Perché crescere è doloroso e come renderlo esaltante
Un articolo di Alessandro Carli
Crescere è esaltante… a posteriori.
Non così tanto il processo, che è quasi sempre faticoso, doloroso e spiazzante.
Possiamo evitarlo? La sola alternativa è resistervi, cercando di schivare ogni problema, ogni confronto, ogni sfida, ma questo non farebbe altro che rimandare l’inevitabile che ci piomberebbe prima o poi addosso con gli interessi.
Quindi no, non possiamo evitarlo… ma possiamo comprenderne scopi e meccanismi, cosa che lo renderebbe meno faticoso, meno doloroso e soprattutto meno spiazzante.
Partiamo col dire che certe dinamiche riguardano non soltanto noi esseri umani, ma anche altre specie, sebbene sia proprio con noi uomini che si sviluppano in modo più riconoscibile… e non unicamente a livello individuale.
Questo processo, infatti, ci coinvolge come umanità sin dall’inizio dei tempi. Non lo dico per prendere la questione alla lontana, ma è importante vedere come le due tipologie di crescita operano in parallelo.
Il percorso dell’Umanità
Dipendenza
Senza tornare ai tempi degli ominidi, tiriamo indietro le lancette dell’evoluzione umana a “soli” 10.000 anni fa.
L’uomo era ancora totalmente alla mercé dell’ambiente in cui viveva (poco), non aveva alcun controllo sugli elementi naturali ed ogni fenomeno era associato a qualcosa d’inarrivabile, di… divino (le prime forme di religione risalgono a circa 35.000 anni fa)!
Questo è andato avanti per un bel pezzo, un periodo durante il quale si sono formate le religioni che sono tutt’ora molto vive e la gente non poteva fare altro che rivolgersi a queste “forze superiori” per superare una qualche calamità, tra cui le malattie/epidemie, i disastri naturali, le guerre, ecc.
L’umanità si trovava in uno stato di quasi totale dipendenza dalle circostanze, dove tutto accadeva per pura fatalità e su cui aveva scarsissimo potere d’intervento.
Indipendenza
Solo molto tempo dopo, a partire dal 17° – 18° secolo d.C., in Occidente, le cose hanno cominciato a cambiare radicalmente e profondamente. È in questo periodo, infatti, che è nata e ha cominciato a svilupparsi la Scienza come la conosciamo oggi e a seguire la prima rivoluzione industriale, due eventi che hanno avuto uno straordinario impatto sul modo di pensare dell’Uomo, a partire dall’idea di collocarsi sempre di più al centro di tutto (antropocentrismo).
Sebbene le religioni avessero ancora un fortissimo ascendente, soprattutto sulle masse, con il progressivo affermarsi delle idee illuministiche si rafforzava sempre di più il pensiero che un Dio non fosse più necessario: forse c’è, forse no… ma, alla fine, chi se ne frega.
Ormai, l’uomo basta a se stesso, può trovare sempre più risposte a qualsiasi problema ed è in grado di pensare e di badare a se stesso: è sorta l’era dell’indipendenza, nella quale ci troviamo in pieno ancora oggi, più che mai.
Il percorso dell’Individuo
Prima di completare il cammino (crescita) dell’Umanità, su cui tornerò, voglio illustrare quello che ci riguarda tutti ed è impressionante quanto questi due percorsi siano allineati.
Infatti, tutti noi nasciamo in uno stato di totale dipendenza dagli adulti significativi, a partire naturalmente dai genitori o chi per essi: senza loro, non riusciremmo a sopravvivere e anche solo allacciarsi le scarpe sarebbe un’impresa. A tutti gli effetti, per un bambino il genitore è un dio che ha tutte le risposte, nonché il “potere” di lavorare, di preparare da mangiare, di guidare un’auto, di aggiustare le cose e molto altro.
Poi, dapprima con la pubertà e quindi con la micidiale adolescenza, le cose cominciano a cambiare un bel po’. I ragazzi capiscono che nemmeno i loro genitori sono onnipotenti: sbagliano, litigano, hanno dei vizi, non sanno molte cose, si fanno i caxxi loro… a cosa servono? Si ha ancora bisogno di loro? Macché! Anzi, ora sono questi ad andare a chiedere al figlio tredicenne come far funzionare un’app! È l’inesorabile caduta degli dei…
Questa è l’età dell’indipendenza, che tanto affligge i genitori che vedono scivolarsi dalle mani i propri figli: ma qual è l’alternativa?
Non solo non c’è, ma non deve esserci… a meno che non si voglia allevare degli automi.
Sia nella storia dell’Umanità sia in quella personale, il passaggio da uno stato all’altro è una necessità, non una disgrazia. Purtroppo, una larga fetta delle persone muore senza aver mai sfondato la barriera della dipendenza, avendo sempre trovato un modo per appoggiarsi a qualcuno… un coniuge, un datore di lavoro, un partito politico, un’ideologia, perfino una religione o gli stessi figli e molto altro… per avere le sicurezze di cui ha bisogno.
Non c’è dubbio che sia un’età pericolosa, dove si fanno tanti sbagli spesso dovuti all’arroganza e alla superbia, ma non c’è altro modo per accedere alla fase finale, che è quella della…
Interdipendenza
Si tratta di uno stato meraviglioso dove si arriva alla presa di coscienza di non aver davvero bisogno di nessuno in particolare, ma di voler avere una relazione profonda e duratura con quante più persone possibile.
Come umanità, significa volere una relazione più matura e profonda con Dio (se credi, oppure con la Natura o col mondo), non più subalterna a Lui, ma paritaria e per questo molto più solida.
Come puoi intuire, sono davvero poche le persone che raggiungono questo livello, perché significa decidere di abbandonare completamente il culto del sé, uno stato in cui si resta separati dagli altri pur avendone bisogno per alimentare il proprio ego.
Capisci bene che per raggiungere questo stadio occorre PRIMA staccarsi dalla condizione di dipendenza, sperimentare cosa significhi allontanarsi (mentalmente, non emotivamente) dalle persone più significative ed assumersi tutta la responsabilità per la propria vita… per alla fine capire che abbiamo bisogno di un rapporto dove ogni individuo dà il meglio di sé per il bene comune.
Conclusione
Le dinamiche sopra descritte illustrano come funziona la nostra crescita che, in alcuni passaggi può essere davvero penosa e dolorosa per tutte le parti in causa, soprattutto nel passaggio tra dipendenza e indipendenza, ma è il solo modo per capire quanto, in realtà, abbiamo bisogno (parlo di un bisogno sano, non malato) gli uni degli altri per evolvere e sentirsi autenticamente integri.
Ma non dev’essere per forza così.
In effetti, una volta capito ed accettato il meccanismo, possiamo accompagnare questo processo sapendo come funziona e cosa lo anima. Questo ci farà sentire in controllo, consentendo alla nostra mente di aderire consapevolmente a tale processo e col preciso intento di diventarne parte attiva.
L’umanità intera si trova oggi in una fase davvero pericolosa poiché abbiamo raggiunto un livello d’indipendenza al limite del parossismo in cui tutto può saltare per aria… letteralmente! Ma si presenta anche una splendida occasione per prendere coscienza del fatto che siamo tutti una cosa sola e che l’Umanità può finalmente realizzare il suo autentico destino.
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Su Alessandro
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