cieche”, non soltanto i risultati saranno scarsi, ma le azioni (intese anche come strategie) potranno essere perfino dannose.
La frustrazione deriva dal fatto che l’impegno profuso non corrisponde ai miseri risultati che si raccolgono, ma continueranno a muoversi a vuoto perché questo dà loro una falsa sensazione di controllo.
Impotenza
Si cambia fronte, ma gli esiti rimangono desolanti. Stiamo parlando di persone consapevoli, ma che fanno fatica ad agire o, quando agiscono, lo fanno debolmente, con scarsa convinzione.
In questa situazione, proprio per il fatto che la consapevolezza è alta, paradossalmente complica le cose a livello interiore. Subentrano problematiche come la scarsa autostima, la mancanza di sicurezza, l’eccessivo intellettualismo… che “bloccano” la persona e le impediscono di mettere in atto azioni forti e decise, da cui la sensazione d’impotenza.
Leadership
Sono gli “dei mortali” a cui si riferisce Aristotele, persone speciali che sanno coniugare al meglio consapevolezza e azione, che hanno una chiara idea di chi sono, dove vogliono andare e quindi liberi di esprimere il loro potenziale, mettendolo a disposizione di sé e degli altri.
Danno una sensazione di solidità e concretezza, data dal fatto che sono molto saldi sui principi e adottano comportamenti che si rifanno ad una forte etica: sono a tutti gli effetti “dei” che sebbene vivano la condizione umana, non ne sono ingabbiati.
E la sfidano.