IL CONCETTO DI “MA” (SPAZIO VUOTO) NELLA COMUNICAZIONE GIAPPONESE

Un articolo di Pasquale Di Matteo

 

Quando realizzo un lavoro per il Giappone, che sia testuale o visuale, o quando devo comunicare con i giapponesi, uno dei concetti principali su cui focalizzo le mie strategie è il “Ma”, perché, se ragionassi in chiave occidentale, ogni lavoro verrebbe visto come caotico, dozzinale, perfino mediocre. Ogni approccio comunicativo correrebbe il rischio di risultare aggressivo e/o maleducato.

Il concetto di “Ma”, “spazio vuoto” o “intervallo”, è un elemento fondamentale della cultura giapponese e trova espressione profonda nella comunicazione visiva, tanto quanto in quella verbale, ed è uno dei fattori che più di altri distingue il Giappone dall’Occidente, soprattutto dai modi di fare italiani.

Non si tratta semplicemente di un vuoto fisico, ma di uno spazio carico di significato, che invita alla riflessione e arricchisce il messaggio trasmesso poiché “Ma” non rappresenta una mancanza, ma un elemento attivo che bilancia, evidenzia e armonizza i contenuti, creando un’esperienza più coinvolgente, dove anche il vuoto e la pausa diventano grammatica.

Un concetto che deriva dall’idea filosofica di “pienezza del vuoto” che è tipica anche delle arti marziali giapponesi, per cui una leva e una proiezione sono efficaci non per la tecnica in sé, ma se si ha la capacità di generare il “vuoto” intorno all’avversario.

Un mio vecchio maestro di Aikido diceva “lo spazio vuoto è il pieno più potente”.

Se ci pensate, diamo talmente importanza al vuoto, da arrivare a gettare via centinaia di migliaia di euro per acquistare una casa, che non è altro se non uno spazio vuoto delimitato da muri.

E i buchi neri?

COS’È IL “MA” NELLA COMUNICAZIONE VISIVA?

Nella comunicazione visiva giapponese, il “Ma” è lo spazio tra gli elementi di un’opera o di un messaggio grafico che permette di percepire ogni parte con maggiore chiarezza.

Questo spazio vuoto non è da considerarsi una zona da riempire, ma un elemento che guida l’attenzione dello spettatore e lo aiuta a non distrarre l’attenzione da ciò che è davvero importante.

Attraverso il “Ma”, si dà respiro agli elementi visivi, permettendo a chi osserva di assimilare il messaggio in modo più fluido e meditativo.

Il “Ma” è un concetto che risponde al bisogno di equilibrio: tra pieni e vuoti, tra presenza e assenza, tra messaggio e silenzio.

Nella comunicazione visiva giapponese, non si tratta solo di progettare ciò che si vede, dunque, ma anche di considerare ciò che non è visibile e il ruolo che questo spazio ha nell’esperienza visiva dei giapponesi.

IL “MA” NEL DESIGN GRAFICO GIAPPONESE

Uno degli esempi più evidenti del concetto di “Ma” nella comunicazione visiva è il design grafico giapponese. A differenza delle tendenze occidentali, spesso caratterizzate da una saturazione di elementi visivi, il design giapponese utilizza lo spazio vuoto per enfatizzare il messaggio principale.

Nei poster pubblicitari, nelle copertine di libri e nelle interfacce digitali, lo spazio vuoto permette all’osservatore di focalizzare l’attenzione su dettagli specifici senza sovraccaricarlo di informazioni.

Ad esempio, un poster minimalista giapponese contiene solo pochissimi elementi grafici e molto spazio bianco.

In Italia, il lavoro sembrerebbe non terminato, ma questo spazio vuoto, il “Ma”, non è casuale: è progettato per creare una pausa visiva, una sorta di respiro che permette all’occhio di soffermarsi su ciò che conta davvero, valorizzando ogni singolo elemento presente.

IL “MA” NEL BRANDING E NELLA PUBBLICITÀ

Anche nel branding e nella pubblicità, il concetto di “Ma” gioca un ruolo chiave in Giappone.

I marchi giapponesi sfruttano lo spazio vuoto per creare identità visive pulite ed eleganti.

Nel settore pubblicitario, il “Ma” viene utilizzato per lasciare spazio all’immaginazione del consumatore, invece di sovraccaricare lo spettatore con informazioni, immagini o testi.

