PERSONALITÀ E FRAINTENDIMENTI SULLA LEADERSHIP

LEADERSHIP AUTENTICA: LA PERSONALITÀ E IL SILENZIO DEI VERI LEADER

Un articolo di Pasquale Di Matteo

 

Quando si parla di leadership, emergono spesso visioni distorte riguardo ciò che costituisce una “forte personalità” in un leader.

L’idea comune che per essere un buon leader occorra “avere personalità” è certamente vera, tuttavia, tale concetto viene frainteso e scambiato con atteggiamenti che nulla hanno a che fare con la personalità, tra cui aggressività, alzare la voce e manifestare comportamenti autoritari.

In realtà, una simile interpretazione non è solo limitativa, ma è in antitesi con il concetto di efficacia della leadership.

Per comprendere meglio questo aspetto, è utile ricorrere a prospettive teoriche e a contributi di autori che hanno dedicato ampi studi al tema della leadership autentica, come Max Weber, Kurt Lewin e Daniel Goleman. Autori che sono una sorta di vecchio testamento della bibbia degli esperti di sociologia e comunicazione.

D’altronde, l’associazione tra personalità e leadership ha radici storiche.

Nelle prime teorie della leadership, come quelle di Max Weber, il leader carismatico era considerato un individuo dotato di qualità eccezionali, capace di attrarre e guidare seguaci per via di un “carisma” innato, di attitudini proprie.

Questo modello di leadership, tuttavia, si è spesso rivelato ambiguo e potenzialmente pericoloso, poiché confonde carisma e personalità con l’autoritarismo, inoltre non garantisce che il soggetto carismatico lo sia anche sotto pressione, quando più di altri momenti un vero leader diventa indispensabile per i gruppi.

È importante notare, comunque, che già secondo Weber, il carisma risulta efficace quando il leader ispira fiducia e stabilità nei suoi seguaci, piuttosto che attraverso manifestazioni di forza o di dominio.

Eppure, l’enfasi sulla “forza” come attributo centrale della personalità di un leader ha portato, negli anni, a una distorsione del concetto di leader, alimentando un pensiero popolare che tende ancora oggi a confondere la determinazione con l’arroganza nonché la solidità di carattere con l’aggressività.

Tuttavia, le ricerche più recenti hanno dimostrato che il vero potenziale di un leader non si manifesta con la capacità di imporsi, ma nella gestione matura ed efficace di se stesso e degli altri, specialmente in situazioni di stress e conflitto.

Infatti, se quando tutto va bene è facile essere sorridenti e “morbidi”, è sotto pressione che le persone lasciano emergere in superficie il meglio – o il peggio – di sé.

 

LA TEORIA DEL COMPORTAMENTO: DALL’AUTORITÀ ALLA LEADERSHIP DI SERVIZIO

Gli studi di Kurt Lewin sui comportamenti di leadership, risalenti agli anni ’30, identificano tre principali stili: autoritario, democratico e laissez-faire.

Mentre il leader autoritario tende a imporre la propria volontà e ad esigere obbedienza, il leader democratico si distingue per la capacità di ascoltare e coinvolgere il gruppo.

Lewin dimostrò come il modello democratico non solo fosse più apprezzato dai membri del gruppo, ma anche come risultasse più efficace nel lungo termine, soprattutto in contesti di alta pressione, risultati confermati anche dagli studi più recenti di altri studiosi di comunicazione, psicologia e sociologia.

La capacità di mantenere la calma di fronte alle avversità diventa un elemento distintivo di un buon leader nonché l’elemento che distingue una persona affidabile da una inaffidabile.

La leadership non si definisce con la voce alta o l’imposizione delle proprie idee, bensì con la capacità di guidare tenendo in considerazione gli altri, le loro necessità, il loro pensiero, in ogni occasione, ma soprattutto nei momenti di difficoltà.

Il “self-control” è la caratteristica fondamentale del leader per eccellenza, come sottolineato dalle teorie sulla leadership di servizio sviluppato da Robert K. Greenleaf, in cui l’accento è posto sul servire gli altri e sul creare un ambiente di supporto e di fiducia.

Greenleaf affermava che il vero leader è colui che si preoccupa prima degli interessi del gruppo e delle persone e che, piuttosto che dominare, offre una guida silenziosa e rassicurante.

Inutile ricordare come l’ascolto sia determinante per un vero leader, ma il punto fondamentale è il mantenimento della calma, perché, in buona sostanza, chi scatta facilmente, e non è in grado di mantenere nemmeno un tono della voce tranquillo sotto pressione, è inadeguato a qualsivoglia ruolo di leadership e/o di responsabilità.

 

INTELLIGENZA EMOTIVA E AUTOCONTROLLO: L’EREDITÀ DI GOLEMAN

Un contributo significativo alla comprensione del legame tra leadership, personalità e autocontrollo è stato apportato da Daniel Goleman con la sua teoria sull’intelligenza emotiva.

Goleman ha osservato come la capacità di un leader si manifesti con l’abilità di gestire le proprie emozioni e di cogliere quelle degli altri.

Anche secondo Goleman, il vero leader è colui che riesce a mantenere la calma in situazioni di alta tensione, riuscendo così a trasmettere un senso di stabilità e di fiducia ai propri collaboratori.

Ecco perché l’intelligenza emotiva diventa lo strumento più performante e ricercato in un leader per guidare gli altri, soprattutto nei momenti di crisi.

La “personalità” di un leader, dunque, non è quella di chi alza la voce o impone il proprio volere, bensì di chi sa ascoltare, di chi è capace di mostrare empatia e di chi sa rimanere solido e calmo, quando gli altri vacillano e perdono il controllo.

L’autocontrollo diviene così la qualità fondamentale che definisce la leadership autentica, poiché chi è realmente sicuro di sé e delle proprie capacità non necessita di imporre la sua presenza attraverso la forza o l’arroganza, perciò infonde fiducia proprio mantenendo la calma.

Come un esperto di corpo a corpo di fronte a un’aggressione è teso, ma calmo, poiché conosce il terreno scivoloso su cui si trova, il vero leader è quello che mantiene il controllo quando tutto sembra remare contro.

 

LA LEADERSHIP AUTENTICA È UNA DISCIPLINA DI AUTOCONTROLLO E SERVIZIO

In definitiva, la leadership autentica non si configura come un esercizio di dominio o come un’imposizione sugli altri, ma piuttosto come una disciplina fondata sull’autocontrollo e sulla capacità di comprendere e guidare gli altri senza prevaricazione.

I veri leader, quelli che hanno lasciato un impatto positivo, ispirando gli altri, sono coloro che sanno gestire le proprie emozioni e sanno trasmettere calma, anche di fronte alle difficoltà e sotto pressione.

Essere leader significa quindi possedere un carattere forte e una personalità stabile, ma questa forza si manifesta nella capacità di non lasciarsi travolgere dalle emozioni, di mantenere i nervi saldi e di offrire un sostegno autentico al proprio gruppo.

L’autocontrollo anche in situazioni di forte pressione comunica capacità, spessore personale, affidabilità e fiducia, tutte doti indispensabili in un vero leader. Una persona con tali qualità dimostra di poter guidare gruppi e società anche nelle tempeste più pericolose.

Al contrario, chi perde facilmente le staffe e alza la voce comunica incapacità, inaffidabilità, scarsa maturità, assenza di spessore personale, inadeguatezza a rivestire qualsiasi ruolo di responsabilità e di leadership.

Pasquale Di Matteo