Qual è il prezzo del tuo successo?

Un articolo di Alessandro Carli

Sappiamo che tutto ha un prezzo, anche – e forse ancora di più – ciò che è intangibile… come il successo.
Di per sé, infatti, il successo non è qualcosa di concreto. Il denaro lo è, così come lo sono l’auto, la villa, i ristoranti e le vacanze di lusso e tutto ciò che il successo ti consente di avere, ma non il successo in quanto tale… Tant’è che ognuno di noi ha una sua, esclusiva idea di successo.
Ne consegue che prima di buttarci nella mischia per prenderci la nostra fetta di successo è necessario capire cosa sia o rappresenti questa… cosa, per ognuno di noi.
E può sembrare strano, ma è proprio questo il passaggio più difficile: troppo astratto, troppo filosofico, troppo “alto”. Eppure…
Hai mai sentito una persona dire frasi sul tenore di: “Avevo tutto quello che contava davvero nella mia vita e l’ho buttato via!”? Io sì, molte volte. E non sto parlando di una piccola scommessa an-data male, ma di famiglie sfasciate, di vite perdute, di azzardi presi d’istinto, di scelte da cui non si torna indietro… E ben altro.
Sarebbe successo, tutto questo, se chi si è trovato in questa situazione si fosse concesso il tempo di capire cosa stesse veramente cercando?
Difficile dirlo perché si arriva comunque ad un punto in cui un certo rischio va preso per raggiungere qualcosa d’importante, ma c’è una bella differenza tra rischiare e suicidarsi.
Ecco perché è necessario avere chiaro prima cosa sia o significhi il successo per ognuno di noi e quale prezzo si è disposti a pagare per ottenerlo.
E prima ancora di questo, quale sia il prezzo che in NESSUN modo si è disposti a pagare!

 

Il paradosso della crescita

Un’esistenza sana, naturale, non può prescindere dalla crescita. Al tempo stesso, però, crescere è un’attività ad alto rischio ed è questo il paradosso più difficile da risolvere per un essere umano.
Tutti i nostri pensieri, i nostri stati emotivi e le nostre azioni sono determinati dalla necessità (bisogno) di evitare situazioni dolorose (fallimento, nella sua accezione più ampia) e dal desiderio di realizzare situazioni piacevoli (successo, idem c.s.),

Il nostro primo istinto è certamente quello di evitare di trovarci in una situazione di bisogno, per cui la prima cosa che cerchiamo è quella di trovarci in uno stato di Tranquillità, ossia di sostanzia-le staticità emotiva e mentale. Per la maggior parte delle persone, per la maggior parte del suo tempo, questo è lo stato in cui si vuole trovare e che vorrebbe “blindare”. Ovviamente, di crescita nemmeno parlarne.

Tuttavia, tolta qualche eccezione, nessuno può permettersi di permanere in questo stato e, proprio per mantenerlo, occorre fare in modo che niente possa scuoterlo, grazie ad un lavoro, una casa, la salute e tutta una serie di altre certezze. Al fine di garantirci quello stato di Sicurezza che ci consenta una certa Tranquillità, si dovrà attuare tutta una serie di strategie (imparare, impegnarsi, assumersi qualche responsabilità, ecc.) che sfidino in qualche modo lo status quo ed è dunque solo a questa condizione che si vede un certo movimento.

Sebbene le condizioni di Tranquillità e di Sicurezza siano le più “statiche”, in realtà, dal punto di vista fisico, sono anche quelle che ci spronano di più ad agire, anche se spesso in modo confuso e scomposto, poiché in mancanza di esse ci sarebbero problemi (situazioni di dolore) che minerebbero di fatto tali condizioni. Tuttavia, laddove si riesca a puntellare la Sicurezza, si sente a quel punto il bisogno/desiderio di Gratificazione, cioè premiarci con qualcosa che ci dia piacere e questo segna l’inizio di un percorso diverso rispetto a prima: non ci si preoccupa più di mantenere Tranquillità e Sicurezza, ma di avere (sempre) di più.

Si arriva, però, ad un punto in cui gratificarci di cose non basta più. Siamo animali sociali e abbiamo bisogno di avere e coltivare relazioni, poiché è con le relazioni che possiamo crescere in una comunità/società ed è sempre con le relazioni che possiamo rafforzare il nostro potere e controllo, a garanzia del mantenimento di quanto “conquistato” prima. Ecco che il Riconoscimento diventa un imperativo, a questo punto, e non ci basta sapere che gli altri ci considerino: vogliamo distinguerci da tutti gli altri.

