IL POTERE DEL SILENZIO.

RITROVARE SE STESSI IN UN MONDO CHE CORRRE.

Un articolo di Mariangela Ottaviani 

 

Si parla spesso di ascolto, ma vorrei soffermarmi su ciò che lo precede: il silenzio.

 

Non un silenzio qualsiasi, ma quello interiore, una condizione che rappresenta il primo passo verso un ascolto autentico.

 

Il silenzio interiore è la capacità di placare il brusio costante delle nostre voci interiori.

 

Ma quali sono queste voci?

 

Non si tratta dei nostri ragionamenti consapevoli, che sono il frutto dell’evoluzione e della capacità umana di pensare in maniera critica e costruttiva.

 

Le voci a cui mi riferisco sono quelle che ci distolgono, che alimentano dubbi inutili, paure irrazionali o, peggio, giudizi automatici.

Sono quei pensieri ricorrenti che spesso non aggiungono valore, ma ci tengono ancorati a soluzioni superficiali o a schemi di comportamento ripetitivi.

 

Comprendiamo bene cosa significa fermare i pensieri e fare silenzio nella mente.

 

Quali pensieri fermare?

 

Le voci interiori possono essere suddivise in due categorie principali:

 

  1. Funzionali – che ci aiutano a elaborare pensieri critici e soluzioni utili.
  2. Disfunzionali – che amplificano insicurezze, paure o schemi limitanti.

 

Ai pensieri funzionali appartengono le capacità che ci permettono di:

 

  • prendere decisioni razionali,
  • considerare ambienti, eventi e persone,
  • valutare pro e contro prima di intraprendere un’attività.

 

Si tratta di abilità che derivano dall’evoluzione della nostra sfera cognitiva e rappresentano un adattamento fondamentale per affrontare il mondo in modo efficace.

 

I pensieri disfunzionali, invece, generano insicurezze, disagi e, nei casi più estremi, sofferenza.

Si manifestano spesso come:

 

  1. giudizi automatici o convinzioni limitanti, come “non sono abbastanza bravo” o “fallirò sicuramente”.
  2. intenti inizialmente protettivi, che però finiscono per bloccarci: cercano di evitare il disagio proponendo percorsi apparentemente più sicuri, ma che alla lunga ci limitano.

 

Arrivati a questo punto, come possiamo iniziare a coltivare il silenzio interiore?

 

Raggiungere il silenzio interiore non è un processo immediato, ma può essere sviluppato con la pratica costante.

 

Ti suggerisco alcuni passi concreti per iniziare.

 

  1. Riconosci il brusio mentale
    • Dedica qualche minuto ogni giorno per osservare i tuoi pensieri senza giudicarli.
    • Identifica quali sono funzionali e quali disfunzionali.

 

  1. Sperimenta il distacco dai pensieri
    • Immagina i tuoi pensieri come nuvole che passano nel cielo: lasciali andare senza trattenerli.

 

  1. Utilizza domande di qualità
    • Quando emergono pensieri disfunzionali, chiediti:

questo pensiero mi è utile? Mi avvicina ai miei obiettivi?”

 

Il silenzio interiore è una qualità rara e preziosa.

Non è semplice da raggiungere, ma è essenziale per valutare con pensiero critico e serenità le situazioni che affrontiamo.

 

Perché è importante il silenzio interiore?

 

Il silenzio interiore non è solo un mezzo per migliorare l’ascolto, ma anche una chiave per accedere a una maggiore

 

  • chiarezza mentale,
  • creatività e
  • capacità decisionale.

 

Imparare a fare silenzio dentro di noi è un atto di coraggio e una forma di auto-cura.

 

Riconoscere e coltivare il silenzio interiore è una competenza che può trasformare il modo in cui affrontiamo le sfide quotidiane, permettendoci di vivere con maggiore presenza e consapevolezza.

 

Solo raggiungendo questa condizione possiamo

 

  • riconoscere le nostre vere esigenze,
  • agire con consapevolezza,
  • trasformare ogni esperienza in un’opportunità di crescita.

 

Ritrovare il silenzio significa riconnettersi con noi stessi.

Significa ascoltare non solo le nostre emozioni, ma anche i bisogni più profondi che spesso ignoriamo, presi dalla frenesia quotidiana o dalla convinzione di dover sempre anteporre le esigenze degli altri alle nostre.

 

Pensare agli altri è certamente un gesto nobile, ma non dovrebbe mai compromettere il tempo prezioso che dedichiamo a noi stessi.

Prendersi cura del proprio benessere non è egoismo: è una condizione necessaria per essere davvero presenti e disponibili anche per gli altri.

