LA RESPONSABILITÀ CIVICA E MORALE DI CONFRONTARSI CON QUANTO ACCADE NEL MONDO

Un articolo di Pasquale Di Matteo

Viviamo in un’epoca in cui l’ombra della terza guerra mondiale sembra allungarsi ogni giorno di più, con tensioni geopolitiche e forze impegnate a far naufragare qualunque intervento diplomatico, che mettono in discussione le fondamenta stesse della nostra civiltà.

L’Occidente si trova in una posizione paradossale: da un lato, si erge a difensore dell’aggredito in Ucraina; dall’altro, sembra chiudere un occhio di fronte all’aggressione e alla sofferenza a Gaza. Si condannano gli attacchi russi come crimini, ma le stesse parole sembrano non trovare spazio quando si tratta del conflitto in Medio Oriente.

Lo so, arrivata/o a questo punto, ti chiederai cosa c’entri quanto accade sul pianeta con il mondo del lavoro, del business e della comunicazione.

Ma se ti poni questa domanda, quella successiva dovrebbe essere: cosa c’entri tu con il mondo del lavoro, del business e della comunicazione?

Perché, senza voler offendere nessuno, se non hai capito che viviamo in un mondo globalizzato, dove se qualcuno muove uno spillo a diecimila chilometri di distanza, anche il tuo magazzino soffre, significa che non sai nemmeno chi sei e che cosa fai.

In questo contesto turbolento, è sorprendente e, per certi versi, sconcertante osservare come molti professionisti e imprenditori continuino a produrre i soliti contenuti su piattaforme come LinkedIn come se nulla stesse accadendo.

I post che si vedono oggi non sono molto diversi da quelli pubblicati due anni fa: stesse strategie di marketing, stesse discussioni su leadership, innovazione e crescita.

Un copia e incolla in cui tutti scrivono ovvietà, spesso superate da tempo.

Capita persino che qualcuno si lamenti del fatto che alcuni – ancora pochi, purtroppo – hanno l’ardire di scrivere in merito a quanto accade nel mondo. “Perché Linkedin non è Facebook” dicono.

Infatti, su Facebook non si dovrebbe pretendere di poter parlare di cose più importanti della ricetta della torta, della gita fuori porta o del Grande Fratello, ma su Linkedin, ambiente di professionisti, si spera di sì.

Ma, al di là delle opinioni personali, ragionando per mera logica, davvero possiamo permetterci di vivere in una bolla, ignorando la realtà che ci circonda?

 

PERCHÉ NESSUN PROFESSIONISTA DEVE ISOLARSI DAL MONDO

Un imprenditore, un manager, un leader capace deve, prima di tutto, comprendere il mondo in cui opera.

Pianificare il futuro senza una chiara comprensione del presente è come navigare senza bussola in un mare in tempesta. Ogni evento sul pianeta – una guerra, una decisione politica, una crisi economica – ha ripercussioni dirette sull’ambiente lavorativo e sulle dinamiche aziendali.

In qualunque settore del mondo del lavoro.

Il conflitto in Ucraina e la crisi a Gaza non sono eventi lontani e isolati: influenzano i mercati finanziari, determinano l’andamento dei prezzi delle materie prime, modificano le dinamiche del commercio internazionale e incidono sul costo della vita quotidiana.

Ignorare questi fatti significa ignorare la realtà stessa in cui operiamo.

Ignorare quanto accade, significa non poter nemmeno comprendere gli umori dei collaboratori.

 

BISOGNA AVERE LA MATURITÀ DI ANDARE OLTRE IL BUSINESS AS USUAL

In un mondo globalizzato, ogni professionista ha il dovere civico, prim’ancora che morale, di confrontarsi apertamente con quanto accade nel mondo.

 

Questo non significa trasformare ogni piattaforma in un’arena politica, ovviamente, ma dimostrare acume e aderenza al proprio tempo, elemento indispensabile per chiunque occupi una posizione di leadership.