E infine, l’ultimo stadio. Nel capolavoro di Goethe, Faust vende la sua anima al diavolo per poter godere di tutti i piaceri, ma soprattutto quello della conoscenza che, come sappiamo, è un valore che, in quanto tale, è intangibile… eppure è straordinariamente potente. Si ottiene la Tranquillità quando tutti i nostri bisogni materiali/fisici sono assicurati, ma è solo nel momento in cui si parla di valori, che sono quanto di più etereo ed impalpabile esista, che si raggiunge il desiderio massimo, quello dell’Allineamento dei Valori, ossia di sentirsi coerenti con ciò che riteniamo più importante. In questo esempio è la conoscenza, ma può essere qualsiasi altro valore: onore, disponibilità, disciplina, ecc.

Il grande inganno

Non trovi strano che il diavolo abbia “comprato” l’anima di Faust grazie ad un valore, peraltro nobile come la conoscenza, e non in cambio di cose materiali (che comunque ci sono state)?
Non è per niente strano. I desideri sono straordinariamente più forti dei bisogni e l’assurdità è che quanto più intensi essi sono, più è necessario crescere per provarli e soddisfarli.
Quindi, crescere fa male?

Il problema non è crescere in sé e per sé; il problema è: in quale direzione si sta crescendo?
Il passaggio dalla Tranquillità all’Allineamento dei Valori è solo la metà del viaggio. Tutti i bisogni/desideri che si provano in quel “tragitto” sono egocentrici, cioè sono finalizzati unicamente alla soddisfazione dei NOSTRI voleri e questo fa sì che più si cresce, più egocentrici si diventa, fino a raggiungere il massimo stato di distacco da tutto e tutti, che è la superbia.
Credere di essere persone migliori perché diamo importanza a certi valori, per quanto splendidi questi possano essere, è superbia ed è sempre la superbia a spingerci a “buttare via tutto ciò che conta davvero nella vita…”, come riportavo all’inizio: anche Hitler aveva grandi valori, altrimenti nessuno lo avrebbe seguito. Eppure…

L’altra via

Non esiste un’alternativa a questo percorso e leggendo fin qua ti sarà venuto da pensare che è meglio non crescere, a questo punto… ma non è questa la risposta.
Prima dicevo che è il nostro egocentrismo a rendere vizioso questo processo, poiché il processo in sé non è sbagliato e soprattutto è obbligato, poiché se vogliamo raggiungere la nostra vera destinazione siamo costretti a fare i conti con questa realtà… e cambiarla!
Come? Passando da un’intenzione egoistica ad una altruisticacosa che nessuno è assolutamente in grado di fare da solo! E non basta un coach qualsiasi, per quanto bravo e competente possa essere: chiunque ti dovesse seguire deve conoscere queste dinamiche, partendo dal riconoscere in quale punto del tragitto tra Tranquillità ed Allineamento dei Valori ti trovi. Da quel punto, dovrà aiutarti a cambiare gradatamente l’intenzione che ti sta guidando, da una egoistica ad una altruistica: solo allora la tua crescita sarà sostenibile e fruttifera.

Conclusione

Per capire quale sia il prezzo che devi pagare per avere successo è necessario che tu faccia un serio e profondo discernimento di ciò che “successo” significhi per te e, soprattutto, quale sia la sua finalità.
Nel “Faust”, il diavolo mostra grande pazienza: prima dà a Faust ciò che chiede e solo dopo, alla morte di questi, “incassa”.
La vita non si comporta in modo diverso: ti dà subito – o quasi – ciò che vuoi, se lo vuoi davvero, e poi ti chiede di pagare il fio, in qualche modo, anche prima… molto prima di morire. Ho perso il conto di coloro che ho conosciuto e con cui ho lavorato che si sono trovati in questa situazione.
Se vuoi il successo, paga prima ciò che devi per averlo, con la disciplina, con la perseveranza, con la determinazione e, soprattutto, chiediti chi ed in che modo beneficerà di questo tuo successo.
C’est plus facile.
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Stai godendo di un certo benessere, non solo materiale, ma non ti senti come pensavi che ti saresti sentito/a? È un ottimo segno… ma è una fase delicata che va saputa gestire bene.
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