Ecco perché molte pubblicità giapponesi optano per un approccio più sottile, lasciando che sia lo spettatore a completare mentalmente il messaggio, un po’ come avviene nella narrativa attraverso la scrittura immersiva.

Un approccio che aumenta l’efficacia della comunicazione perché rende protagoniste le emozioni del fruitore.

IL “MA” NELLA COMUNICAZIONE VISIVA CONTEMPORANEA

L’applicazione del “Ma” nella comunicazione visiva moderna non è limitata al Giappone. Il minimalismo e l’uso consapevole dello spazio vuoto sono diventati di tendenza in varie parti del mondo, specialmente nel design digitale.

Per chi lavora nel campo della comunicazione visiva, imparare a gestire lo spazio con l’idea di “Ma” può migliorare notevolmente l’efficacia del messaggio, anche se, tuttavia, in maniera radicale come avviene in Giappone, non è proponibile.

Alcuni consigli per applicare il “Ma” nella comunicazione visiva anche in Occidente:

  1. Ridurre gli elementi non necessari;
  2. Utilizzare lo spazio vuoto per bilanciare il layout;
  3. Favorire la leggibilità;
  4. Creare ritmo visivo alternando spazi pieni e vuoti.

 

COS’È IL “MA” NELLA COMUNICAZIONE VERBALE E PARAVERBALE?

Nella comunicazione verbale, il “Ma” si manifesta nelle pause tra le frasi o tra gli interventi dei partecipanti a una conversazione.

I silenzi, in Giappone, non significano noia o imbarazzo, ma fanno parte del linguaggio ed esprimono, spesso, più delle parole.

In molte culture occidentali, il silenzio durante un dialogo può essere percepito come segno di incomprensione, ma, in Giappone, queste pause sono considerate una componente naturale e rispettosa del discorso.

Il “Ma” nella conversazione consente di riflettere su ciò che è stato detto, di formulare una risposta ponderata e di dare spazio agli altri per esprimersi. In questo senso, il “Ma” promuove un dialogo più equilibrato e meno impulsivo, in cui ogni parola ha un peso maggiore.

Il concetto di “Ma” nella comunicazione verbale giapponese riflette una filosofia di rispetto per l’interlocutore perché le pause rappresentano un momento di riflessione.

Questa pratica è particolarmente evidente nelle situazioni formali, dove le pause permettono a chi parla di mostrare rispetto, evitando di interrompere l’altro e prendendo il tempo necessario per esprimersi con chiarezza e cortesia.

Nella cultura giapponese, l’ascolto attivo è fondamentale e il “Ma” contribuisce a creare uno spazio in cui l’interlocutore si sente ascoltato e valorizzato.

Un tipo di comunicazione che riduce il rischio di fraintendimenti e conflitti, poiché consente a ciascuna parte di avere il tempo per interpretare e rispondere con precisione.

Anche se, a onore del vero, sebbene il rispetto dell’opinione altrui sia massima, in Giappone le decisioni sono quasi sempre prese da chi occupa i livelli più alti.

In una riunione, per esempio, si avrà il massimo rispetto dell’opinione di tutti, anche della persona meno importante, ma il concetto di “Ma” non supera la gerarchia piramidale che, in Giappone, ha un’importanza ancora più elevata.

Tuttavia, se chi è al vertice ha una mentalità aperta, il “Ma” gli consente di attingere a un bacino di opinioni diverse notevole.

IL “MA” E L’ESPRESSIONE DELL’EMOZIONE

Un altro aspetto interessante del “Ma” nella comunicazione verbale è il suo ruolo nell’espressione delle emozioni. In molte culture occidentali, l’espressione verbale delle emozioni è diretta e immediata, mentre in Giappone il “Ma” crea un intervallo che permette di filtrare o modulare le emozioni prima di esprimerle.

Non significa che i giapponesi non comunichino le proprie emozioni, ma che lo fanno in modo più sottile, lasciando che i silenzi e le pause diano forma al messaggio emotivo.

Non vedrete fidanzati tenersi per mano, abbracciarsi o baciarsi in pubblico, per intenderci, soprattutto nella parte settentrionale del Paese, ma, conoscendo “il linguaggio dei silenzi e delle pause” si possono leggere le emozioni e i sentimenti veicolati.

 

Pasquale Di Matteo