Perché le banche dicono che la mia società è sottocapitalizzata, anche se ogni anno fa utili?

Un articolo di Patrizio Gatti

 

Ti è mai capitato di sentirti dire dalla banca che il capitale netto della tua azienda è negativo o che è “sottocapitalizzata”?

Se sei un piccolo imprenditore con una società di persone, come una S.n.c. o una S.a.s., o una ditta individuale, è un dubbio più comune di quanto pensi, anche quando in bilancio ci sono i guadagni.

Ho spesso sentito titolari chiedere, con qualche dubbio:

Ma se la mia azienda ha utili, perché la banca dice che ho un capitale netto negativo?”

È qui che la faccenda si fa un po’ più tecnica, quindi vediamo di fare chiarezza.

In molte società di persone o ditte individuali con contabilità ordinaria, c’è un guadagno che appare nel conto economico, ma non tiene assolutamente conto dei prelievi dei titolari, usati come “stipendio,” per pagare le imposte e, a volte, anche per pagare l’INPS.
Questo significa che, se il titolare non ha una forma di compenso con busta paga, il suo “stipendio” non risulta come costo aziendale, ma come un prelievo dagli utili.
Quindi, gli utili che vedi in bilancio e su cui sono calcolate le imposte non tengono conto di ciò che hai effettivamente prelevato.

Facciamo un esempio:

se il tuo utile è di 40.000 euro, pagherai le imposte su questa cifra, indipendentemente da quanto hai prelevato.
In teoria, le imposte dovrebbero essere pagate con denaro personale, ma spesso vengono coperte con il conto aziendale, e contabilmente vengono registrate come prelievo titolare/soci.

Questo prelievo diventa così un credito della società verso il titolare e si trova di solito in bilancio nello stato patrimoniale sotto la macro-voce “crediti diversi.”

Sembra un credito a breve termine, ma per un analista è invece un attivo solo se c’è davvero l’intenzione da parte del titolare di restituirlo; altrimenti, riduce le riserve di utili, anche se in bilancio risulta tra gli attivi.

Detto in modo semplice: nel tempo hai prelevato più soldi di quanto hai guadagnato.

Ma vediamo come funziona.

Oltre ai loro compensi e agli importi per pagare le imposte, i titolari prelevano  a volte anche per l’INPS  trimestrale (per artigiani o commercianti, che è  debito personali e non aziendale). Anche   questo, dovrebbe essere coperto con soldi personali, ma spesso viene pagato dall’azienda.

Proviamo ora a fare un semplice esempio:

  • Utile da bilancio +40.000 euro
    Prelevamenti ipotizzati per:

    • “Stipendio” del titolare  – 24.000 euro
    • Imposte e tasse e acconto – 16.000 euro
    • Bollettini Inps totale annuo –   4.500 euro

Il risultato sarebbe un deficit di 4.500 euro, che si traduce in un buco finanziario e una riduzione del capitale netto.

Quando la banca esamina una società di persone o una ditta individuale, non si limita a verificare gli utili: controlla anche la voce “prelievi titolari/soci” e calcola il capitale netto.

Questo si ottiene sommando il capitale sociale + riserve di utili degli anni precedenti + utile dell’esercizio corrente, da cui si tolgono i prelievi titolare/soci.

Se questa cifra è negativa, la banca considera l’azienda  sottocapitalizzata.

E con un capitale netto negativo, ottenere credito diventa molto più difficile.

A prima vista, può sembrare una questione banale o solo per gli addetti ai lavori, ma è un problema reale per tante piccole imprese.

È una situazione che si può risolvere o evitare, ma richiede attenzione nella gestione dei prelievi e del bilancio aziendale, con una pianificazione aziendale e fiscale attenta.

Uno sforzo di pianificazione può fare davvero la differenza: avere chiara la situazione del capitale netto e dei prelievi migliora la tua immagine verso le banche.

Così, la tua azienda non sarà solo in utile, ma anche più solida e appetibile per i finanziatori.

E tu credi che sia ancora solo una questione tecnica o potrebbe esserti utile conoscerla per migliorare il tuo rating?

Patrizio Gatti