Protagonista o Spettatore? Scegli da che parte stare.
Un articolo di Veronica Spinella
Ci sono momenti in cui la vita – personale o professionale – ti mette davanti a una domanda potente: vuoi essere protagonista o spettatore?
È facile cadere nella tentazione di aspettare che qualcosa cambi, che qualcun altro decida, che arrivi il momento giusto.
Ma ogni attesa, ogni rinuncia, ogni “non mi compete” è una scelta. E spesso, quella scelta ci relega sullo sfondo della nostra stessa storia.
Essere protagonisti non significa avere tutte le risposte o sapere sempre cosa fare.
Significa assumersi la responsabilità di ciò che ci riguarda. Significa scegliere con intenzione, anche quando è scomodo, anche quando comporta fatica o rischi.
È il contrario del “subire”: è guidare, partire da sé, mettersi in gioco.
La differenza sta nel modo in cui affrontiamo le decisioni. Non parlo solo di quelle grandi, ma anche di tutte le piccole scelte quotidiane che costruiscono chi siamo: parlare o restare in silenzio, proporre o lamentarsi, agire o rimandare.
Ogni scelta è un’opportunità per allinearci ai nostri valori, per dare un segnale al mondo (e a noi stessi) su cosa conta davvero.
Essere consapevoli significa fermarsi, osservare, ascoltare.
Vuol dire imparare a distinguere tra ciò che vogliamo davvero e ciò che facciamo per abitudine, paura o compiacimento.
È lì che si gioca la vera libertà: non nel fare sempre tutto, ma nello scegliere con chiarezza.
A volte basta scrivere ciò che proviamo, prenderci un attimo prima di reagire, ascoltare davvero un punto di vista diverso dal nostro. Sono gesti semplici, ma potentissimi.
E se allarghiamo lo sguardo al contesto professionale, il discorso non cambia.
Le organizzazioni non hanno bisogno di esecutori passivi, ma di persone sveglie, presenti, che sappiano dire la loro e prendere decisioni con coraggio e lucidità.
Una cultura del “non è affar mio” blocca l’innovazione e frena la crescita.
Una cultura della partecipazione, invece, alimenta fiducia, responsabilità e senso di appartenenza.
Leadership, oggi, vuol dire anche questo: creare spazi dove le persone possano parlare senza paura, dissentire con rispetto, proporre soluzioni, imparare dagli errori.
Non servono gerarchie rigide o riunioni infinite: serve intenzione, coerenza e voglia di costruire insieme.
E chi guida dovrebbe essere il primo a dare l’esempio.
Non imponendo, ma ascoltando.
Non controllando, ma generando fiducia.
Scegliere da protagonisti cambia tutto.
Cambia il modo in cui vivi il lavoro, le relazioni, le sfide.
Non si tratta di essere perfetti o infallibili. Si tratta di esserci, con autenticità.
Di riconoscere quando è il momento di alzare la mano, fare una proposta, prendere una posizione.
Perché restare spettatori può sembrare più facile, ma alla lunga è un prezzo altissimo da pagare. Ogni volta che non scegli, qualcun altro lo farà al posto tuo.
E ogni volta che ti allontani da ciò che conta davvero, ti allontani anche da chi potresti diventare.
Il mondo ha abbastanza comparse. Servono protagonisti veri.
E tu?
A che punto sei della tua storia?
“Agisci come se ciò che fai facesse la differenza. Perché lo fa.” William James