Mettere il dito nella piaga: trova i punti deboli della tua azienda con l’analisi di bilancio

Un articolo di Patrizio Gatti

 

 

Quante volte, durante i miei corsi per imprenditori, ho sentito frasi come: “L’azienda guadagna, quindi va tutto bene“. Ma poi, a volte, scavando nei numeri, emergono debolezze che possono mettere a rischio la sostenibilità dell’intera impresa. Questo è esattamente ciò che è successo in un’azienda del settore edile…

 

Qualche tempo fa, mentre tenevo un corso di formazione per un’azienda edile sull’analisi di bilancio, dopo aver illustrato l’importanza di alcuni indicatori per il calcolo del rating, cioè la valutazione sul merito di credito assegnata dalle banche, mi sono concentrato su alcuni indici patrimoniali e finanziari.

 

I primi ci danno indicazioni sulla solidità dell’azienda, mentre gli altri ci fanno vedere se l’impresa ha i soldi necessari per pagare i debiti.

 

La responsabile amministrativa era interessata all’analisi patrimoniale e finanziaria perché non riusciva a interpretare alcuni dati, anche perché con i titolari facevano sempre solo analisi economiche per vedere se l’azienda guadagna o perde e per calcolare le tasse da pagare. L’azienda aveva sempre guadagno.

 

Si rese conto che, trascurando i dati patrimoniali, non avrebbe chiarito le idee ai proprietari sul perché le banche continuassero a dirle che l’impresa era sottocapitalizzata, cioè che aveva troppi debiti in proporzione al capitale proprio (che è il capitale sociale versato dai soci e le riserve di utili accumulati e non distribuiti negli anni).

 

Mettere il dito nella piaga

 

Abbiamo iniziato a calcolare gli indici sui dati reali di bilancio. Il primo che abbiamo analizzato è stato il debt/equity ratio, cioè il rapporto tra debiti totali e capitale proprio.

 

Questo indicatore indica quanto l’azienda dipende dai debiti verso terzi rispetto al capitale proprio lasciato in azienda dai soci:

 

Valore intorno a 1: bene, l’azienda è solida.

Sopra il 3: comincia a diventare rischioso.

Sopra 5: rischio elevato, c’è troppo debito.

 

Nel caso dell’azienda, l’indice era intorno a 10,9.

 

Purtroppo, la banca aveva fatto una giusta osservazione, infatti questo è un segnale del troppo ricorso ai debiti. Questa situazione non è rara tra le PMI italiane, che spesso hanno risultati non ottimali.

 

I finanziatori, però, prestano sempre più attenzione a questi indicatori.

 

Sembrava di mettere il dito nella piaga, ma il calcolo degli indici serve proprio a capire dove ci si trova e a diventare uno stimolo per fissare obiettivi di miglioramento.

 

Altri indici fondamentali

 

Dopo questa prima analisi, abbiamo calcolato altri indici utili per avere una visione più chiara.

 

Tra i più importanti abbiamo calcolato l’acid test, che fa vedere la capacità dell’azienda di sostenere i debiti a breve termine, cioè quelli che scadono entro un anno, con le attività correnti, come liquidità, crediti e altre risorse disponibili.

 

Si calcola così:

(Attività correnti – Magazzino) / Passività correnti

 

Indice uguale a 1 o superiore: bene, l’azienda può coprire i debiti a breve.

Sotto 1: rischio, le risorse sono insufficienti e più ci si avvicina allo zero, peggiore è la situazione.

Per l’azienda edile, l’acid test sembrava buono, intorno a 1.

 

Ed ecco l’esclamazione della responsabile: “Finalmente questo è buono!”

 

Ma attenzione, non è tutto oro quel che luccica.

 

Dopo un controllo, abbiamo visto che una parte significativa dei crediti era inesigibile.

Di conseguenza, il risultato dell’acid test scendeva sotto 1, riportando a una situazione realistica meno positiva del previsto.

 

Il rapporto PFN/EBITDA: sostenibilità del debito

 

Non poteva mancare un altro indice fondamentale per la sostenibilità del debito:

il rapporto PFN/EBITDA.

 

Posizione Finanziaria Netta (PFN): differenza tra debiti bancari e liquidità disponibile.

EBITDA: il margine operativo lordo, ottenuto con la riclassificazione del conto economico. Indica quanto l’azienda guadagna con la gestione operativa, senza considerare ammortamenti, oneri finanziari e costi fiscali.

Questo rapporto misura, in parole semplici, in quanti anni l’azienda potrebbe ripagare i suoi debiti utilizzando i soli guadagni operativi:

 

Valore tra 1 e 3: di solito considerato accettabile e segnale di un debito sostenibile.

Sopra 4-5: rischio, il debito è troppo elevato rispetto alla capacità di generare cassa.

 

L’azienda in questione presentava un valore di 5,2, superando la soglia di rischio.

 

 

Imparare a leggere gli indici patrimoniali e finanziari non serve solo per rispondere alle banche. Ti permette di:

 

-prevenire rischi di insolvenza.

-migliorare i flussi di cassa.

-scoprire i tuoi punti deboli può farti evitare problemi futuri.

 

Conclusioni

Alla fine dell’analisi, la responsabile amministrativa capì che, oltre al conto economico, serviva guardare e controllare anche gli altri numeri.

 

Si rese conto che, anche se c’erano margini di guadagno, non erano sufficienti a sostenere la struttura dell’azienda.

 

Di conseguenza, l’impresa doveva periodicamente chiedere ulteriore debito bancario per pagare i debiti esistenti, correndo anche il rischio che, peggiorando gli indici, la banca non concedesse più fidi e finanziamenti.

 

Quindi, una breve analisi durante un corso di formazione basato su dati reali aveva fatto emergere la necessità di intervenire.

 

Era fondamentale migliorare la gestione economica per arrivare ad un aumento dei margini di profitto, ma soprattutto serviva ottimizzare la gestione finanziaria e patrimoniale.

 

Bisognava iniziare a pianificare azioni concrete per migliorare i margini, il cash flow e rafforzare la struttura patrimoniale nel tempo. Certamente non una cosa da poco, ma fattibile e necessaria per il miglioramento economico e finanziario dell’azienda.

 

E tu? Sai davvero cosa dicono i numeri della tua azienda?

 

Patrizio Gatti

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