Cosa stai facendo per gli altri, veramente?
Sin da piccoli ci viene chiesto di essere gentili, premurosi e generosi con gli altri, soprattutto coi più bisognosi.
Non è solo questione di avere una predisposizione d’animo favorevole agli altri, ma anche una necessità sociale: immagina che tipo di società avremmo se ognuno di noi pensasse solo ed esclusivamente ai propri bisogni ed interessi!
Gli animali, soprattutto quelli che vivono in branco, già lo fanno proprio per la loro stessa sopravvivenza: sarebbe a dir poco paradossale se noi “evoluti” esseri umani non riuscissimo a fare nemmeno il minimo indispensabile.
Ma basta?… Certamente no!
In una società, o comunità, fare per gli altri significa, in effetti, fare per se stessi perché in un sistema naturale (famiglia, azienda, comunità, società, ecc.) le dinamiche che ognuno di noi attiva arricchisce od impoverisce il sistema in cui vive ed opera.
Per questo motivo, il menefreghismo, la rivalità, una competizione troppo accesa, il rifiutarsi di fare di più dello stretto necessario o di “sfruttare” al meglio i propri talenti e molto altro ancora danneggia in prima istanza i componenti più deboli, ma alla fine il prezzo lo paga l’intero sistema con tutti coloro che vi operano all’interno a vario titolo.
Dualità ed Equilibrio
Una delle leggi naturali più importanti è quella di Dualità, per cui per ogni cosa c’è un suo opposto: notte/giorno, maschio/femmina, dare/avere, vendere/comprare, riposare/lavorare, povertà/ricchezza, qui/là e così via. Questo è importante perché senza Dualità non può esserci Dinamicità, né tantomeno Crescita (altre due leggi).
Un’altra legge è quella di Equilibrio, per cui il rapporto tra un opposto e l’altro dev’essere sostanzialmente bilanciato. Se, ad esempio, vendi di più, puoi permetterti di comprare di più o se riposi di più, puoi permetterti di lavorare di più e meglio. E così via.
Quello che NON funziona è che ci sia un accumulo da una sola parte rispetto all’altra. Posso guadagnare più di quanto spendo (o viceversa) entro certi limiti, ma se il divario aumenta, ci saranno delle ripercussioni. Se un’azienda produce un forte utile ed anziché reinvestirlo su nuovi progetti sceglie di ripartirlo tra i soci, probabilmente la sua crescita ne risentirà.
Se penso soltanto ai miei bisogni e mi curo poco dei bisogni altrui, il sistema accuserà il colpo: in prima istanza, ne paga il prezzo chi viene trascurato; ma nel tempo, quel comportamento ricadrà pesantemente su chi l’ha praticato in modi che il più delle volte non sono facilmente riconducibili a tale comportamento, rendendo difficile porre rimedio alla situazione.
Proprio grazie alle leggi di Dualità e di Equilibrio, più dai e più riceverai… anche se non necessariamente nei modi e nei tempi in cui te lo aspetteresti.
La Scarsità chiama scarsità, giammai abbondanza
E non solo questo. Il vero guadagno ce l’hai per il fatto che la tua visione della realtà cambia, in quanto dando di più, ti poni in una posizione di Abbondanza.
Perché sono proprio le persone meno abbienti quelle a restare sempre in una situazione di scarsità e qualsiasi cosa facciano non riescono a venirne fuori?
Noi gridiamo all’ingiustizia, ma questo è un approccio moralistico alla questione. Il fatto è che non si può vivere in uno stato mentale contraddittorio, cioè vivere secondo il paradigma della Scarsità (“io sono e resterò povero: è il mio destino”) ed aspettarsi Abbondanza: non succederà mai!
E non basta nemmeno fare meditazioni e affermazioni a gogò: occorre agire di conseguenza, cioè devi dimostrare nei fatti che SAI che c’è Abbondanza là fuori, anche per te! Anche se hai poco e sei disposto a dare parte di quel poco a beneficio di qualcun altro, stai lanciando un messaggio chiaro: per quanto poco, hai comunque più di tanti altri, e puoi condividerlo. In questo modo, i contesti in cui operi a vario titolo cominciano a lavorare per te perché stai dando e ti “rimborseranno”… più di quanto hai dato.
E se non hai proprio niente?
Sicuro?!
Non è mai uno scambio alla pari…
Pensare che “dare” riguardi solamente il denaro, o comunque cose/beni materiali, è una delle distorsioni più comuni e pericolose.
Hai un lavoro? Consiste forse nel dare denaro? Quando paghi un fornitore, certo… ma chi ha davvero – per così dire – il coltello dalla parte del manico? Chi ha qualcosa da offrire o chi ha il denaro per procurarselo?
I più opterebbero per quest’ultimo, ma sbaglierebbero clamorosamente.
T’invito ad una riflessione… Partiamo dal presupposto che tu abbia qualcosa da offrire, che si tratti di un prodotto, di un servizio, del tuo tempo, della tua collaborazione, del tuo impegno, di un consiglio o di qualsiasi altra cosa. E ora, ammettiamo che a fronte di ciò che hai da dare tu chieda, diciamo, € 500.
Cosa riesci a pagare, tu, con quel denaro? Se va bene, la sola bolletta del gas di un mese in inverno!
E il tuo cliente… per quanto tempo godrà di ciò che tu gli hai venduto? Sei mesi, un anno, 10 o 20 anni… tutta la vita (ad esempio, la consulenza di una sola mezz’ora che ha portato benefici straordinari per lunghissimo tempo)?!
Se ciò che offri ha un valore anche solo discreto, i benefici di cui il compratore godrà supereranno sempre DI GRAN LUNGA i benefici che trarrai tu dal denaro che avrai ricevuto in cambio.
Conclusione
Avere scarse disponibilità economiche non può diventare una giustificazione per chiudersi in sé ed appartarsi dal resto del mondo, poiché questo contribuisce a rafforzare la Scarsità che s’incontra nella propria vita.
A che giova focalizzarsi su ciò che non si ha se non a renderci più frustrati, più aridi e perfino più disperati?
Per quanto poco tu abbia, sei e rimani un miracolo, un unicum il cui contributo è esclusivo e per questo indispensabile.
Se vuoi vedere dell’Abbondanza nella tua vita, comincia a pensare in questi termini.
Pensa di essere il tuo migliore amico e dì a te stesso ciò che vedi in te, elencandoti tutte le tue capacità, le tue risorse, le tue conoscenze, il tuo potenziale, la tua unicità… e mettile al servizio degli altri.
Poi, aspetta e guarda…
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Su Alessandro
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