LA VERITÀ CHE RENDE LIBERI
Un articolo di Alessandro Carli
Si è detto che la verità renda liberi. Ma liberi da cosa? Dalla menzogna, ovviamente!
Non ci sono molte alternative alla verità: una cosa o è vera o non lo è e per quanto tu cerchi di ammorbidire una menzogna, non diventerà mai una verità.
E fin qui… Ma la vera domanda è: perché la menzogna dovrebbe imprigionarmi? Ed in che modo?
In effetti, non è la menzogna in sé ad imprigionarci, ma il motivo per cui si mente.
Ti è mai successo di mentire, anche per cose banali? Ritengo di sì… Ti è mai successo di mentire per nessun motivo? Scommetto di no.
La Trasparenza è una legge della Natura. La Realtà (o Natura, stessa cosa: non sto parlando di banane e lucertole) si manifesta per quella che è: non nasconde, non dissimula, non inganna, non tradisce. Se ancora non vediamo e sappiamo tutto di ciò che esiste non è perché ci viene nascosto, ma perché non abbiamo ancora gli strumenti (tecnici o interiori) che ci consentono di vederlo. È tutto sotto i nostri occhi… ciechi o quantomeno miopi.
Noi siamo parte integrante della Natura ed in quanto tale ci viene spontaneo rivelare ciò che siamo, proviamo o pensiamo… a meno che non ci sia qualcosa che c’impedisca di farlo perché ritenuto pericoloso o penalizzante.
Ed è questa la nostra gabbia: la paura.
Non tutte le paure e le conseguenti menzogne sono uguali negli effetti che producono ed in linea di massima esse sono tanto più gravi (non da un punto di vista morale, che m’interessa assai poco) nelle loro conseguenze pratiche quanto meno se ne è consapevoli.
È per questo, infatti, che sia nel sacramento della confessione sia nella psicanalisi s’insiste tanto sul rivelare il peccato/disagio per liberarsene. Finché ciò che ci procura paura, costringendoci a mentire, a nascondere o a “proteggere” un evento disturbante del passato, non viene portato a galla, ne restiamo prigionieri. E non basta averlo chiaro in mente: è necessario “sputarlo” fuori con la voce e le parole per liberarcene definitivamente.
Vediamo alcune tra le paure più importanti, da quelle di cui siamo più consci a quelle che neghiamo maggiormente:
- La paura di subire una conseguenza – Questa è appunto quella meno “colpevole” perché la rivelazione della verità potrebbe compromettere la nostra incolumità fisica o psicologica, un rapporto/relazione, le nostre finanze, una posizione, ecc. Non che questo renda più legittima la menzogna, ma la rende più “leggera”, in quanto è per noi chiaro il motivo per cui si mente;
- La paura di perdere un’opportunità – Si è abbastanza consapevoli del proprio opportunismo, ma proprio perché in qualche misura moralmente disdicevole, si cerca quantomeno di minimizzare questa paura;
- La paura di comprometterci – La tranquillità è uno stato emozionale potentissimo e quando una situazione o qualcuno tenta di costringerci a prendere una decisione importante ed essere conseguente, reagiamo energicamente: forse non esternamente, ma internamente si scatena una bufera perché va a farsi friggere quella tranquillità a cui tanto teniamo;
- La paura di provare sensi di colpa o vergogna – I sensi di colpa e la vergogna possono essere molto utili alla nostra crescita perché ci inducono ad evitare di commettere nuovamente un certo errore, soprattutto se in violazione di un valore che è per noi molto importante. Se, d’altro canto, permettiamo a questi devastanti sentimenti di sopraffarci, possono addirittura indurci a ripeterli… tanto, ormai, siamo persi!;
- La paura del giudizio altrui – Non ci piace l’idea di essere sensibili al giudizio altrui o di esserne perfino schiavi ed il livello di consapevolezza dipende appunto da quanto si è condizionati da questa paura. Certo è che molti dei nostri atteggiamenti e delle nostre scelte risulteranno fortemente influenzati da questa paura;
- La paura di esporci – Abbastanza simile alla paura di comprometterci, ma mentre sopra si richiede di agire in una certa direzione, qui ci viene chiesto semplicemente di prendere una posizione. Tuttavia, se la paura del giudizio altrui è abbastanza forte, faremo molta fatica a far sapere come la pensiamo, rendendoci falsi;
- La paura di metterci in discussione – Quando qualcuno ci attacca verbalmente su qualcosa che “avremmo” fatto, il bisogno di mantenere intatta l’immagine (falsa) che ci siamo fatti di noi stessi prende il sopravvento e contrattacchiamo per proteggerla. Il nostro ego c’impedisce anche solo di considerare l’ipotesi che l’altro abbia ragione, inducendoci a nasconderci dietro quella maschera.
Tutte le paure elencate finora riguardano situazioni che potrebbero degenerare se ci “aprissimo” e facessimo capire chi siamo e cosa proviamo veramente. Paradossalmente, le stesse paure ci bloccherebbero anche se ciò che abbiamo da esprimere fossero emozioni positive, come l’amore, la gratitudine, la spontaneità, l’umiltà, ecc.
Una relazione, anche quella più intima, può sopravvivere al conflitto, alla scontrosità, al confronto anche aspro e perfino alla slealtà, ma non può sopravvivere alla mancanza di amore, di comunicazione, di sincerità e la libertà che deriva dall’espressione pura e genuina di sentimenti edificanti non è negoziabile.
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