Contratti Commerciali Internazionali: lavoro da avvocato o da export manager ?
Non tragga in inganno il titolo di quest’articolo, forse un po’ “provocatorio” e sicuramente eccessivamente generalizzante; non credo ci sia una risposta univoca al quesito né tantomeno posso o voglio tentare di articolarla io.
La redazione di un contratto che disciplini un rapporto di business tra parti di paesi e sistemi giuridici diversi richiede competenze legali, conoscenza dei principi del nostro ordinamento giuridico, del funzionamento delle legislazioni afferenti alla sfera di business oggetto del rapporto, delle modalità di interazione tra gli ordinamenti internazionali cui appartengono le parti, delle convenzioni, prassi – cosiddetta Lex mercatoria- e consuetudini del Commercio internazionale.. ma anche tanta esperienza “pratica” nelle dinamiche dei business che necessitano di essere regolamentate!
E difatti, nel corso della mia esperienza non è stato rarissimo incontrare imprenditori, consulenti per l’export ed altre categorie professionali impegnate in attività di Import Export (in verità soprattutto all’estero) che riuscissero a strutturare un contratto commerciale internazionale specificamente efficace per il business da regolamentare, ciò grazie ad una consolidata esperienza e conoscenza pratico-operativa del suddetto.
Ciò che intendo condividere in questa sede è la mia personale esperienza di Export Manager abilitato alla professione di Avvocato che, in virtù di questo background accademico e professionale, si è trovato sin dall’inizio del proprio percorso nei processi di internazionalizzazione ad applicare ai progetti di export di mia competenza il frutto dei miei studi e della mia pregressa esperienza di legale. Casualità? Circostanze (fortunate, vista la possibilità di sviluppare competenze trasversali)?
Nel mio caso SI, e da questa esperienza frutto di circostanze nascono le considerazioni che intendo appunto condividere in questa sede:
- Spesso la necessità di “classificare” le competenze professionali di un individuo e di identificarle in un ruolo porta a vedere questi ruoli come “compartimenti stagni” ; ancora oggi, nel descrivere il mio percorso lavorativo, capita che mi venga chiesto se sono un “export Manager” o un “Avvocato” – e a volte visi perplessi alludono all’impossibilità che io possa essere una figura votata all’obiettivo di costruire rapporti commerciali e sviluppare fatturato –.
Ovviamente questa considerazione non riguarda solo la materia dell’Internazionalizzazione d’impresa, ma chiunque si occupi di marketing, di publishing di contenuti, di Innovazione, di elaborare processi e strategie per l’ottimizzazione della gestione di aziende…insomma qualsiasi professione svolta nell’attuale contesto sociale ed economico e che non possa essere ricondotta alle professioni “tradizionali”;
- Fermo restando che nessuno può “occuparsi di tutto”, nelle attuali dinamiche economiche e di business le competenze di un individuo sono e devono essere inevitabilmente valutate in relazione agli obiettivi da conseguire e non ad un “ruolo preordinato”; ricordo ancora di aver conosciuto, nel corso di uno dei miei tanti soggiorni negli Stati Uniti, un Avvocato esperto nella tutela di brevetti il cui precedente lavoro era stato di docente di Chimica all’Università!
Nel mio caso, quindi, in funzione degli obiettivi da realizzare, mi occupo di analizzare e redigere contratti commerciali internazionali che rappresentino non solo un fastidioso, costoso adempimento burocratico per prevenire problemi ma una “rappresentazione dinamica” delle negoziazioni commerciali e dell’assetto del business costituendo tra le parti, quale strumento COMMERCIALE per rendere i rapporti di business equilibrati, tutelati e compliant alle logiche concrete che orientano le normative in materia commerciale internazionale.
Quindi, per quanto mi riguarda, le mie competenze legali sono FUNZIONALMENTE orientate alla costruzione di business e sono parte integrante dei processi di sviluppo commerciale; forse sono un Export Manager…