Le maschere accondiscendenti: un’analisi comportamentale

Un articolo di Pasquale Di Matteo

In un mondo dove i social media sono diventati estroflessioni delle nostre opinioni, emerge una figura controversa, il cui comportamento esprime una comunicazione pessima e deleteria per chi la pratica: l’individuo che indossa la maschera di persona accondiscendente.

Sì, insomma, quello disposto a dare ragione al diavolo e a dire tutto e il suo contrario pur di emergere.

Questa persona, nel tentativo di essere universalmente amata, si trasforma in un camaleonte sociale, adattando le proprie opinioni a quelle altrui, anche quando sono diametralmente opposte.

Il problema è che questi individui vivono in veri e propri paradossi.

Infatti, la ricerca di approvazione è un tratto umano innato, ma quando si trasforma in un’esibizione teatrale sui social media, si perde l’autenticità.

Fateci caso: ci sono individui accondiscendenti che si lanciano in un balletto di “mi piace” e commenti, una danza mielosa che segue la melodia del consenso generale piuttosto che la propria voce interiore.

Prontissimi nel commentare positivamente un tuo pensiero, sostenendo le tue tesi, li ritrovi, a distanza di poche ore, a consigliare e sostenere commenti con tesi diametralmente opposte.

Un cortocircuito che rivela la vera natura di questi individui, che non hanno una visione, né una professionalità, ma soltanto il disperato bisogno di apparire, senza curarsi del come e di cosa proporre.

Ciò, ovviamente, non significa che chi ha un’ampia cultura non possa commentare post diversi, sugli argomenti più disparati; non è in discussione chi ha una cultura vasta e interessi vari e commenta dando la propria opinione in merito, ma quelli che al mattino pensano che abbia ragione chi dice nero e al pomeriggio consigliano il commento di chi dice bianco e scrivono a loro volta contro il nero.

La Psicologia dietro l’accondiscendenza

Dal punto di vista psicologico, questo comportamento riflette una bassa autostima e un profondo bisogno di accettazione. È un tentativo di costruire ponti con tutti, soprattutto con quei professionisti che ritengono possano aver bisogno delle loro competenze, ma questi ponti sono fragili, eretti su fondamenta di sabbia che possono crollare al minimo soffio di dissenso.

Non a caso, se fate notare l’incongruenza di pensiero a questi personaggi, ecco che diventano ostili, si pongono sulla difensiva, perché non hanno una struttura psicologica stabile, razionale e affidabile, ma vivono sull’impulsività del momento.

I loro commenti non sono orientati al contraddittorio, ma hanno l’unico scopo di farsi notare e, nel momento in cui comprendono che con voi non ha funzionato, per loro diventati inutili.

Spesso, si tratta di persone esuberanti, che vivono sempre al massimo, e danno una prima impressione gioiosa e positiva, ma ti accorgi di come si tratti di persone il cui unico impegno nella vita è quello di commentare post di altri.

Ribadisco che non ho nulla contro chi ha vasta cultura e interessi vari, né sono tra quelli pronti ad affibbiare etichette a chi sa di più, tipo “tuttologo” e altre terminologie sempre sulla bocca di chi ha studiato poco e legge ancora meno, ma la giornata è di ventiquattro ore per tutti.

Io ho sempre meno tempo da dedicare ai social e conosco molti professionisti oberati di lavoro ancora più di me, invece le maschere accondiscendenti sono in grado di commentare tutto e il suo contrario a ogni ora, perciò delle due una: lavorano costantemente distratti dai social, oppure non hanno lavoro.

Entrambe le ipotesi sono indice di una scarsa professionalità.

Conseguenze a lungo termine

A lungo andare, la maschera cade, si svela miseramente, perché tutti noi ci accorgiamo di chi commenta ogni post, di qualunque argomento si tratti, sostenendo tesi opposte e mettendo like a chiunque.

Iniziamo a notare le contraddizioni e l’individuo accondiscendente rivela la sua vera natura di arrivista senza principi.

Il comportamento dell’arrivista, o maschera accondiscendente, è uno dei più invasivi e dannosi nella comunicazione moderna per chi la pratica, poiché non solo erode la fiducia degli altri, ma anche la propria integrità personale.

A questo punto, qualcuno, lo so, penserà che tale comportamento sia quello più usato dai politici, ma non è così.

È vero, i politici sono sempre pronti a mostrarsi in grado di risolvere i problemi dei cittadini meglio di altri, ma su alcuni temi e principi non scendono a patti a livello di comunicazione. (Forse, nei fatti e nella sostanza, sì, ma a livello di comunicazione, sanno dire no e dissentono spesso, come si può notare nei talk show.)

Le maschere accondiscendenti, al contrario, sono pronte a consigliare commenti che sostengono tesi opposte e a ringraziare gli autori, sostenendo le loro tesi.

Sono quelli che in un talk show darebbero ragione a un candidato e poi ragione a un avversario con tesi opposte.

Esiste una via d’uscita?

La soluzione? Essere autentici.

Non è necessario essere d’accordo con tutti.

Anzi, se badate, molti dei personaggi più influenti della storia hanno più nemici che amici, tema che ho già affrontato, con diversi esempi, in altre occasioni.

Perché il successo vero, autentico, quello che non dura una sola stagione, è fondato sull’autenticità, sulla cultura più vasta possibile, su un ventaglio di interessi ampio.

Le persone che piacciono sono quelle che non si svendono per piacere agli altri, ma restano fedeli alla loro natura, al background culturale, alle loro idee.

Mente aperta sempre, ma anche dignità e ancoraggio a valori e principi fondamentali!

Dunque, la comunicazione autentica è la chiave per costruire relazioni significative e durature, sia nel mondo virtuale che in quello reale.

Una comunicazione che parte dall’atteggiamento, perché l’attitudine e come ti comporti comunicano molto più delle parole.

L’accondiscendenza può sembrare una scorciatoia per ammaliare gli altri e, spesso, funziona per un po’, soprattutto nel brevissimo periodo, ma è una strada dissestata che porta alla perdita di rispetto da parte degli altri.

Perciò, se siete competenti, se avete clienti che vi seguono e apprezzano la vostra professionalità, non avete altro di cui preoccuparvi.

Non vi serve indossare maschere né stalkerizzare il mondo intero in modo da dire che ci siete.

Basta semplicemente raccontare i vostri lavori tangibili, gli eventi, i risultati. Non serve altro.

 

Pasquale Di Matteo

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