PROFESSIONISTI INVISIBILI
Un articolo di Cecilia Di Pierro
Traduttori e Interpreti
La “Categoria invisibile” eppure essenziale
Why should we be invisible?
We’re not ghosts. People need us to communicate and to understand each other if they don’t speak the same language.
We exist, we behave and speak.
How could a ghost listen to them and translate?
Perché dovremmo essere invisibili?
Non siamo fantasmi.
Le persone hanno bisogno di noi per comunicare e comprendere/comprendersi reciprocamente se non parlano la stessa lingua.
Esistiamo, abbiamo una nostra condotta e parliamo.
Come potrebbe mai un fantasma ascoltare e tradurre?
Ricordiamo che, prima di tutto, un Traduttore e/o un Interprete ascolta prima di parlare.
Il silenzio dei Traduttori
Donne e/o Uomini, Professionisti, invisibili.
Sembra un film.
Il Regista?
Sono io, a nome della categoria che rappresento, perché dotata di uno spiccato senso di collegialità e fortemente incline alla difesa e tutela della Professione.
Perché dico questo?
Come Professionista, non mi piace restare nell’anonimato, nell’ombra ed essere ignorata.
Sono solita dire, scherzosamente, ma non troppo “Stiamo lavorando per voi”, riferito alla mia attività di Traduttrice e Interprete.
Mentre scrivo, traduco e interpreto, ascolto, recepisco e riproduco parole, discorsi e pensieri.
Non faccio magie, non lavoro nell’oscurità, anche se, spesso, canto e ballo con Bruce.
Ciò non significa che non esisto, solo perché le persone non mi vedono fisicamente, in caso di traduzione, o in presenza, in caso di interpretariato, perché sono nascosta in quello che definisco, ironicamente il mio “loculo”.
Parlo, dunque esisto e sono viva.
Quanti nomi di Traduttori e Interpreti si vedono scritti nelle opere tradotte, o nei titoli di coda dei film, o, addirittura, si sentono, nei ringraziamenti, al termine di un Congresso?
Tutti “Personaggi in cerca di voce, vero”?
Perché così tanti Traduttori e Interpreti restano invisibili? C’è’ una possibile risposta duplice:
- Per il lavoro che facciamo, destinato per antonomasia a restare non riconosciuto, perché molti pensano che sia “elementare, gente, parlare, capire e riprodurre”;
- Per il genere a cui apparteniamo, perlopiù donne, talvolta sposate con colleghi traduttori, “mogli di”, il cui lavoro può essere offuscato da quello del coniuge.
- Talvolta il nome viene addirittura cancellato in ambito editoriale.
C’è un perché del fenomeno dell’invisibilità.
OLTRE AL GHOST WRITER, IL GHOST TRANSLATOR
Non è un nuovo lavoro.
Si dice che una traduzione fatta bene debba sembrare il testo originale, o sorgente, come diciamo noi in gergo, vale a dire quello da cui ha origine il testo tradotto.
Ovvio dunque che una traduzione risulti tanto più riuscita quanto più il testo tradotto che leggiamo sembra essere stato scritto nella lingua di lettura, o di arrivo.
Potremmo dire che una traduzione sia una forma di assecondamento, cioè un “portare a casa” il testo, proponendolo in una lingua che non gli appartiene, trasponendolo addirittura secondo le abitudini retoriche e stilistiche della cultura di arrivo. Talvolta si rischia che il testo originale si annulli nella traduzione, nascondendo le specificità culturali del testo originale, con la forza dirompente e innovativa del testo tradotto. Nella traduzione si privilegiano spesso le esigenze del lettore, utilizzando uno stile e una punteggiatura tipica del testo di arrivo, piuttosto che di quello di partenza. Altrettanto dicasi per le espressioni idiomatiche, i proverbi o il lessico.
Quest’ultimo viene adeguato al fine di non sembrare offensivo o, talvolta, volgare per le norme e le convenzioni vigenti nel paese di destinazione: il Traduttore adeguerà le espressioni a discapito del testo originale, che diventerà così oggetto di un atto di assecondamento e conformità culturale. È proprio in questo processo di adeguamento che il Traduttore dovrebbe diventare invisibile, per ottenere una versione “trasparente”.
PERCHÉ IL “FANTASMA DELLA TRADUZIONE”?
Per creare l’illusione che il nuovo testo non sia un testo tradotto, quindi riscritto e manipolato, ma scritto nella lingua di arrivo.
Può capitare che il formato del testo tradotto sia totalmente stravolto rispetto al testo originale, dunque…
Orrore! Anche trasposto in formato Kindle, per esempio, risulterà totalmente alterato e modificato. Non aprite il documento in formato elettronico!
Meglio leggerlo in formato cartaceo: si potrà leggere stando comodamente seduti sul divano, oppure a letto, a titolo di piacevole “ninnananna”.
Un nome tra tutti, di una Traduttrice “Fantasma”, che mi ha colpito, perché transitata dalla città in cui vivo, Firenze, Ebba Atterbom, svedese, una sorta di “Taduttrice ponte” tra Svezia e Italia. Particolarmente portata per le lingue, apprende l’italiano durante un soggiorno fiorentino tra il 1896 e il 1898.
