Dura veritas sed veritas

Un articolo di Alessandro Carli

 

Una ventina di anni fa circa venni invitato a cena da un caro amico, a casa sua.

Aveva qualche anno più di me, era sposato ed aveva tre figli che non avevo ancora mai conosciuto. C’era il più grande, Stefano (tutti i nomi sono stati cambiati), un giovane adulto di 21 anni, insieme alle due sorelle di 17 e 14.

Elsa, la moglie, era una donna sulla cinquantina che, malgrado facesse di tutto per nascondere una tristezza che le si vedeva stampata sul volto, riusciva a malapena a dispensare un sorriso convincente.

Il mio amico Gianni, ben conscio della tensione che strisciava tutta attorno a noi, cercava di rendere leggera l’atmosfera con grandi sorrisi e battute di ogni tipo per smorzare l’evidente imbarazzo.

Di fatto, parlava quasi soltanto lui, mentre la moglie cercava di stargli dietro limitandosi ad aggiungere ed a commentare brevemente ciò che il marito diceva, quasi a voler affermare una buona intesa tra i due.

In effetti, non mi pareva che ci fosse tensione fra loro, ma il mio sguardo si soffermava spesso sul ragazzo, che vedevo tirato e con gli occhi fissi sul piatto che alzava di tanto in tanto di sottecchi verso Gianni quando faceva una battuta evidentemente ritenuta fuori luogo dal giovane.

Finché non arrivò una frase di troppo.

Stefano, che fino a quel momento non aveva detto praticamente nulla, cominciò ad inveire contro suo padre rimproverandogli non ricordo bene cosa, ma che mi parve subito non essere il reale motivo di quella scenata decisamente inconsulta.

C’era un peso che Stefano si stava portando dietro evidentemente da tempo e che non si riferiva ad un singolo episodio, ma ad un rapporto andato deteriorandosi per un insieme di atteggiamenti da parte di Gianni che il giovane gli stava rimproverando.

Il mio amico accusò il colpo e vedendo che stava per controbattere a sua volta, se non altro per deplorare un comportamento inaccettabile da parte del figlio in presenza di un ospite, gli misi la mano sull’avambraccio per fermarlo.

La ferita era evidentemente profonda, così com’era evidente che il giovane non si era mai “aperto” in questo modo con suo padre… Ma perché aspettare così a lungo per poi uscire allo scoperto in modo così plateale davanti ad un estraneo? Ogni ipotesi è valida: forse si sentiva più al sicuro o era talmente pieno di rabbia da voler umiliare il padre davanti ad un suo amico o, ancora, è stato un insieme di circostanze che ha favorito questo outing.

 

Entrare in relazione

Forse perché Stefano aveva trovato il posto e il momento giusto per sfogarsi, si è sentito finalmente libero di dire quello che aveva in corpo. Gianni, dal canto suo, ascoltò tutto quello che il figlio aveva da dire: si vedeva che stava soffrendo e non certo per semplice orgoglio ferito… ma non disse niente.

Dopodiché, il giovane si scusò con me e uscì dalla sala da pranzo.

Nessuno riuscì a dire una sola parola su quanto era appena accaduto e lo stesso Gianni si trovò in evidente difficoltà ed imbarazzo con me, non sapendo cosa dirmi.

Alla fine, riuscì solo a scusarsi per doverci lasciare e andare dal figlio, ma prima che uscisse dalla stanza, lo presi per un braccio e gli sussurrai: “Tuo figlio ora ha bisogno di te, di un padre, non di un genitore.”

Visibilmente toccato, mi sorrise, mi abbracciò e si avviò verso la camera di Stefano.

Dapprima si sentì urlare solo il giovane, ma con sempre minore intensità. Poi, lo si sentii scoppiare in un pianto dirotto. E, alla fine, più nulla.

Gianni aveva capito.

 

Cos’è la Verità?

Il trainer di un corso di leadership che purtroppo non si tiene più da qualche anno, in fase di presentazione scriveva a lettere cubitali, sulla lavagna, la seguente parola: “VERITÀ.

Dopodiché, rivolgendosi ai corsisti, diceva loro: “Voi siete qui per scoprire la VERITÀ!”

Affermazione piuttosto pretenziosa, non c’è dubbio, ma questo perché si parte dal presupposto che la Verità sia una sola cosa possibile. A questo punto, è lecito chiedersi chi di noi ne è il latore.

Esatto, nessuno… e questo spazza via la possibilità di una sola Verità… O no?

Esistono due verità, in effetti: quella assoluta, che troviamo nelle leggi della Natura o di Dio (per chi crede), quindi non nostra; ed una soggettiva che riguarda ognuno di noi individualmente. Pensare di unire queste due verità pare un esercizio impossibile, ma non è proprio così.

Per chi adora la cioccolata, affermare che la cioccolata è buona è una Verità assoluta e chi non la ama viene considerato uno che ha qualcosa che non gli funziona in testa… e viceversa. Chi ha ragione? Nessuno dei due, perché pongono la questione su un piano diverso.

Se, però, dico che la cioccolata contiene determinati nutrienti e che ha tot calorie, questa è una Verità incontestabile, universale.

È proprio perché queste due verità si trovano su due piani diversi che possono convivere ed è questo il significato della storia che ho raccontato: se si trovassero sullo stesso piano, sarebbe il caos… come, infatti avviene.

Questo è ciò che è successo a Gianni e a suo figlio. Gianni aveva trasmesso a Stefano sani principi ed insegnamenti, in quanto aderenti alle leggi della Natura (verità assoluta): perché, allora, il ragazzo era così arrabbiato col padre?

Perché Gianni era troppo preoccupato di fare la cosa giusta (verità assoluta) e troppo poco aperto per calarsi nella verità (soggettiva) di suo figlio: cosa voleva, cosa si aspettava, le sue difficoltà, i suoi sogni, ecc. Questo è un grave errore che soprattutto i padri fanno, mentre molte madri fanno l’errore opposto (la verità soggettiva al di sopra di quella assoluta).

 

Conclusione

Quello che il trainer del corso di leadership voleva dire con quel “Voi siete qui per scoprire la VERITÀ!”, non era che da questo seminario si usciva con in tasca una verità assoluta, ma con la capacità di armonizzare le DUE verità, cioè quella della conoscenza e del rispetto dei principi universali, da una parte, e della singola persona con cui interagiamo, dall’altra.

È certamente questa seconda la più difficile da gestire perché ci richiede di calarci nella verità di ogni singola persona con cui s’interagisce, spogliandosi dei propri preconcetti ed entrando nel suo mondo esclusivo.

Perché come afferma il detto, la Verità è dura, è difficile… ma è pur sempre la Verità.

E a proposito, quello che chiamiamo “Amore”… è questo, non quella melassa che ci vogliono propinare con frasi sdolcinate e quattro teneri cucciolotti.

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