IL MINDSET DEL CONTRIBUIRE
Un articolo di Alessandro Carli
Se mi segui da qualche tempo, mi avrai spesso visto scrivere o dire che i due grandi scopi comuni (cioè oltre quelli propri) di ogni essere umano sono Crescere e Contribuire.
In realtà, ho brutalmente rubato questa verità dal grande Anthony Robbins già diversi anni fa e l’ho fatta mia perché, tolti questi due scopi, non riesco a vedere quale altro motivo avremmo per esistere se non quello di soddisfare gli istinti più basici.
Crescere e Contribuire sono di fatto indistricabilmente connessi fra loro, per cui l’uno non può sussistere senza l’altro: se non cresci, cos’hai da contribuire; se non contribuisci, che motivo hai di crescere?
E non voglio fermarmi qui con le domande (che ci vuoi fare: deformazione professionale…).
Ad esempio, perché stanno crescendo sempre di più le reti di relazione (networking)? Perché, da qualche tempo a questa parte, si insiste sempre di più sulla necessità, per capi e leader, di interagire in modo più equilibrato, rispettoso e perfino amorevole con le proprie risorse (umane)? Perché si prendono sempre più seriamente i feedback/recensioni dei nostri clienti sulla qualità del rapporto/acquisti che hanno avuto con noi? Perché sempre più persone inondano di baci e cuoricini tutti quei post che esaltano la cortesia/gentilezza, una comunicazione più vera e diretta, l’espressione di un interesse reale (non solo di forma) verso l’altro e molto di più su questa linea?
Ci ritroviamo ad essere tutti quanti molto più stretti, fra di noi, su questo pianeta, tutti con bisogni da soddisfare e desideri da realizzare e non soltanto a livello materiale: l’instaurarsi di relazioni più vere e la sempre maggiore consapevolezza di condividere un destino comune sono la nuova frontiera dei rapporti, anche e soprattutto lavorativi.
IL SIGNIFICATO DI CONTRIBUIRE NEL BUSINESS
Ve lo ricordate il famoso motto: “L’amicizia è amicizia, ma gli affari sono affari”…?
Fino a 40 e più anni fa era una sorta di direttiva non scritta… Che fine ha fatto? Non si sente più. Quello che si sta sentendo sempre di più, invece, anche se non con queste precise parole, ancora, è: “Gli affari sono affari, ma l’amicizia è amicizia”. Sono convinto che questa sarà la nuova direttiva del prossimo futuro e non perché stiamo diventando più buoni, ma forse solo un po’ più intelligenti e, con questo, in grado di capire che non abbiamo altra scelta.
Nel business, contribuire non significa regalare o darsi grandi pacche sulle spalle al grido di “volemose bbene!” Significa prendere sempre più coscienza che il business del futuro non sta nel produrre sempre più fatturato a senso unico, ma nel fare la nostra parte per rendere l’intero mercato sempre più attento alle reali esigenze di chi vi opera.
Ed è evidente che anche l’approccio deve cambiare radicalmente per sostenere questo nuovo trend.
IL BUSINESS CONVENZIONALE
Senza esserne consapevoli, operiamo costantemente su quattro diversi livelli: quello fisico/materiale, dove si manifesta ciò che alberga dentro di noi nei livelli superiori; quello relazionale, dove si formano i nostri stati emozionali; quello mentale, dove formiamo la visione della nostra realtà, nonché i nostri pensieri. Infine, un quarto livello, che potremmo definire spirituale, in quanto è dove si decide da quale intenzione ci faremo guidare: quella di contribuire (+) o di prendere (-), che è peraltro quella decisamente più gettonata ancora oggi.
Mi rendo conto che, messa giù così, possa apparire piuttosto moralistica, come impostazione, ma se si seguono le dinamiche anziché l’ideologia, avrà tutto molto più senso.
Partiamo dall’intenzione “negativa” (colonna destra della figura). Se il mio mindset è impostato sul prendere, il pensiero di fondo sarà quello di portarmi a casa il cliente. Non sono sintonizzato sulle sue necessità, bensì sul MIO bisogno di portarmi a casa lo “scalpo” (termine volutamente raccapricciante) del cliente.
Poiché il focus è sul bisogno mio e non di quello altrui, è fisiologico che sorgano dubbi, ansia, frustrazione (se le cose non dovessero andare per il meglio), ecc. Perché? Perché se io non mi porto a casa il cliente, chi ci perderà di più? Esatto: io, poiché il mio focus è su di me!
A questo punto, come saranno le mie azioni conseguenti? Sarò più esitante nella proposta, no? Tenderò ad essere più confuso e quindi più approssimativo nell’esposizione, più vulnerabile… Già visto questo film?
IL NUOVO BUSINESS
Spostiamoci a sinistra, invece, partendo dalla ferma intenzione di beneficiare il mio interlocutore. Quale sarà il mio pensiero prevalente? “Il cliente si porta a casa la mia soluzione”, cioè, il cliente è colui che maggiormente beneficerà da questa interazione. Il focus è su di lui e, quindi, io sono emotivamente meno coinvolto, potendo così scegliere come ho bisogno (o voglio) di sentirmi: cioè ottimista, appassionato, determinato…
E come si manifesteranno questi miei pensieri e stati emotivi? Con la capacità di pensare e rispondere più velocemente, esponendo l’offerta in modo più chiaro ed efficace, producendo un maggiore impatto…
CONCLUSIONE
Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, viviamo in e tra sistemi naturali e per lavorare favorevolmente con essi, occorre giocare di sponda, cioè non cercando di forzare gli eventi, come si è sempre fatto, ma di interagire coi sistemi (quali sono anche le persone) affinché essi ci diano spontaneamente ciò che per noi è importante.
Contribuire non significa fare l’elemosina, ma di rendere molto più dinamica la nostra realtà affinché possa in ritorno beneficiare tutte le parti in causa.
Lo so. Non potrò mai convincerti davvero di questo. Puoi solo provarlo su di te.
——————-
Con oltre 30 anni di esperienza nell’aiutare persone a crescere personalmente e professionalmente, posso sicuramente pormi tra coloro in grado di “influenzare” positivamente chi sta cercando una propria via, autenticamente libera e proficua, per manifestare al meglio il proprio potenziale.
Clicca sul seguente link per prenotare un appuntamento in completa autonomia:
bit.ly/48gsJrj