La gestione dell’imprevisto attraverso un training equestre

Un articolo di Roberto Lambruschi

 

Come nelle vicende del vivere quotidiano, così come nel mondo del lavoro un principio sempre vero è che le sicurezze non esistono. Tutti gli eventi ai quali siamo soggetti sono infatti incerti per natura.

Oggi puoi possedere qualcosa -un bene, un incarico, la salute…- e il giorno dopo vedere svanito quanto ottenuto con fatica o semplicemente a seguito di un caso favorevole. Al contrario, ci si trova un giorno a non avere nulla –o a sognare il raggiungimento di un obiettivo- ed avere la fortuna dalla nostra parte il giorno successivo.

D’accordo, i latini dicevano “quisque faber fortunae sue”, ognuno è artefice del proprio futuro, ma l’imponderabile, l’imprevedibile, il caso… possono certamente modificare gli eventi e ribaltare le nostre certezze ed aspettative.

Valori come l’adattabilità, la resilienza ed un certo approccio “filosofico” associabile ai principi della psicologia positiva sono certamente punti di forza che possono far risorgere quella Fenice che è silente in noi…

 

Gli eventi imprevisti – come gli errori- non sono sempre fondamentalmente “negativi”: spesso rappresentano quell’opportunità di evidenziare o far nascere risultati anche migliori di quanto ci si era prefissi inizialmente.

 

Ecco perché l’imprevisto (e la sua conseguente gestione) è da accogliere come opportunità, un’occasione per mettersi in gioco attraverso la creatività, il problem solving ed il pensiero laterale, tali da favorire risposte efficaci sostenute da una certa adattabilità plastica.

Se si è in grado di considerare l’imprevisto come un’opzione si potranno affrontare gli eventi con un approccio più razionale, più distaccato, quindi maggiormente efficace.

Uno stile e modus operandi propositivo, che favorisce il benessere e nel medio/lungo termine ripaga sempre.

Al contrario, un approccio ansiogeno, istintivo, irrazionale all’imprevisto ed all’errore può portare a spiazzare, o peggio, paralizzare la persona … Il primo anello di una catena in crescendo di errori su errori, ansie su ansie, che non portano certamente a nulla di buono.

Accettare ed affrontare l’imprevisto significa maggiore saggezza e concretezza: rende il nostro pensiero più flessibile favorendo una più consapevole maturità emotiva e gestione efficace del tempo.

 

Un training esperienziale con i cavalli per lavorare sulla gestione dell’imprevisto.

Sebbene possa inizialmente apparire una grossolana iperbole associare il cavallo al tema della gestione dell’imprevisto, vi sono numerosi punti di connessione e spunti di operatività volti a migliorare le performance in chiave life e business grazie alla facilitazione del cavallo e del suo modo di approcciarsi all’essere umano.

Proprio per il suo essere animale sociale, quindi predisposto alla relazione, è generalmente sempre pronto a porsi in comunicazione con l’uomo, pur secondo regole e codici comunicativi ancestrali tutte sue, che si perdono sin dalla notte dei tempi.

Mettersi in contatto con il cavallo non solo impone una certa disponibilità a dismettere le proprie personali certezze ed abitudini, di ordinari scambi interpersonali uomo-uomo, per riprogrammarsi ad essere in sintonia con un soggetto “altro”, che vive il qui ed ora in modo differente da noi e che interpreta la realtà a modo suo e secondo sensibilità e percezioni proprie.

Di fronte ad una richiesta da parte dell’uomo, il cavallo potrebbe reagire coerentemente con le sue aspettative oppure, al contrario, rispondere in modalità reattiva ed oppositiva, quindi in modo antitetico a quanto previsto o auspicato. Questo non certamente perché il Nobile Animale è “matto”, ma perché gli stimoli che gli sono stati inviati dall’uomo sono risultati incoerenti o, peggio ancora, aggressivi, predatori…

In alcuni casi, semplicemente, perché le richieste non vengono accettate per una serie di motivi, in primis il timore della novità o il rischio che possano portare a pericolosità.

