NATIVE SPEAKERISM
Un articolo di Cecilia Di Pierro
DISCRIMINAZIONE LINGUISTICA PER L’INSEGNAMENTO DI UNA LINGUA STRANIERA
MADRELINGUA O PROFESSIONISTA QUALIFICATO?
Sono rinomata per le mie divagazioni e giochi di fantasia sia a lavoro che nella vita privata.
Pertanto non vi stupirete se penso all’insegnamento di una lingua come il gusto provato nel mangiare un cioccolatino di qualità.
In altri termini: passione e gusto per la materia.
L’insegnamento di una lingua straniera dovrebbe presumibilmente colmare, per così dire, il divario tra persone di paesi e lingua diversi.
Uso il condizionale, perché così non è in realtà.
Cos’è il native-speakerism?
Esiste di fatto una discriminazione, basata sull’idea che solo i madrelingua possano trasmettere e insegnare una lingua in modo efficace e autentico, trascurando le competenze pedagogiche e didattiche essenziali dei docenti esperti e qualificati.
“La domanda nasce spontanea” direbbe il buon Lubrano
Che cos’è un “Native Speaker”
Il termine “Native Speaker” si riferisce a un “madrelingua”, cioè a una persona cresciuta ed educata in una certa lingua. Se i genitori parlano lingue madri diverse (e trasmettono entrambe le lingue al figlio), il bambino crescerà bilingue e nel migliore dei casi padroneggerà entrambe le lingue a livello di madrelingua.
È molto raro che qualcuno padroneggi più di due lingue madri. Può essere questo il caso quando, oltre alle differenti lingue madri dei genitori, all’asilo e a scuola si impara una terza lingua (cioè all’asilo e a scuola le lezioni si svolgono soprattutto, o completamente, in questa terza lingua).
È importante comprendere che le lingue straniere apprese in un secondo momento della vita normalmente non raggiungono un livello da madrelingua, indipendentemente da quanto bene le si parli. Bastano già minime divergenze fonetiche per “tradire” il parlante come non nativo.
Giochiamo con le lingue, e…
Una controdomanda nasce altrettanto spontaneamente da parte mia.
Permettetemi un piccolo inciso
Famosa per “quella che fa tante domande”
D’altronde chi non chiede non impara e il segreto per imparare le lingue è quello di chiedere.
Adesso capisco perché ho imparato così bene le lingue (una lieve nota di immodestia aiuta a parlare meglio le lingue)
Quanti madrelingua conoscono, ovviamente, perfettamente la propria lingua, ma non sanno insegnarla, o non sanno trasmettere la passione per la lingua?
La risposta, dunque è la seguente:
è necessario valutare e apprezzare le competenze, rivedendo il dogma del “Madrelingua” a tutti i costi per l’insegnamento della lingua.
Chi, meglio di un professionista, che abbia già fatto il percorso di un principiante, per esempio, può aiutarvi di più?
Chi ha la sensibilità adeguata, per aiutarvi ad apprendere le tecniche di traduzione, se non una persona qualificata che lavora nel settore della traduzione ed abbia già acquisito esperienza?
Arriviamo al dunque
Il “Native Speakerism” nell’insegnamento dell’Inglese: oltre la competenza linguistica
Negli ambienti di insegnamento dell’Inglese, come lingua straniera e seconda lingua, spesso si presta troppa attenzione alla competenza linguistica nativa degli insegnanti. Questo fenomeno, noto come “native-speakerism”, si basa sull’idea errata che solo i madrelingua anglofoni possano insegnare efficacemente la lingua. Questa mentalità costituisce un ostacolo all’accesso dei non madrelingua alla professione di insegnante, nonostante le loro eccellenti competenze pedagogiche.
Nulla di più sbagliato e infondato.
All’obiezione su un’eventuale presa di parte per la professione svolta, rispondo prontamente, motivando la ragione per la quale un madrelingua non è necessariamente migliore di un professionista che abbia seguito un iter formativo specifico e abbia successivamente approfondito la conoscenza della lingua all’estero.
Competenza linguistica vs. competenze pedagogiche
È fondamentale distinguere tra competenza linguistica e competenze pedagogiche quando si valuta un insegnante di Inglese, per esempio. Occorre, da un lato, considerare la competenza linguistica: essa si riferisce alla padronanza della lingua stessa, inclusa la grammatica, il vocabolario e la pronuncia.
Dall’altro, ci sono le competenze pedagogiche riguardanti la capacità di programmare lezioni efficaci, utilizzare strategie di insegnamento adatte agli studenti e valutare il progresso degli studenti nel tempo.
Ultimo, ma non meno importante: ciò che distingue un bravo insegnante da uno che lavora solo per lo stipendio, è la capacità di coinvolgere ed entusiasmare gli alunni, a prescindere dall’età, dalla predisposizione alla lingua e altri fattori non determinanti a parer mio.
