Crisi mercato della Traduzione

Un articolo di Cecilia Di Pierro

IL MONDO CAMBIA
MOTO DI RIVOLUZIONE: LA TERRA GIRA INTORNO AL SOLE
L’ECONOMIA RUOTA INTORNO ALLA PROFESSIONE O ALLA PROFESSIONALITÁ SOGGETTA A CAMBIAMENTI?

Apparentemente da Interprete a Fisico.
Niente di tutto ciò.
Vero che il lavoro di traduzione e interpretariato è in crisi ed è messo a dura prova, ma è altrettanto improbabile che un’Interprete e Traduttrice convinta, quale io sono, cambi improvvisamente come gira il vento, solo perché il nostro settore è colpito duramente dalla crisi, tanto quanto altri ambiti di attività.

 

PERCHÉ DUNQUE LA PREMESSA FISICA?
Analogamente al moto di rivoluzione, il nostro lavoro è soggetto a forti scosse e mutamenti.
Se fino a qualche anno fa, precisamente prima della “Black Beast”, la Pandemia, molti di noi, Traduttori e Interpreti, me compresa, dormivano a malapena 3 ore a notte, perché il lavoro abbondava sulle loro scrivanie, o in cabina di interpretazione, adesso tanti, me compresa, sono costretti a fare i conti con una crisi lavorativa non indifferente.

Adesso, la notte, per sopperire: Singing and Dancing with the Boss.
A scanso di malintesi, il presente non vuole essere un piangersi addosso – sarebbe del tutto in contrasto con il mio modo di essere – bensì esclusivamente un’analisi di mercato per così dire.

 

POSSIBILI OBIEZIONI

Ma tu non sei un’economista.
Vero, ma conosco il mio lavoro.
Posso pertanto dire che

 

INDUSTRIA DELLA TRADUZIONE

L’industria della traduzione è un ecosistema sfaccettato e in continua evoluzione, spesso oggetto di affermazioni ampie e previsioni drammatiche. Tali affermazioni, sovente reazionarie e raramente suffragate da prove concrete, meritano un esame più attento. Sebbene non sia possibile, né prudente, generalizzare dal punto di vista di un singolo professionista o di un’operazione su piccola scala, alcune tendenze e dinamiche meritano un esame più attento.
Con l’emergere delle nuove tecnologie, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale e l’introduzione di nuove metodologie di lavoro, il settore della traduzione si sta evolvendo a un ritmo incredibilmente veloce, proprio il caso di dirlo, più veloce della luce.
I traduttori devono continuare a formarsi professionalmente per essere in grado di rispondere alle nuove esigenze del mercato. Tuttavia, a fronte dell’urgente necessità di formazione e professionalizzazione, nonché del fatto di dover far fronte a richieste spesso contraddittorie da parte di clienti e agenzie di traduzione, i traduttori devono affrontare l’aspetto peggiore dell’industria della traduzione: lo sfruttamento.

 

Cosa significa tutto ciò in termini retributivi e termini contrattuali?
Tariffe “da fame”.

Sono rinomata per la mia diversa predisposizione al cibo, ma sono affamata quando lavoro. In altri termini: non lavoro per la gloria, né, tanto meno, per essere sfruttata, bensì per passione, decoro e, last but not least, per guadagnare.
Mi piace l’abbondanza.
In altri termini: non è ammesso approfittare di periodi economici negativi per sfruttare il professionista offrendo tariffe basse e indegne per la qualifica e la preparazione che un Professionista ha ed offre.

 

Capita spesso di leggere commenti e lamentele di utenti anonimi su Facebook, X, Linkedin ed altri social media. Tutti i commenti riguardano sostanzialmente gli stessi problemi: tariffe ridicolmente basse, mancanza di incentivi, mobbing (anche per i lavoratori e i collaboratori a distanza) e molestie. Questi utenti condividono, con un evidente dolore nelle loro parole (alcuni con dettagli esaustivi), le loro esperienze negative con alcune aziende e/o agenzie di traduzione: mentre alcuni traduttori sono stati truffati, altri sono stati maltrattati al punto da richiedere un trattamento psicologico. Tra tutte queste testimonianze, prevale un aspetto comune: I LIBERI PROFESSIONISTI.

