Cosa posso imparare oggi che ancora non so (ma che serve davvero)?
Un articolo di Ana M. Alvarez
Rileggendo Cambia paradigma, cambia la tua vita di Bob Proctor, mi sono venute in mente alcune considerazioni che vorrei condividere con i lettori della nostra newsletter. Sono pensieri semplici, eppure possono essere molto motivanti: concetti che forse abbiamo già sentito tante volte, ma che — sempre e comunque — vale la pena ricordare.
Repetita non solo iuvant, ma è proprio questo (la ripetizione) che fa funzionare davvero le cose. A forza di dirlo e ridircelo, finiamo per crederci davvero (e sottolineo davvero), dando inizio alla vera applicazione dei concetti.
E’ la convinzione profonda quella che rende utile e reale un consiglio, una strategia, una visione. Solo ciò che crediamo davvero riesce a condizionare la nostra realtà.
La prima riflessione utile che ho annotato parte da questa frase del libro:
“Per imparare è necessario un certo grado di fiducia, né troppa né troppo poca. Se hai troppo poca fiducia, penserai di non poter imparare. Se ne hai troppa, penserai di non dover imparare.”
Che ne dite?
Se non impariamo cose nuove, restiamo indietro. Ieri, oggi, domani: funziona così. È una Legge della Natura. Ciò che non cresce, decresce. Ciò che non avanza, resta indietro.
Succede nel lavoro, nelle relazioni, nella mente. O impariamo cose nuove per adattarci al cambiamento, o verremo superati. E non è questione di diventare perfetti, ma di restare in movimento, di danzare al ritmo del cambiamento adatto a noi.
E quindi? La chiave per avanzare — e farlo a nostro favore — sta nell’imparare le cose giuste, nel momento giusto.
Imparare.
Siamo in tanti, spesso, a voler insegnare con i nostri articoli, corsi e discorsi… Ma alla fine è ciò che impariamo noi a fare davvero la differenza.
Perché se miglioriamo noi, migliora sicuramente la nostra situazione e anche il sistema. Migliorare la nostra competenza significa valorizzare quello che possiamo offrire ai clienti. Migliorando noi, migliora— in piccolo o in grande — anche il nostro mondo.
Allora, ecco alcune domande che possiamo farci (adesso):
- Cosa posso imparare (e applicare) di nuovo per ottenere ciò che merito?
- In che modo il mio miglioramento può contribuire al miglioramento collettivo?
- Cosa posso offrire di reale e di nuovo ai miei clienti, oggi?
Perché è solo quando siamo davvero utili al miglioramento del cliente — e del collettivo — che il nostro lavoro acquista significato. Se no, non ha senso.
Approfondendo, ho trovato una frase di Eric Hoffer (spesso citato da Proctor nel libro) che rafforza ancora di più questo pensiero:
“In un’epoca di cambiamenti drastici, coloro che imparano erediteranno il futuro. Chi invece ‘ha già imparato’ si ritroverà attrezzato per vivere in un mondo che non esiste più.”
Tosta, diretta, precisa.
Il mondo cambia. Le persone cambiano. Il lavoro cambia. E noi?
Siamo disposti a cambiare con tutto questo? Siamo disposti a imparare ancora, e ancora?
Imparare non è solo acquisire nozioni. È un atto di umiltà e di fiducia. Un modo per rimanere vivi, vigili, utili e vicini.
E anche — forse soprattutto — per rimanere umani, curiosi, e grati di poter migliorare ancora qualcosa, ogni giorno.