LA CATENA ALIMENTARE

Un articolo di Alessandro Carli

Qualunque cosa si faccia, come individui, genitori, professionisti/imprenditori, volontari… praticamente tutto!, lo si fa per soddisfare i bisogni di qualcun altro.

A volte lo facciamo per piacere, altre volte per dovere e altre volte ancora per forza, ma non c’è dubbio che lo scopo comune di ogni essere umano sia questo.

COME poi lo si faccia, questo è un altro discorso… ed in questo, ognuno di noi può distinguersi.

Facciamo tutti cose diverse ed in modi diversi, ma abbiamo tutti gli stessi due scopi da perseguire, che sono CRESCERE e CONTRIBUIRE.

Possiamo non saperlo, possiamo resistervi, possiamo ignorarli… ma non li possiamo eludere.

Senza pagare un alto prezzo, almeno.

Crescere e Contribuire sono complementari tra loro e si alimentano a vicenda: più cresciamo, più siamo in grado di contribuire con qualcosa di sempre maggiore valore; più contribuiamo, più cresciamo perché siamo “obbligati” ad accedere a piani della nostra esistenza che altrimenti nemmeno sapremmo che esistono.

 

La catena alimentare

In natura esiste una catena alimentare che va dai microrganismi a noi esseri umani: salvo rare eccezioni, non siamo la preda di nessun altro essere vivente, il che ci pone al vertice di questa catena.

Triste dirlo, ma ogni altro animale ha il solo scopo, se così lo si può definire, o di essere il pranzo di un animale ad un gradino superiore della catena alimentare e/o, al contrario, di mantenere l’equilibrio in un determinato ambiente.

Sebbene con modalità decisamente diverse, per noi esseri umani non è poi così diverso.

Anche all’interno della nostra stessa specie esiste una sorta di catena alimentare… certo, non ci sbraniamo a vicenda, ma chi vive la sua vita senza uno scopo forte da perseguire – che non si limiti alla mera sopravvivenza – diventa inevitabilmente preda di chi uno scopo forte ce l’ha (sto parlando di uno scopo “forte”, non necessariamente “lodevole”).

Da qui ogni sfruttamento, sopraffazione, prepotenza, estorsione, manipolazione… e non ci sono rivendicazioni sindacali, manifestazioni, leggi o appelli alla fratellanza universale che tengano: se ti comporti da preda, ci sarà sempre qualche predatore pronto a “divorarti”.

Non guardare me: non le ho fatte io le regole.

 

La catena… umana

Per noi, fortunatamente, la catena alimentare non è vincolante: possiamo uscirne quando vogliamo… cosa che succede solitamente quando ci rendiamo conto di esserci dentro e decidiamo di non voler più essere la “colazione” di qualcun altro.

Nella catena umana (non più alimentare), i “predatori” sono coloro che si approfittano delle “prede”, cioè coloro che si lasciano inconsapevolmente sfruttare.

Questa catena primordiale è basata sulla soddisfazione del bisogno, dove chi ha i maggiori bisogni sono coloro che si trovano in cima alla catena, tra cui il bisogno di controllo e di potere. Chi si trova nella parte bassa della catena sono coloro che hanno bisogni molto più elementari, tra cui quello di sopravvivere o poco più.

Chi è messo peggio?

Verrebbe istintivo rispondere che siano coloro che si trovano più in basso… ma in realtà è messo peggio chi sta più in alto, poiché la sua posizione è finta, in quanto non può essere che chi sta meglio sia colui che ha più bisogni. Se non altro perché ha più da perdere.

Il solo modo per il predatore di assicurarsi la sua pole position è quello di imporre e/o di manipolare: laddove nessuna delle due strategie dovesse più funzionare, è finita per chi le ha esercitate finora ed il solo motivo per cui questi predatori riescono a mantenere a lungo il loro controllo e potere è perché riescono a convincere le loro prede che sono queste ad avere bisogno di loro.

 

La catena alternativa

Ricordiamoci che in natura non esiste il vuoto, il nulla, ed in questo caso non è sufficiente “ritirarsi” dalla catena, poiché… dove andremmo? Cosa faremmo? Quale alternativa abbiamo a ciò che decidiamo di rinunciare?

Puoi solo fare una cosa: creare una catena (in questo caso non più alimentare, ma strettamente umana) alternativa che, però, funziona esattamente all’opposto! Mi spiego…

Se la catena alimentare “classica”, naturale, spontanea, vede una gerarchia che, partendo dal più basso, dove si trova la preda assoluta, sale verso l’alto per arrivare al predatore assoluto, la catena alternativa non può essere che… contraria!

Cosa significa e comporta, in sostanza?

Intanto sparisce il concetto di prede vs predatori, ma rimane il rapporto gerarchico tra chi ha dei bisogni da soddisfare e chi è in grado di soddisfarli.

Partiamo da un assioma: quanto maggiore è il bisogno, tanto minore risulterà essere il controllo e potere; quanto minore è il bisogno, tanto maggiore sarà il controllo e potere: ha senso, questo?

Chi è più “ricattabile”? Chi ha più o meno bisogni?

E chi sarà più ricercato, voluto e seguito? Chi è lì per chiedere che i propri bisogni vengano soddisfatti o chi è lì per soddisfare i bisogni altrui?

Non occorre essere geni per capirlo.

 

L’importanza del Contribuire

Torniamo al Contribuire, che significa “dare”.

Non si contribuisce perché siamo brave persone o perché saremo più amati o perché andremo in Paradiso… si contribuisce perché questo ci pone nella migliore posizione possibile per perseguire il nostro scopo, che non può prescindere dal trovarsi nella condizione di dare.

Capisco che sia piuttosto controintuitivo, ma vedila in questo modo: essere all’ultimo gradino della catena, ti mette nella posizione di poter contribuire consapevolmente a chi si trova più in alto di te. E questi dove guarderanno? Verso l’alto, dove c’è sempre qualcuno che vuole qualcosa da loro o verso il basso, dove troveranno chi è sempre disposto a dare loro qualcosa?

E a quel punto, chi avrà maggiore potere e controllo? Chi sta in alto, dove sono in pochi o nessuno a guardarlo e, soprattutto, a dargli qualcosa; o chi si trova in basso dove TUTTI guarderanno a lui/lei per avere qualcosa?

Ti dice niente: “…Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi.”? Eccotelo spiegato in un altro modo.

 

Conclusione

La realtà non è sempre facile da decifrare perché viene spesso rappresentata sulla base di cliché come quello che chi si trova in una posizione superiore si trova ad avere più potere e controllo.

In realtà è esattamente il contrario.

Avere qualcosa con cui contribuire ed essere disposti a farlo è ciò che, in assoluto, dà maggiore potere e controllo.

Quindi, è importante dotarsi di quanto più possiamo, sia a livello materiale che non (ad esempio, conoscenza, disponibilità, saggezza, amore, pazienza, tolleranza, ecc.) perché, alla fine, è di questo che le persone hanno maggiore bisogno e nel momento in cui si decide di condividere tutto questo per soddisfare quel bisogno, è la nostra vita ad acquisire valore… cosa che nessun controllo o potere, da soli, potranno mai darci.

Allora chiediti come tu, in famiglia, nel lavoro od in qualsiasi altro ambito, possa fare la differenza ponendoti nella posizione più bassa e da lì poter contribuire nei modi più disparati possibili affinché coloro per cui sei responsabile possano beneficiare di ciò che hai da dare.

Alessandro Carli

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