A Firenze si interfaccia con una giornalista, Sofia Bisi Albini, con la quale inizia a collaborare per pubblicare sue traduzioni di Sophie Elkan e altri autori svedesi, compreso un racconto di Selma Lagerlöf, la prima donna vincitrice di un Premio Nobel per la letteratura nel 1901.
Conosciuta anche per la traduzione di Elias Portolu, di Grazia Deledda.
Dedita all’insegnamento della lingua italiana e alla traduzione soprattutto dal danese, dal norvegese e dall’inglese che all’epoca erano lingue più richieste.
Ha tradotto numerose opere di letteratura in Italia, con opere comprensive di letteratura tedesca, scandinava, ceca, italiana, inglese e russa.
E chi più ne ha più ne metta.
E GLI INTERPRETI? FANTASMI IN CABINA, SPIRITI SUL PALCOSCENICO O SPIRITI NEL BUIO (Canta Zucchero)?
Quante volte, durante un Congresso, una riunione, o un evento internazionale, gli Interpreti non vengono neppure citati, nessuno li ringrazia a fine manifestazione, eppure…
Siamo gli artefici della comunicazione, favoriamo la comprensione, la nostra parola è un “ponte” tra una lingua e l’altra, un “Bridge over Troubled Languages”.
Questa invisibilità dei Traduttori, e degli Interpreti in generale, non riguarda solo la loro presenza/assenza nelle strategie traduttive, “non è solo testuale, ma anche sociale. A differenza dell’autore, noto ai più, chi traduce non è generalmente trascurato solo dal pubblico, ma anche da chi si occupa di letteratura.
DIAMO VISIBILITÁ AI TRADUTTORI E AGLI INTERPRETI
Non si tratta solo di pubblicare, in copertina, il nome della traduttrice o del traduttore, oppure riportare il nome dell’Interprete nei titoli di coda di un film, un documentario, o un evento in generale, quanto, piuttosto, di comprendere e valorizzare il ruolo che noi abbiamo come mediatori e mediatrici culturali, veicolo, con la nostra proprietà di linguaggio, con i numerosi anni di studio, e con la nostra esperienza, della comprensione in più lingue e a vasto raggio.
Con le nostre parole siamo protagonisti di importanti processi di trasformazione storica. La traduzione è una professione e, in quanto tale, ha dietro di sé dei Professionisti, Individui esistenti. I Traduttori sono, per così dire, artigiani delle parole, studiano, trasmettono, e talvolta insegnano, l’arte del tradurre, utilizzando gli “attrezzi del mestiere”, ma soprattutto, con umiltà, capacità di ascolto, pazienza, tenacia e desiderio di fare esperienza della lingua come cosa viva.
PAROLE E ARTE
L’ARTE DELLE PAROLE
Una traduzione è un “Capolavoro”, un’opera d’arte. Importante, dunque, riconoscere l’Artista che l’ha creata, noi, la figura del Traduttore.
Per non parlare, poi, dell’importanza di tutelare e difendere la dignità del Traduttore, riconoscendone la “Patria Potestà”.
Un esempio, vissuto in prima persona: un libro tradotto, “Neue Wege aus dem Trauma” (Nuove vie Fuori dal Trauma), sottratto, per così dire, al legittimo Traduttore, non solo non citando il mio nome in copertina, ma, addirittura, scrivendo come nome del Traduttore il nome di una persona che nulla aveva a che fare con la traduzione.
Dalla traduzione del Trauma, a “Traumatizzata”!
PER CONCLUDERE CON UNA METAFORA – STRUMENTO A ME TANTO CARO NELLA SCRITTURA E NELLA TRADUZIONE
Noi Traduttori siamo “fabbri”, forgiamo le parole e favoriamo la comprensione, scritta o parlata.
Quando leggete un’opera straniera lo fate grazie a Traduttrici e Traduttori: cercate il loro nome nel volume che avete tra le mani e ricordatevene!
Se, durante un convegno, capite in una lingua che non è la vostra, siamo noi che “parliamo” per voi!
“Sta ghiegghier’” (Questa straniera)
Cit. Nonna Rita
(Grande Traduttrice delle parole di Donne e Bambini/ Interprete dell’animo umano)
“Quando ero ragazzo a casa mia vi erano due cose impopolari: una ero io e l’altra era la mia chitarra”
(Bruce Springsteen)
« GHOST «
Un brano di Bruce Springsteen
15 marzo – “U Criatur’” – ESISTE Canta e balla con Bruce
Mio figlio (Capolavoro di Madre Natura – Perfezionato con il tocco di una Madre Interprete e Traduttrice – Auguri Alessandro)
Quando penso in un’altra lingua, la mia penna traduce per me.
Traduco, dunque esisto.
Fai sentire la tua Presenza con la tua Essenza.
Essenza delle Parole.
Parole scritte nell’Essenza
Cecilia Di Pierro