 

In momenti di crisi sembrerebbe naturale assecondare la tendenza a vedere il lato negativo della questione.
È proprio in questi momenti che, a mio avviso, il Professionista deve tirare fuori le unghie, per così dire. Unghie lunghe, carattere e, soprattutto, Deontologia professionale, fanno la differenza.
Un Libero Professionista è un Professionista che mostra la sua tenacia, determinazione e preparazione proprio in momenti difficili, quali noi tutti stiamo sperimentando.
Come sono solita dire scherzosamente, ma professionalmente “Non vendo un prodotto, vendo i miei servizi”.
La Professionalità la riconosci nella capacità del Libero Professionista di trasmettere le proprie conoscenze agli altri.
L’esperienza, la serietà è il rispetto di clienti e collaboratori, poi, fanno il resto.

 

“LA LIBERA PROFESSIONE NON È UN SALVAVITA, MA TI SALVA LA DIGNITÁ”

(Liberamente tratto da uno dei libri di raccolta di Bischerate di Cecilia (ringrazio l’Autore per la gentile concessione).

Offrire tariffe indecorose dunque è in netto contrasto con l’aforisma sopra menzionato.

Diventare traduttore freelance è un’ottima opzione lavorativa per chi vuole organizzare il proprio tempo e avere un maggiore controllo sulla gestione della propria vita. Tuttavia, non si tratta di un lavoro “gratuito”. L’immagine del freelance è stata malamente stravolta. Mentre in passato il freelance era un “Free Lance” (guerriero libero) che faceva pagare i propri servizi in base a ciò che riteneva “equo”, attualmente il freelance è il nuovo schiavo del XVI-XIX secolo: il tipo di cittadino umano di cui nessuno si cura, che può essere commercializzato, sfruttato, impunemente e senza alcun tipo di protezione da parte della legislazione di qualsiasi Paese del mondo.

I freelance non sono più liberi di stabilire i loro prezzi. Le agenzie, che controllano il mercato delle traduzioni, fanno pagare enormi somme di denaro ai loro clienti finali e stabiliscono i prezzi da pagare per i servizi di traduzione forniti dai freelance. Mentre al cliente finale vengono addebitate cifre esagerate per parola, il traduttore finale viene pagato con importi umanamente e professionalmente inaccettabili. Il resto del denaro rimane nelle mani delle aziende che pagano le strutture, le attrezzature e gli stipendi fissi dei PM e del personale amministrativo, nel caso di aziende, o nelle casse delle agenzie, nel caso di agenzie di traduzione.

Queste sono alcune delle preoccupazioni serie e reali che raccolgo dall’osservazione della realtà e dai contenuti di vari social media. Quando si legge che tutti questi commenti sono simili, indipendentemente dalle aziende e dai paesi citati, diventa necessario fare una ricerca più approfondita sulla questione. La verità è che le grandi, medie e piccole agenzie di traduzione chiedono ai loro clienti ingenti somme di denaro in cambio di “servizi di traduzione di qualità”. Tuttavia, questi servizi di qualità sono forniti da individui anonimi e dimenticati, il cui lavoro è prezzato da chi lo riceve, le cui condizioni di lavoro sono, nella maggior parte dei casi, deplorevoli e che non riescono a trovare un posto all’interno della società globale per svolgere il loro lavoro con dignità. Sembra che i traduttori freelance non facciano parte degli esseri umani presi in considerazione dai diritti umani.

Schiavi di grandi entità e vittime della crisi dunque?

Quando un’industria guadagna migliaia o centinaia di milioni di Euro o dollari a spese di singoli professionisti disorganizzati, qualcuno, da qualche parte, dovrebbe prendere in considerazione questo tipo di sfruttamento moderno.

 

TEMPI MODERNI IN EPOCA DI CRISI?

Chi non ha visto il film “Tempi moderni”?
Qual è il messaggio?
Il film è una metafora in difesa della dignità dei deboli e degli sconfitti, una proposta di trasformazione dell’ingiustizia in ricerca di giustizia, per superare la tragedia con la sua forza comica, sconfiggere il pessimismo con la fiducia nell’uomo e con la speranza in un futuro migliore.

La crisi non intacca il valore della professionalità
La Professionalità resta invariata. Come un capo di alta moda: il Professionista cuce addosso al Cliente un abito di qualità. La Qualità resta e va pagata.

 

SE IL MONDO CAMBIA CAMBIAMO CON ESSO
FACCIAMO NOI LA RIVOLUZIONE
PROMUOVIAMO INNOVAZIONE: RESTIAMO IN GIOCO

SO NUOTARE
NON MI PIACE GALLEGGIARE
VIVO NON SOPRAVVIVO

 

Cecilia Di Pierro