Pagamenti internazionali: peculiarità e complessità

(Parte 1)

Un articolo di Davide Crisci

La complessità e la vastità di questa tematica non può essere esaurita in una unica pubblicazione; quindi, seguirà nella pubblicazione di dicembre una prosecuzione ed approfondimento del presente articolo.

Grazie per l’attenzione!

La definizione della condizione di pagamento è una delle più grosse problematiche che gli operatori economici devono affrontare nelle vendite internazionali ed in ogni operazione di business con l’estero. In un contratto di compravendita, ad esempio, essa coinvolge sia il venditore che il compratore.

◼ Chi vende proporrà delle clausole che lo rassicurino circa l’incasso del proprio credito.

◼ Chi acquista si preoccuperà di avere la liquidità per effettuare il pagamento, cercando di posticiparlo rispetto alla consegna della merce o alla prestazione del servizio.

Nei casi di vendita con l’estero, quindi, diventa importante che:

◼ L’esportatore segua una strategia contrattuale, cioè pianificando diversi strumenti di tutela – che operano  però in rapporto di sinergia funzionale – e inserendoli nel contratto che lo lega alla controparte; tale strategia gli consentirà di posizionarsi sui mercati individuati riducendo al minimo i rischi di mancato o ritardato pagamento e che sono tali da impedire, in alcuni casi, la competitività o la presenza su certi mercati.

◼ L’importatore, invece, dovrà tutelarsi dal rischio di pagare anticipatamente la fornitura o di aver dato mandato ad una banca di assumersi un impegno a pagare il fornitore/beneficiario di un credito documentario e di non ricevere la merce ordinata o di riceverla non conforme all’ordine di acquisto.

L’incontro tra le esigenze contrapposte di chi vende e di chi compra determinerà la scelta della forma di pagamento che sarà influenzata da vari elementi che, negli scambi internazionali, assumono una rilevanza maggiore rispetto a quanto accadrebbe negli scambi domestici.

La valutazione del rischio di credito nei confronti di controparti estere, specialmente se extracomunitarie, è più difficile e complicata rispetto a quella compiuta nei confronti di nominativi italiani o comunitari, a causa di variabili e fattori di rischio maggiori o non presenti in ambito domestico, a cui deve aggiungersi la difficoltà ad avere accesso a fonti di informazione attendibili. L’eventuale verificarsi, inoltre, del mancato pagamento della fornitura di beni o di servizi crea un’altra importante criticità negli scambi con l’estero, specie con paesi con i quali non vi sono accordi di mutuo riconoscimento di sentenze e/o strumenti di recupero giudiziale e stragiudiziale del credito: la impossibilità, ma anche l’eccessiva onerosità di qualsiasi azione di recupero del credito, a causa di una difficoltà ad intraprendere un’azione legale o di ottenere il riconoscimento, da parte delle autorità locali, di una sentenza disposta da un tribunale pubblico o privato di un altro Paese

Quali le principali tipologie di rischi connessi alle operazioni internazionali?

Il Rischio Commerciale o Rischio Controparte, attiene, di norma alla sfera del debitore, ma si potrebbe concretizzare anche a carico del creditore e può essere rappresentato da tre elementi:

  • insolvenza, di fatto o di diritto, del debitore/creditore, con conseguente perdita totale o parziale del credito o dell’oggetto dell’operazione;
  • inadempimento puro e semplice del debitore che non adempie ai suoi impegni, ad esempio non paga o non si reca a ritirare la merce;
  • inadempimento puro e semplice del creditore che ad esempio non consegna la merce pattuita nei tempi stabiliti.

Rischio Paese

Il Rischio paese, ossia la situazione politica ed economica del paese della controparte

A tal proposito, potrà essere utile delineare l’attuale MAPPA DEI RISCHI su siti istituzionali o di società partecipate come la SACE; utile al fine di verificare gli aspetti da approfondire mediante fonti di informazione istituzionale e/o gruppi bancari cui richiedere gli strumenti di tutela specifici in relazione a criticità specifiche.

Ciò a maggior ragione dopo gli ultimi shock globali – Pandemia, conflitti Russia-Ucraina e Israele- Palestina -, che ovviamente hanno ripercussioni globali ma anche NON unicamente limitate agli aspetti sanitari o bellici.

Il Rischio Cambio, che si verifica quando l’operazione di compravendita è espressa in una valuta diversa da quella del Paese del creditore o del debitore. Tale rischio riguarda le oscillazioni del cambio tra il momento di stipula del contratto (o della consegna della merce) e quello del pagamento.

E ancora…

Rischio di Qualità, se la qualità della merce consegnata non corrisponde a quanto pattuito;

Rischio Contrattuale, che si riferisce alla forma e al contenuto del contratto, come la forma in cui è stato stipulato (verbale, scritta, a mezzo fax o telex), le clausole unilaterali o quelle mancanti;

 Rischio di trasporto e di spedizione che si verifica con il danneggiamento, distruzione o perdita della merce durante il trasporto;

Rischi Doganali riferiti alla tipologia di merce esportata o importata. Per esempio, il caso delle merci definite “duali”, ossia quelle che possono avere un duplice uso civile e militare. In queste situazioni un’attenta e approfondita analisi è d’obbligo

Rischi Reputazionali che emergono quando nei rapporti con particolari controparti si può incorrere in pericolose assunzioni di responsabilità. È il caso, per esempio, di rapporto con una controparte inclusa in liste di embarghi

Ecco che allora la scelta della forma di pagamento da usare per la propria operazione di export è una delle più rilevanti clausole del contratto, e dovrà essere sempre inserita come clausola finanziaria nell’accordo di compravendita, specificandone alcuni elementi di base come:

  • modalità di pagamenti;
  • forma tecnica utilizzata;
  • tempi del regolamento;
  • luogo di pagamento;
  • moneta del pagamento;
  • eventuali garanzie;
  • altre pattuizioni negoziate tra le parti.

(Continua…)

Davide Crisci

 

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