 

Non è semplice descrivere in poche righe l’insieme di comunicazione verbale, para e meta linguistica e, soprattutto, aspetti non verbali, corporei che vengono posti in atto tra i due protagonisti di questo confronto speciale quanto potente. Certamente il cavallo è maestro nel saper leggere tutte queste componenti della comunicazione del suo interlocutore umano, adattandosi o reagendo in relazione a quanto gli viene “detto” dall’uomo.

Non solo: anche gli input ambientali (elementi che potrebbero apparire all’uomo insignificanti, non pericolosi o del tutto neutri) possono rappresentare una causa di reattività imprevista o “ingiustificata” spesso sottovalutati dall’uomo.

Per questi motivi (e molti altri) l’imprevisto è sempre dietro l’angolo nell’interazione con i cavalli, e questo è un potente stimolo per prendere confidenza con questa soft skill attraverso una centratura su se stessi senza però perdere l’attenzione verso l’altro, il diverso da noi, in un gioco di negoziazione ed adattamenti che partono dall’osservazione, la decodifica ed il riadattamento di fronte a strade chiuse per aprire nuove opportunità di scambio e, quindi, di raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Questo determina –come sopra accennato- la necessità di trovare nuove soluzioni (problem solving) attraverso la progettazione di possibili nuovi escamotage (planning) unita ad una certa creatività che è associata al pensiero laterale.

 

Le sessioni di lavoro proposte in ambiente equestre, volte specificamente allo sviluppo delle abilità nel gestire l’imprevisto, permettono così di riprogrammarsi ed imparare a conoscersi nel profondo, in quello che il nostro IO esprime effettivamente, indipendentemente da quanto asserito attraverso la voce.

La gestione di un cavallo, anche solo per condurlo a mano o montato in sella, non prevede solo abilità tecnica, ma soprattutto una certa apertura mentale nel prevedere possibili situazioni –quindi potenziali reazioni da parte dell’animale- di fronte agli “ostacoli” o esercizi proposti durante le sessioni di lavoro. Determina prontezza nel gestire la situazione ed adattarsi coerentemente a quanto viene espresso dal cavallo per mantenere il contatto, il controllo, la relazione efficace.

Attraverso specifiche attività a diretto contatto con il cavallo vengono incentivati una profonda capacità di ascolto, l’apertura ad ampi margini di previsionalità, elasticità all’adattamento ed al cambiamento pressoché immediato di strategie. Le abilità di convincimento del cavallo da parte del suo “conduttore” a superare un “ostacolo”, con una calma decisione e senza apparire aggressivi.

Tutto questo rientra nelle più intime pieghe dell’intelligenza emotiva messa in pratica in un confronto tra pari, dove l’uomo deve essere leader illuminato, quindi “primus inter pares” che invita, accompagna, persuade. Non certamente impone o aggredisce in stile predatorio.

Le aspettative che ci si prefiggono all’interno delle attività relazionali con i cavalli in un programma di training esperienziale, in alcuni casi vengono disattese, necessitano di riadattamenti o richiedono sostanziali modifiche di approccio. Questo, dopo una iniziale ed umana frustrazione, ci permette di comprendere come gli eventi e le situazioni possono sfuggirci di mano proprio perché non dipendono totalmente da noi, dalle nostre abilità o dal nostro volere.

La capacità di trarre delle potenzialità da questi eventi imponderabili e riadattare il nostro approccio alla situazione spesso porta a trovare una quadra con il nostro interlocutore “animale”, ricalibrando l’obiettivo prefissato sulla scorta delle nuove condizioni venutesi a creare.

In questo senso è evidente l’importanza del supporto di un coach/trainer professionista, che sia in grado di programmare sessioni di lavoro a diretto contatto con il cavallo (o nel branco), tali da favorire l’emersione delle criticità, pur facilitando il superamento di queste attraverso processi volti allo sviluppo del potenziale del suo cliente.

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