Ciò che nessuno può darti.
Un articolo di Ana Alvarez
Vorrei essere importante per qualcuno.
Vorrei avere qualcuno che si prenda cura di me,
che mi pensi,
che mi metta al primo posto…
Vorrei che qualcuno (il mio cliente, il mercato, il partner, madre, padre, figlio…) mi apprezzi,
che stia dalla mia parte nei conflitti,
che mi difenda,
che abbia fiducia in me,
che mi motivi, mi coccoli, mi sostenga…
Vorrei che gli altri vedessero quanto valgo, che riconoscessero il mio lavoro, i miei talenti, che gradissero la mia compagnia…
Chi non ha mai fatto un pensiero simile?
Un po’ tutti, (chi più e chi meno, prima o poi ) si ritrova nella posizione di volere approvazione altrui.
In quei momenti dovremmo invece chiederci:
Ma io? Io mi penso, mi apprezzo, mi metto al primo posto?
Mi difendo quando serve? Lotto per le mie idee, per i miei sogni? Sto dalla mia parte, mi stimo, riconosco il mio lavoro, i miei talenti? Amo stare con me stessa?
Sicuramente questa riflessione non è nuova, anzi: coach, psicologi e filosofi ce lo ricordano da secoli. È una delle lezioni più difficili da imparare nella vita, pare. Non è nemmeno detto che la impariamo…
Perché?
Crediamo che l’amore e l’approvazione degli altri possano colmare il vuoto che noi stessi ci creiamo quando ci dimentichiamo di noi… eppure, al lavoro, come nella vita, nessun collega, cliente, capo o partner potrà mai compensare la nostra mancanza di amore verso noi stessi.
Quando inizi davvero a comprenderlo, quando smetti di cercare conferme esterne per sentirti “abbastanza”, tutto cambia.
Non è egoismo, è libertà.
Filautìa la chiamavano i filosofi nell’antichità. Tanto Platone quanto Aristotele trattavano la filautìa come una forma di amore necessaria per la virtù e l’autorealizzazione.
Nathaniel Branden, nel suo libro “I 6 Pilastri dell’Autostima” scrive:
“L’autostima non è qualcosa che ci viene dato dall’esterno. Non possiamo dipendere dall’approvazione degli altri. L’autostima è il riflesso del nostro comportamento, della nostra capacità di affrontare il mondo, di lottare per le nostre idee, di credere nelle nostre forze, anche quando il mondo ci dice che non siamo abbastanza.”
Ma come si fa? Perché una cosa è dirlo, capire che sia giusto e un’altra ben distinta è farlo.
È una verità che abbiamo sentito tante volte, ma che pochi riescono davvero a mettere in pratica.
Sempre Branden prosegue:
“L’autostima non è una posizione statica, ma un processo continuo. Ogni volta che scegliamo di essere onesti con noi stessi, ogni volta che ci mettiamo al primo posto senza sentirci colpevoli, ogni volta che decidiamo di curarci come meritiamo, accresciamo la nostra autostima.”
Un processo continuo.
Non c’è una formula magica, ma tutti possiamo migliorare la nostra autostima, l’amore verso noi stessi con la volontà, passo dopo passo.
Iniziando con piccoli gesti.
Ad esempio, ogni volta che senti il bisogno di approvazione dagli altri, puoi fermarti un attimo e chiederti: “Come posso darmi io questa approvazione?”
Questo è il punto:
Se vuoi che qualcuno ti apprezzi, trova qualcosa di cui essere orgoglioso oggi, adesso.
Sii il tuo primo e più grande sostenitore. Fai la scelta di prenderti tempo e spazio per te stesso. Prendi l’abitudine di volerti bene.
Questo è senza dubbio il migliore dei propositi per l’anno nuovo.
E come sono in vena di citazioni, voglio concludere con le parole di un grande filosofo, che non delude mai, Carl Jung:
“Quando ci accettiamo completamente, senza condizioni, senza giudizi, liberiamo il nostro potenziale e diventiamo più liberi di essere chi siamo veramente. L’amore per sé non è qualcosa che abbiamo bisogno di cercare fuori, ma qualcosa che cresce dal nostro interno.”
Il nostro mondo interiore richiede attenzione, proprio come un orto: va curato, concimato e annaffiato con costanza e amorevolezza. Solo così la Natura può seguire il suo corso, permettendoci di fiorire al momento giusto, rigogliosi e splendenti.