Gli animali sono migliori di noi… Su cosa?
Un articolo di Alessandro Carli
Hai mai sentito dire – e magari sei tra coloro che lo sostengono – che gli animali sono più buoni di noi esseri umani? Succede spesso, no?
Può essere uno sfogo o magari la conclusione a cui uno giunge vedendo un cane che corre felice dal suo padrone per fargli le feste.
E noi a pensare: “Ma perché noi uomini non possiamo essere come loro?”, “Quanto più bello sarebbe il mondo se anche noi amassimo come fanno gli animali?”
So che mi giocherò diversi “follower” con questo articolo perché ci sono molte persone che amano molto gli animali (tra cui io…!), ma com’è nella mia indole, mi corre l’obbligo di fare un po’ di chiarezza su una questione piuttosto confusa. Non per fare polemica, non per scrivere un articolo volutamente antipatico e “furbo” per aumentarne le visualizzazioni o altro, ma per invitare a riflettere sul modo in cui NOI ci relazioniamo tra di NOI trascinandoci un certo modo di pensare.
Gli animali NON sono buoni: sono… animali e, come tutti gli animali, seguono un programma. Più o meno come facciamo noi quando ci lasciamo governare dai nostri istinti. Possiamo chiamare questo programma “Ego” che non soltanto noi, ma qualsiasi creatura vivente ha (perfino una pianta)!
Il compito di questo programma è molto semplice: assicurare che l’organismo (ed eventuale prole) che esso governa sopravviva ad ogni costo, traendo il maggiore piacere possibile e limitando al massimo il dolore in questa esistenza.
È il motivo per cui la stragrande maggioranza dei nostri istinti, sia di allontanamento (evitare dolore) sia di avvicinamento (raggiungere piacere) sono ego-istici: lo scopo è sempre quello di trarre il maggiore beneficio possibile da una situazione ed il problema è che la vasta maggioranza degli esseri umani vive quasi esclusivamente in base a questa strategia.
Bontà e cattiveria, d’altro canto, sono atteggiamenti precisi, consapevoli e sono quindi ciò che ci distingue dal resto della natura. Siamo, infatti, i soli esseri su questo pianeta a poter scegliere di essere buoni o cattivi.
Bontà e cattiveria… oltre gli stereotipi
Come vediamo nella seguente figura, all’estremità a sinistra abbiamo il “male”, la Cattiveria assoluta; all’estremità opposta si ha il “bene” la Bontà assoluta. Tra le due estremità abbiamo una linea che rappresenta la presa dell’Ego su di noi, che è massima sul lato sinistro e va poi assottigliandosi sempre di più, fino a sparire, sul lato destro.
Tra i due estremi c’è un’area di “normalità”, dove opera gran parte delle persone in uno stato che potremmo definire di mediocrità morale, in cui non ci si pone più di tanto la questione del bene e del male in sé, ma dove il distinguo viene fatto sulla base di come le altrui azioni incidano più o meno piacevolmente su di noi.
Questa è l’area in cui si vive sotto il quasi totale controllo del nostro Ego, che funziona sulla base della soddisfazione, o meno, dei nostri bisogni. Nei segmenti alle due estremità vediamo: a destra, un sostanziale affrancamento dall’Ego, dove le scelte vengono fatte in risposta a potenti desideri altruistici, che chiamiamo bene; a sinistra, dove l’Ego ha ormai una presa tale da indurre la persona ad essere bloccata su potenti desideri esclusivamente egoistici, un blocco da cui molto difficilmente ci si potrà liberare: è quello che chiamiamo male.
Nel segmento centrale è dove vive ed opera il grosso delle persone, alle prese con bisogni da soddisfare o accontentandosi di quello che riesce a rimediare: in questo, ci comportiamo come il resto delle creature viventi.
C’è un problema, però, ed è che noi NON SIAMO come le altre creature. Infatti, quando queste hanno lo stretto necessario per sopravvivere, si accontentano e sono felici di quel poco che hanno. Noi NO! Non solo possiamo, ma DOBBIAMO volere di più del semplice accontentarsi perché siamo nati con ciò che nessun’altra creatura ha: desideri!
Vorrei chiedere a coloro che sostengono che gli animali siano migliori di noi se la vita che vorrebbero sia quella che vivono questi: senza coscienza, senza scelta, senza ambizione, vivere alla giornata e quant’altro. La vorrebbero per i loro figli? Perché non si possono avere entrambe le cose, cioè la bontà indotta, non scelta e non maturata, che tanto diciamo d’invidiare agli animali… e la nostra umanità, brutta o bella che sia.
E comunque c’è un ipocrisia di fondo in questo “desiderio” per un’umanità più… animale. Amiamo gli animali per come loro si comportano con noi: tante feste quando ci vedono, tanta fedeltà, tanto attaccamento… perché questo è ciò che riteniamo essere piacevole. Per NOI! Non li amiamo per quello che sono, ma per quello che ci danno. A casa mia si chiama egoismo.
Uguali e diversi
Questo è il grafico relativo agli animali.
Esatto, una linea piatta dall’inizio alla fine: niente desiderio, niente scelta, nessuna bontà o cattiveria, ma solo un Ego one-fits-all in dotazione, senza sbalzi, senza sostanziali sorprese se non qualche sporadica reazione inconsulta, comunque spiegabile e prevedibile.
Mi commuovo spesso a guardare sui social certi video con animali, per la loro dolcezza, per la cura che si prendono gli uni per gli altri, per la loro innocenza… un vero inno alla bellezza di Madre Natura.
Solo che, pur essendo simili a noi, non sono come noi.
Non possono cambiare la loro natura. Noi sì.
Non possono cambiare il loro destino. Noi sì.
Non possono scegliere come reagire/rispondere alle vicende della vita. Noi sì.
Non possono fare del male con l’intenzione fine a se stessa di fare del male. Noi sì.
Non conoscono l’invidia, la gelosia, l’odio, l’inganno, il tradimento… Noi sì.
C’è stato un tempo, milioni di anni fa, in cui l’uomo è stato un animale, agiva da animale, viveva da animale ed il processo evolutivo che ci ha portati ad essere chi siamo oggi è stato lungo, lento e faticoso. E la soluzione sarebbe quella di tornare indietro per essere più carini e gradevoli?
La facoltà di scelta che abbiamo sviluppato nei millenni è un dono incommensurabile e non si restituisce perché non si riesce ad accettare o a tollerare le nostre cadute e i nostri difetti…
Possiamo essere ispirati dai nostri amici animali. Sì!
Possiamo imparare da loro come ritrovare l’armonia perduta con la nostra Madre Terra? Come no!
Possiamo emulare la semplicità con cui essi interagiscono coi propri simili? Certo!
Non dimentichiamo chi e cosa siamo, però, e se abbiamo qualcosa da eccepire sui nostri comportamenti e sulle scelte spesso infauste che facciamo, ricordiamoci sempre da dove veniamo e delle sfide impossibili che abbiamo superato per arrivare fin qui.
Buttarci fango addosso da soli o permettere che lo faccia qualcun altro non è la risposta.
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Su Alessandro
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