 

Se ci pensi, è proprio nel silenzio che troviamo lo spazio per riscoprire queste priorità.

 

L’obiezione-provocazione, sarà:

 

“ma questo è il tempo nel quale non c’è spazio per il silenzio.”

Potremmo accettare queste parole come un dato di fatto, ma è davvero così?

Nel “tutto e subito” in cui viviamo, dove pensieri e azioni si accavallano senza sosta, il silenzio appare ormai come un lusso.

 

Ma prova a fermarti e chiediti:

quando hai bisogno di creare un contenuto, scrivere un testo o redigere un documento importante, qual è la prima cosa che cerchi? Il silenzio.

 

Non è un caso.

 

Il silenzio

 

  • favorisce la concentrazione,
  • riduce lo stress e
  • migliora la capacità di problem-solving.

 

È nel silenzio che la mente ritrova lo spazio per concentrarsi.

 

Allontanare ogni possibile fonte di distrazione al fine di massimizzare l’azione della nostra mente, permette al nostro cervello di

 

  • lavorare in modo più efficace,
  • ridurre gli errori e
  • aumentare la produttività.

 

E se stai pensando che “siano solo belle parole per enfatizzare il concetto di silenzio interiore”, ti invito a riflettere su un fatto concreto.

 

Il 3 luglio 2023, presso l’Università La Sapienza di Roma, durante la giornata dedicata a I.C.O.N.S. (International Conference on the Neurophysiology of Silence), numerosi ricercatori, psicologi e neuroscienziati si sono avvicendati per esplorare e chiarire gli aspetti neurofisiologici e psicologici del silenzio.1

 

Questa conferenza ha evidenziato come il silenzio influisca positivamente sulla neuroplasticità, sul sistema limbico e sulla capacità di regolare le emozioni.

 

Vuoi conoscere i risultati più interessanti che sono emersi?

  • Riduzione dello stress – il silenzio aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, migliorando il benessere generale.

 

  • Aumento della concentrazione i momenti di silenzio migliorano l’attività della corteccia prefrontale, la nostra “centrale di comando” delle funzioni esecutive, del pensiero critico e del controllo cognitivo.

 

  • Rafforzamento della memoria – pause silenziose favoriscono la consolidazione delle informazioni apprese.

 

Integrare il silenzio nella quotidianità non è solo un atto di benessere, ma una scelta strategica nonché una strategia una qualità rara e preziosa.

Non è semplice da raggiungere, ma è essenziale per affrontare le situazioni con pensiero critico e serenità.

 

Solo una volta raggiunta questa condizione possiamo

 

  • riconoscere le nostre vere esigenze,
  • agire con consapevolezza,
  • trasformare ogni esperienza in un’opportunità di crescita.

 

Ritrovare il silenzio significa riconnettersi con noi stessi.

Significa ascoltare non solo le nostre emozioni, ma anche i nostri bisogni più profondi che spesso ignoriamo, travolti dalla frenesia quotidiana o dalla convinzione di dover sempre anteporre le esigenze altrui alle nostre.

 

Questo può essere un gesto nobile, ma non dovrebbe mai compromettere il tempo dedicato al nostro benessere.

 

Prendersi cura di sé non è egoismo: è una condizione necessaria per essere davvero presenti e disponibili anche per gli altri.

 

Non esiste un metodo universale per raggiungere questo stato: ognuno deve trovare il proprio percorso, quello in sintonia con la propria natura.

 

In un mondo che premia la velocità e il rumore, il silenzio interiore è un atto rivoluzionario.

 

Non dobbiamo immaginarlo come un semplice vuoto, ma uno spazio fertile, dove idee, intuizioni e decisioni possono emergere.

 

Non siamo asceti né sadhu che hanno abbandonato beni materiali e responsabilità per dedicarsi esclusivamente alla ricerca spirituale.

 

La nostra sfida è diversa:

trovare il silenzio interiore nel caos della vita quotidiana, tra impegni, relazioni e aspettative.

 

Questo non significa rinunciare a ciò che ci circonda, ma imparare a creare uno spazio dentro di noi dove il rumore esterno non possa arrivare. È lì che possiamo distinguere ciò che conta davvero da ciò che ci distrae.

 

Concederci del tempo per questo non è un lusso, ma una necessità.

Provare a sperimentare il silenzio interiore significa scoprire dove può condurci.

 

Non è una questione di tempo, ma di priorità.

 

Allora, perché non fare del silenzio una parte integrante della tua routine?

 

 

Mariangela Ottaviani

 

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1 Link per approfondimenti e bibliografia https://fondazionepatriziopaoletti.org/blog/ricerca-e-cervello/la-ricerca-scientifica-sul-silenzio/ )

 

 

 

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