 

Perché qualunque buon leader dovrebbe saper interpretare i segnali del mondo che lo circonda e adattare la propria visione di conseguenza.

Essere un leader non significa solo pianificare e guidare verso obiettivi aziendali, ma anche avere la capacità di anticipare e reagire ai cambiamenti esterni, guidando il proprio team attraverso tempi incerti.

Il leader vero è il comandante di una nave, pronto a cambiamenti di rotta per evitare il peggio e non quello che continua come se nulla stesse accadendo, andando a sbattere contro un iceberg.

Un leader che ignora il contesto globale rischia di prendere decisioni miopi e, di conseguenza, di compromettere il futuro della propria azienda.

Professionisti e leader che propongono oggi quanto proponevano nel 2022 sono solo fumo, sono il nulla pronto a distruggere tutto a causa della loro incapacità.

 

I VERI PROFESSIONISTI SI ASSUMONO LA RESPONSABILITÀ DI UNA SOCIETÀ CONSAPEVOLE

Parlare di ciò che accade nel mondo non è solo un atto di responsabilità personale, ma anche un modo per contribuire alla costruzione di una società più giusta e consapevole.

Viviamo in un’epoca in cui la narrazione dominante è spesso pilotata dai media e dalle grandi potenze economiche che ne detengono la proprietà.

Esempi?

A luglio, si parlava di un’economia statunitense in grande ripresa grazie alle politiche di Biden, ma oggi si parla di Kamala come colei che guarirà i gravi problemi economici degli Stati Uniti.

Secondo: il famoso panfilo affondato a causa di una tromba d’aria, mentre le “barchette” intorno sono state risparmiate. Una barca che ospitava persone coinvolte in un noto processo, tutte tranne una, Stephen Chamberlain, ex coimputato di Lynch nel processo per frode, morto a poche ore di distanza, dopo essere stato investito mentre faceva jogging.

Inquietante, ma i media non parlano di complotto e preferiscono rifugiarsi nella “maledizione”.

Ecco perché è essenziale che chi ha voce in capitolo – come imprenditori e manager – contribuisca a una narrazione alternativa, basata su fatti, analisi, riflessioni critiche e non sul malocchio.

Chi lavora come professionista, soprattutto nella comunicazione, ma anche chi forma leader, manager e aziende, ha un pubblico e con esso una responsabilità: educare, informare e stimolare il pensiero critico.

Questo è particolarmente vero in un momento in cui il mondo sembra diviso tra opposti inconciliabili e in cui la verità è spesso la prima vittima.

 

NON POSSIAMO RESTARE INDIFFERENTI

L’indifferenza non è un’opzione.

Ignorare ciò che accade nel mondo non è solo un fallimento morale, ma anche una mancanza di professionalità e la prova della propria incompetenza.

Ogni scelta politica, ogni conflitto, ogni crisi ha un impatto su di noi, sia come individui sia come professionisti, perciò è imperativo che chiunque occupi una posizione di responsabilità utilizzi la propria piattaforma per parlare, informare e stimolare riflessioni.

Soprattutto per dimostrare di saper condurre le organizzazioni nella tempesta, inseguendo rotte dal cielo azzurro.

Se desideriamo un futuro migliore, dobbiamo iniziare a costruirlo oggi, con consapevolezza e impegno, cosa che, inevitabilmente, implica riconoscere e affrontare il presente.

So che, per tanti, questo articolo ha lo stesso valore della relazione programmatica di Jerry Maguire, ma in ballo non ci sono solo la gestione futura di un’azienda, l’etica e lo stile, come nel noto film, ma la capacità delle persone di saper sopravvivere agli eventi che stanno cambiando il mondo.

Il mondo del 2019 non esiste più, ma anche quello del 2023 è molto lontano e comprendere tale evidenza è fondamentale. Cosa che per un leader significa la sopravvivenza di team, organizzazioni, aziende, clienti… successo o condanna al fallimento.

E tu?

In che modo ti prepari ai cambiamenti repentini in atto?

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