“Quando possiamo dire di essere vecchi? Spoiler: non è questione di età anagrafica.”
Un articolo di Ana M. Alvarez
Da oltre vent’anni parlo con persone. È la parte che amo di più del mio lavoro: conoscere persone, capire chi ho davanti, ascoltare storie, esperienze, scoprire cosa li muove e cosa li frena. Nelle conversazioni con clienti o candidati, dipendenti, agenti, liberi professionisti, manager o imprenditori, ho maturato una convinzione: l’essere “giovani” o “vecchi” non dipende dall’età anagrafica, ma dal rapporto che abbiamo con i nostri sogni.
Ci sono trentenni spenti, già stanchi e rassegnati… ergo vecchi, e sessantenni grintosi, con lo sguardo ancora pieno di luce, capaci di immaginare, desiderare, sognare… ergo giovani.
Perché essere giovani non è una questione di età, ma di capacità di sognare, senza limiti.
Avete presente i bambini? Loro sognano senza sapere come faranno a realizzare i loro desideri.
Non si chiedono come diventeranno astronauti, pittori, scienziati o ballerine.
Lo sognano. Lo vivono. Punto.
Poi cresciamo. Arrivano le cadute, gli errori, gli ostacoli e i “non si può” degli altri, dall’esperienza.
E iniziamo a farci fregare dai “maledetti come” – “the cursed hows” come li chiama Mike Dooley – ci preoccupiamo domandandoci:
“Come farò?”
“Come si potrebbe realizzare?”
“Come potrei mai, con quello che ho, diventare quella persona?”
Sono questi “maledetti come” a spegnere i sogni. Perché si basano su ciò che siamo ora, su ciò che sappiamo ora, su ciò che abbiamo ora e, peggio, su ciò che abbiamo già provato a realizzare senza riuscirci. Quelle esperienze, soprattutto se negative, possono trasformarsi in convinzioni e schemi mentali (paradigmi o credenze limitanti) che ci tengono fermi invece di farci avanzare.
Ma se non siamo ancora arrivati lì, è proprio perché ci manca qualcosa: strumenti, conoscenze, relazioni, risorse…
E se li avessimo già, saremmo già lì… no? È ovvio che manca qualcosa che non sappiamo, perché non possiamo sapere tutto!
Infatti, chi ce la fa, non si lascia frenare da quello che manca.
Le persone che realizzano davvero la propria Visione non si aggrappano ai limiti attuali.
Sanno che ci arriveranno.
Non sanno come, ma ci credono.
E soprattutto, lasciano aperta la porta all’inaspettato e sono flessibili riguardo la modalità di arrivo.
Perché la vita può girare in mille modi che oggi non possiamo nemmeno immaginare.
E spesso lo fa. Basta pensare a quella volta in cui hai raggiunto un traguardo importante: non sono successe coincidenze perfette, aiuti inattesi, magie?
“I maledetti come non sono affar tuo”, scrive Mike Dooley.
Il tuo compito è custodire la Visione.
Al come ci pensa l’Universo.
Impariamo dai bambini!
I bambini non pongono limiti alla loro fantasia. Non pensano “non ho i soldi”, “non conosco le persone giuste”, “non so come si fa”, “è difficile”.
Dicono solo: “da grande farò…”, e lo dicono con convinzione.
È quella libertà interiore che dobbiamo proteggerci, coltivare, riprenderci.
Chi realizza cose grandi non lo fa perché ha tutto chiaro fin dall’inizio.
Lo fa perché non rinuncia alla Visione, anche quando il come è oscuro.
Fa un passo, poi un altro… con costanza, con fiducia.
E l’Universo — proprio come una madre amorevole — mette sulla strada ciò che serve, quando serve.
N.B. Nella foto (luglio 2025) sono con mia mamma (la abuela Maruja) que fra pochi giorni compie ben 92 anni!
*Articolo pubblicato anche nel blog Elite Academy: https://www.elite-academy.it/quando-possiamo-dire-di-essere-vecchi-spoiler-non-e-questione-di-eta-anagrafica/