In parole povere: ENTUSIASMO dell’Insegnante.
Perché è un errore focalizzarsi esclusivamente sulla competenza linguistica?
Valutare gli insegnanti solo sulla base della loro competenza linguistica nativa è ingiusto e limitante per diversi motivi:
1) Non tutti i madrelingua sono insegnanti capaci ed efficaci vettori di conoscenza
Essere madrelingua non garantisce automaticamente la capacità di trasmettere la lingua agli altri. Molte persone hanno un’ottima padronanza linguistica ma non hanno esperienza o formazione nell’insegnamento.
2) Esclusione degli insegnanti non madrelingua qualificati
Molti insegnanti non madrelingua hanno ottime competenze pedagogiche acquisite attraverso la formazione e l’esperienza. Questi insegnanti possono offrire un’ampia prospettiva culturale e una comprensione più profonda delle sfide degli studenti non madrelingua.
3) Diversità di accenti e stili di apprendimento
Gli studenti che imparano l’inglese da insegnanti non madrelingua possono essere esposti a una varietà di accenti e stili di insegnamento che agevola l’apprendimento di una lingua in un mondo linguisticamente diversificato. Per rendere più ameno il discorso: può accadere che un’errata pronuncia di “Management” (gestione, Direzione o altro, a seconda del contesto), diventi quello che io definisco un’espressione colorita in dialetto napoletano “Mannaggia a …”.
- Equità e inclusione
Il Native Speakerism solleva questioni di equità e inclusione. Può limitare le opportunità per le persone qualificate in base alla loro nazionalità o lingua madre. È importante affrontare questo problema per creare sistemi di istruzione linguistica più inclusivi.
- Conseguenze economiche e professionali
La discriminazione nei confronti degli insegnanti di inglese non madrelingua può avere conseguenze economiche e professionali. Può limitare la crescita della carriera, incidere sul reddito e scoraggiare gli individui dal perseguire una carriera nell’insegnamento della lingua inglese.
Ultimo, ma non meno importante: può provocare una “guerra didattica” tra Insegnante non madrelingua, qualificato/qualificata e Direzione scolastica.
Nessuno ama le guerre, tantomeno i Professionisti qualificati.
Teach Words. Don’t make War!
Il ruolo cruciale delle competenze pedagogiche
Le competenze pedagogiche sono fondamentali per un docente di lingua efficace. Chi insegna una lingua, ed abbia una solida formazione pedagogica, può:
Adattare e personalizzare le lezioni: programmare e adattare le lezioni per soddisfare al meglio le esigenze degli studenti.
Motivare gli studenti: utilizzare strategie efficaci per mantenere gli studenti motivati e coinvolti. Un esempio lampante di motivazione degli studenti può essere quello di insegnare una lingua facendo ascoltare e cantare un brano musicale in lingua. Quale Artista, secondo voi? Si apra il Toto scommesse e chiedetemi di fare una lezione di Inglese per ascoltare dal vivo.
Correggere errori e fornire feedback: correggere gli errori in modo costruttivo e fornire feedback chiari e utili agli studenti.
Comprendere le sfide degli studenti: avere una comprensione approfondita delle sfide linguistiche degli studenti non madrelingua e offrire approcci personalizzati per superarle.
La Sfida (The Heat come dico spesso scherzosamente)
Affrontare la questione del Native Speakerism è importante, per prevenire il protrarsi di pregiudizi e stereotipi aventi un impatto negativo sia sui madrelingua che sui non madrelingua nell’ambito dell’educazione linguistica.
In un mondo che parla sempre più di inclusione e lotta ai criteri di diversità ingiustificata, affrontare questo problema è fondamentale per promuovere la differenza, l’equità e l’inclusione nell’insegnamento della lingua inglese, nonché per favorire una comprensione più sfumata e globale dell’Inglese come lingua franca.
PER CONCLUDERE
Time has come to…
È giunto il momento di abbattere il mito del Native Speakerism nell’insegnamento dell’Inglese.
Iniziamo a valutare gli insegnanti sulla base delle loro competenze pedagogiche e della loro capacità di facilitare l’apprendimento degli studenti, indipendentemente dalla loro lingua madre. Dobbiamo abbracciare la diversità e riconoscere che la padronanza della lingua e le competenze pedagogiche sono due aspetti di pari importanza quando si tratta di educare efficacemente gli studenti di Inglese in tutto il mondo.
La passione e l’entusiasmo fanno il resto!
LET’S SPEAK AND TEACH ENGLISH
PROFESSIONALS MAKE THE DIFFERENCE
PARLIAMO E INSEGNIAMO INGLESE
I PROFESSIONISTI FANNO LA DIFFERENZA
Cecilia Di Pierro